La bellezza struggente delle musiche di Mozart, il gioco amoroso fra uomini e donne, i rigidi codici della seduzione e dell’innamoramento in una confezione preziosa ed elegante: con questi ingredienti non stupisce affatto che Le Parc di Angelin Preljocaj, balletto in prima assoluta al Teatro dell’Opera di Roma abbia scatenato l’entusiasmo del pubblico.
Merito anche della presenza carismatica sul palco di Eleonora Abbagnato, perfettamente a suo agio nel ruolo e che dopo Closer di Millepied in Grande coreografi, torna a esibirsi come protagonista sul palco del Costanzi dopo la sua nomina (arrivata quasi un anno or sono) come Direttrice del Corpo di Ballo del Teatro Romano in uno dei suoi cavalli di battaglia fra ineccepibile tecnica e un’interpretazione fra l’alterigia e il romanticismo finale dell’abbandono nella braccia dell’aitante Stéphane Bullion, étoile ospite che arriva direttamente dall’Opera di Parigi.
“Portare Preljocaj all’Opera di Roma è per me una grande soddisfazione. Con lui ho avuto un incontro speciale e voglio che lo abbia anche con la mia compagnia – aveva dichiarato la Abbagnato – È un momento di crescita al quale tengo molto per i miei ballerini e per la danza contemporanea al Teatro dell’ Opera di Roma”.
Le Parc è un balletto elegante ambientato nel Grand Siècle, che racconta una sorta di iniziazione: interamente dedicato all’amore che mette simmetricamente in scena e razionalmente in atto, illustra il gioco amoroso fra i due sessi, recuperando gli aspetti più teneri e capricciosi del corteggiamento, ma senza contemplare la crudeltà di un cult del Settecento, Le relazioni pericolose di De Laclos.
Unità di tempo e di luogo (siamo in un parco francese, fra Versailles e il vedutismo inglese nelle scene di Thierry Leproust, stilizzato ed essenziale) e l’azione si svolge nell’arco di una giornata, dalla mattina alla sera: il gioco prende vita sul palco, fra il corteggiamento degli uomini e la ritrosia un po’ civettuola delle donne tutti pilotati dai 4 giardinieri del cuore (con tanto di occhiali da saldatori e tute nere introdotti dalla musica elettronica di Goran Vejvoda) che hanno il compito di guidare le coppie verso l’amore creando un trait d’union fra la musica contemporanea e classica, fra il Settecento e il pubblico in sala in un viaggio storico e atemporale. In bilico fra il linguaggio accademico e quello contemporaneo, fra il fluire delle passioni e il controllo razionale, palpiti e sospiri si fanno spazio in un balletto prezioso e simmetrico che si reitera lungo tre atti, che si fregia dei bellissimi costumi di Hervé Pierre (fra broccati rossi o in un’esplosione di fiori romantici): la bellezza simmetrica del balletto e la buona motivazione del Corpo di Ballo del teatro capitolino sembrano anche essere merito della presenza attenta e forse maniacale dei due maestri ripetitori d’eccezione, Noémie Perlov e Laurent Hilaire, che ha ballato per la prima volta Le Parc nel 1994 insieme a una sensualissima Isabelle Guérin.
Il risultato è un balletto razionalista, ma intrinsecamente romantico che mostra come alla fine i sentimenti riescano a sopraffare l’intelletto quando la donna si lascia andare all’abbandono finale nel celeberrimo passo a due in chiusura sulle note dell’Adagio del Concerto per pianoforte e orchestra n.23 di Mozart.
Ancora un paio di repliche (martedì 10 e mercoledì 11 maggio, ore 20) per poter ammirare in prima assoluta a Roma il più amato ed esportato dei balletti di Preljocaj all’estero, prima creazione (siamo nel 1994) del coreografo franco-albanese per l’Opera di Parigi. Ed è un maggio all’insegna di Preljocaj a Roma che propone anche Empty moves 1 – 2 – 3, in scena il 30 maggio al Teatro Nazionale sui registrati nello storico concerto tenuto da John Cage al Teatro Lirico di Milano nel 1977 in programma al Fast Foward Festival (in scena dal 27 maggio al 9 giugno).