“Ci aspettavamo tutti qualcosa dalla vita, ma non abbiamo concluso niente”. Questa frase, tratta dal copione, racchiude, più di tutte quelle che potremmo scrivere noi, l’essenza della pièce teatrale scritta da Alessandro Baricco e interpretata da Natalino Balasso, Fausto Russo Alesi, Camilla Nigro e Mariella Fabbris.
La vita dell’uomo comune, che vuole emergere dalle basse maree di un’esistenza incastrata tra grandi aspirazioni ed oggettive incapacità (economiche, ma non solo), mettendo in pratica dei talenti forse inesistenti ma che in modo bizzarro e quasi grottesco, proprio per non rassegnarsi alla stagnazione dell’esistenza, debbono essere esaltati.
La scena è ambientata nei pressi delle cascate del Niagara, dove il contrasto tra il sublime della natura e la meschinità delle umane miserie assume toni chiarificatori anche per il meno introspettivo degli spettatori. Contrasto perfettamente reso dalle scene di Roberto Tarasco, essenziali nel loro simbolismo: un grande telo di plastica a simboleggiare la grandezza delle cascate e una gabbia metallica che diventa contenitore della condizione umana.
Lo stile letterario inconfondibile di un Alessandro Baricco che riesce a raccontare storie di una profondità e drammaticità disarmante, strappando diverse risate al pubblico in sala, assieme alla bravura innegabile degli attori in scena, rendono lo spettacolo divertente, mai noioso e ricco di piacevoli sorprese e temi di riflessione. Uno di quei momenti in cui il teatro recupera la sua funzione pedagogica e introspettiva, pur senza cadere nel tedio cervellotico dell’intellettuale. Cose che solo Baricco e pochi altri riescono a fare.
Smith (Natalino Balasso) è un sedicente meteorologo che ha inventato un metodo statistico per prevedere il tempo, basandosi su serie di dati annuali raccolti intervistando le persone che incontra per strada: previsioni che diventano squarci di vite, momenti tanto memorabili quanto soggettivi, tenuti assieme da un collante “celeste” e dal taccuino del protagonista.
Wesson (Fausto Russo Alesi) è invece un pescatore, che però dal fiume non pesca pesci, ma cadaveri: le cascate diventano, secondo lui “palcoscenico di suicidi” per tutti quelli che vogliono andarsene in modo spettacolar concedendosi, almeno nel loro atto finale, di uscire dalla gabbia opprimente della loro esistenza.
Camilla Nigro è Rachel, una giovane aspirante giornalista-scrittrice che, dopo aver servito caffè e “pompini” a tutti i suoi capi per anni, decide di tentare il suo primo, grande, scoop. Peccato che lo cerchi proprio nei pressi delle cascate del Niagara, dove per sua stessa ammissione non accade mai nulla – nothing to be done, verrebbe da dire – e decida quindi di creare lo scoop lei stessa, lanciandosi dalle cascate all’interno di una botte di birra, con l’aiuto di Wesson e Smith.
Questi personaggi grotteschi, bizzarri e incapaci, riassumono perfettamente il sentore di impotenza che ognuno di noi ha provato almeno una volta nella vita: il contrasto tra la convinzione di dover fare qualcosa di eccezionale tipico della giovinezza, che si scontra con la realtà dei nostri limiti nell’età adulta, provocando quel genere di frustrazione inevitabilmente amara ma così immancabilmente umana.
A tutto questo si può reagire come Smith, che si infuria e impreca ad ogni critica mossagli dall’amico, oppure come Wesson, con serafica apatia e rassegnazione, oppure come Rachel, che colta dal furore giovanile convince i due a intraprendere questa impresa strampalata.
In tutto questo, La Signora Higgins (una bravissima Mariella Fabbris) è la voce fuori campo che tira i fili della trama, facendo incontrare i personaggi tra loro e finanziando l’impresa, riassumendo in un lungo monologo quasi sul finale il senso vero dell’opera di Baricco e incarnando sul palcoscenico l’anima riconoscibile dello scrittore.
Insomma uno spettacolo divertente che fa riflettere sul senso della vita, assolutamente da vedere!
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Personaggi e interpreti:
Smith: Natalino Balasso
Wesson: Fausto Russo Alesi
Rachel: Camilla Nigro
La Signora Higgins: Mariella Fabbris
Regia: Gabriele Vacis
Scenofonia, luminismi, stile Roberto Tarasco
Costumi Federica De Bona
Produzione Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale; Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale