Glamour e sontuosa, ma forse semplicemente haute couture. Si potrebbe così racchiudere il senso dell’attesissima Traviata di Valentino in scena al Teatro dell’Opera di Roma che ha registrato il maggior incasso della storia del Costanzi con tutte le 15 repliche sold out prima ancora del debutto. Inevitabile dato che parliamo della più popolare opera di Verdi firmata e ideata dalla coppia d’oro Valentino Garavani-Giancarlo Giammetti, con i costumi haute couture di Violetta Valery disegnati dal celeberrimo stilista italiano, quelli di Flora e del Coro realizzati da Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, attuali direttori artistici della Maison Valentino, la regia della figlia d’arte Sofia Coppola, le scenografie, sobrie e imponenti fra lampadari antichi e grandi vetrate, del maestro hollywoodiano Nathan Crowley (già scenografo delle trilogia di Batman di Nolan).
Era stata chiaramente annunciata come una Traviata classica e splendida e infatti così è stata: l’allestimento (curato da Giammetti) è apparso sobrio ed estremamente elegante nella sua essenzialità senza che nulla, di stonato, eccessivo o semplicemente poco raffinato, potesse stridere con l’insieme.
L’idea, riuscitissima e molto apprezzata dal pubblico, è stata di realizzare un allestimento sofisticato, ma senza provocazioni o tentativi di stravolgere l’opera: anche la stessa regia di Sofia Coppola, al debutto nella lirica, molto curata e attenta ai dettagli, ai movimenti, ma quasi impercettibile, in linea con le più tradizionali regie storiche.
Ogni dettaglio dell’allestimento è apparso tremendamente elegante e maniacalmente controllato in ogni dettaglio quasi come fosse come una sfilata di haute couture in cui tutto procede con una semplicità invidiabile. diventando goduria di per sé per gli occhi, a cominciare dai costumi, un tripudio di meraviglie senza eccessi che lasciano emergere appositamente Violetta in tutta la sua bellezza, freschezza e fragilità. Merito degli splendidi abiti di Valentino, raffinatissime varianti di abiti classici della Traviata che lasciano cromaticamente spiccare la protagonista su tutto e tutti: maestoso il primo abito nero con scollatura profonda decorato internamente in verde canard con strascico infinito a spiccare sulla lunga scala di marmo bianco, virginale il secondo abito bianco con mantellina, sontuoso, vistoso e scollato il rosso Valentino in raso nel secondo atto, super chic la sottoveste rosa cipria con le camelie. Semplicemente magnifici e con il chiaro intento di lasciar brillare la sfortunata protagonista dell’opera che spiccava in ogni momento.
Raffinatissimi e quasi timeless gli abiti di Flora (realizzati nell’atelier Valentino come quelli di Violetta) e del Coro (realizzati con la collaborazione della Sartoria del Teatro) disegnati dalla coppia Chiuri-Piccioli e pensati come delicate varianti pastello di nuvole di tulle nel primo atto, elegantissimi abiti in tulle nero e nude nel secondo atto con un tocco di classe e di chiffon svolazzante anche negli abiti delle zingarelle.
C’è da dire che in un allestimento così sontuoso che si farà ricordare per i costumi di Valentino, la parte musicale rischiava di retrocedere quasi in secondo piano, ma non è stato così: fresca e sempre molto espressiva la direzione del giovane Jader Bignamini di una partitura arcinota anche ai meno appassionati. E se Francesca Dotto, giovane e molto bella, è stata una Violetta fragile e intensa (nel ruolo e nella voce in crescendo nel corso dei tre atti), all’altezza del ruolo Antonio Poli che ha interpretato Alfredo, brillantissimo, di certo migliore vocalmente, è stato il Giorgio Germont di Roberto Frontali (già eccezionale Michele e Schicchi nel Trittico) Applausi, applausi e applausi da parte del pubblico. Sold out in replica fino al 30 giugno. Info su www.operaroma.it.