In occasione dei quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare il Festival Natura Dèi Teatri di Parma presenta in prima nazionale l’esito della nuova ricerca artistica guidata da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, che coglie ed assume come stimolo creativo un momento storico di particolare rilevanza in Italia per la gestione sociale della follia.
Dopo il grande successo di pubblico e critica de Il Furioso (2), allestito al Tempio per la Cremazione di Valera, il Festival Natura Dèi Teatri presenta un nuovo debutto nazionale di Lenz Fondazione: Macbeth, che sarà in scena a Lenz Teatro domenica 26 giugno alle ore 21.30 (repliche da mercoledì 29 giugno a domenica 3 luglio alla stessa ora).
Macbeth rappresenta il nuovo attraversamento shakespeariano di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto voluto, oltre che per celebrare il drammaturgo inglese nei quattrocento anni dalla morte, soprattutto per dare forma artistica a un momento storico di particolare rilevanza per la gestione sociale della follia nel nostro Paese: dal marzo 2015, come è noto, la Regione Emilia-Romagna è impegnata in un’esperienza pilota a livello nazionale per il trasferimento in nuove strutture di accoglienza degli ospiti finora detenuti negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG). In particolare a Mezzani, in provincia di Parma, è diventata operativa una delle prime Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza Sanitaria (REMS). Un tale stratificato contesto ha accolto la nuova ricerca artistica di Lenz rivolta agli ospiti della REMS, realizzata in stretta collaborazione con il Dipartimento Assistenziale Integrato di Salute Mentale – Dipendenze Patologiche dell’AUSL di Parma, una nuova esperienza che va ad innestarsi sul progetto ultradecennale realizzato con lo straordinario ensemble degli attori ex lungodegenti psichici.
Il Macbeth di Lenz Fondazione vedrà infatti in scena l’attrice storica di Lenz Sandra Soncini insieme ad alcuni attori sensibili della Rems, presenti come performer in video: Germano Baschieri (Macbeth), Mattia Sivieri, Ivan Fraschini e Daniele Benvenuti.
«È a questi ospiti sensibili che il progetto sul Macbeth si è rivolto per la sua nuova creazione imagoturgica e performativa» spiega Francesco Pititto (testo e imagoturgia) «I loro volti sono diventati il transfert visivo (sociale, emozionale) per gli spettatori del Macbeth e la questione della follia e delle visioni di Lady Macbeth e del suo consorte diventano materia vivente, atto violento rimembrato e rielaborato, allucinazione rimessa a fuoco in un contesto drammaturgico e di rappresentazione dell’opera reinterpretata dalle sonorità del musicista Andrea Azzali. Così l’impianto tragico shakespeariano può essere profondamente ridefinito da una scrittura performativa, visuale e scenografica che traduca al presente la necessità della sua rappresentazione». Aggiunge Maria Federica Maestri (installazione, elementi plastici e regia): «Sull’inesorabilità, inconsolabilità, decisione e irreparabilità delle proprie azioni sono state ricercate le linee interpretative, linguistiche e musicali di questo Macbeth, attraverso gli indispensabili impulsi di chi, rinchiuso per decenni in carcere senza nemmeno la consolazione (o la tortura) del senso di colpa, ci ricorda senza finzione che la vita è davvero un’ombra che cammina e l’attore un povero idiota che fatica a raccontarci il niente. L’opera è il risultato di un intreccio profondo tra il nucleo originario del testo e il suo svelamento attraverso la parola e il gesto dell’attore, in un processo di lavoro che tende a costruire un ponte tra le visioni immaginifiche dell’irrazionale, potentissimo nei soggetti sensibili, e le azioni reali dell’esperienza teatrale. Le limitazioni determinate dalle restrizioni della libertà personale poste dal sistema giudiziario (la concessione dei permessi è di pertinenza dei giudici) rendono de facto ‘debole’ la presenza dell’attore inteso come presenza scenica convenzionale; ma è proprio questa condizione di realtà presagita, narrata, immaginata il meccanismo teatrale che impianta il nostro Macbeth. Nessuna volontà artistica può essere condizionata, nessuna scelta può essere depotenziata dalla ‘crisi’, ma al contrario l’enorme densità dell’atto irrimediabile del crimen sine voluntate – offre una visione contemporanea della tragedia shakespeariana.»
Il debutto assoluto di Macbeth sarà accompagnato da una conversazione presso Lenz Teatro, domenica 26 giugno alle ore 17, coordinata da Daniele Rizzo – fondatore e direttore responsabile di Persinsala, rivista online di critica culturale – con l’intervento di critici e studiosi italiani ed europei, in arrivo al Festival Natura Dèi Teatri di Parma per assistere alle nuove produzioni di Lenz Fondazione: Laura Bevione (Hystrio), Mario Bianchi (Krapp’s Last Post), Matteo Brighenti (PAC – Paneacquaculture), Eugenia García Sottile (Universidad Católica de Valencia), Sergio Lo Gatto (Teatro e Critica), Aneta Mancewicz (Kingston University, London), Silvia Mei (Culture Teatrali), Renata Savo (Scene Contemporanee), Giulio Sonno (Paper Street) e Saul Stucchi (Alibi Online), in dialogo con i Direttori Artistici di Lenz Fondazione Maria Federica Maestri e Francesco Pititto. La conversazione, aperta al pubblico e ad ingresso libero, sarà incentrata sul lavoro con gli attori sensibili come pratica di costruzione di una vera e propria lingua scenica, nuova frontiera della ricerca artistica contemporanea. A seguire, alle ore 20, è previsto un drink & food a cura di Ivan Bologna.
Lenz Teatro si trova in Via Pasubio 3/e a Parma.
Per informazioni e prenotazioni: tel. 0521 270141, 335 6096220, comunicazione@lenzfondazione.it – www.lenzfondazione.it.