Nelle irrespirabili serate estive fiorentine c’è, a pochi chilometri dal centro, un riparo, un porto fresco, che concede a chi è costretto alla vita cittadina un po’ di brezza e di sorprendente magia.
Il luogo è l’Anfiteatro romano di Fiesole, l’evento è “L’estate fiesolana”.
Il genio poetico di De André si riconferma immortale e strascinante, il progetto di Le Nozze di Figaro AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI – FABRIZIO DE ANDRÉ LE DONNE E LE ALTRE STORIE, prende dolcemente per mano la platea trasportandola nell’universo delle donne dell’artista.
In apertura, la canzone che dà il titolo alla serata, piacevolmente irriconoscibile, data la distanza vocale dell’interprete dall’originale, e il rifacimento musicale nuovo e sperimentale.
La donna di De André è donna angelicata e assassina, è donna prostituta e innamorata, è donna fortunata e maledetta, è vittima e carnefice.
Protagonista della serata è la donna di De André, l’amore sincero, la passione sconcia, la sofferenza, la vergogna e la libertà.
L’opera di Faber rivive tramite la voce roca e possente di Cristina Donà; i sapienti arrangiamenti di Enzo Pietropaoli, al basso; un magnifico Fabrizio Bosso, alla tromba.
Ci si trova dinanzi all’esecuzione di Ho visto Nina volare su riadattamento acid-jazz (incantevole), o di Tre Madri, con stridenti, quasi paranoiche distorsioni della chitarra di Saverio Lanza; si viene trascinati nell’universo sadico de La Ballata dell’amore cieco o della vanità, con la voce resa diabolica della cantante/narratrice, e si entra in contatto con il mondo maledetto di Princesa.
L’apice del viaggio musicale si tocca con l’esecuzione di Verranno a chiederti del nostro amore; per parte mia s’è faticato a trattenere le lacrime, in preda alla pelle d’oca.
È stata una serata tra amici, per un caro amico che non c’è più, e che manca; un concerto dedicato alla poetica di Fabrizio De André: a un De André innamorato, ma pur sempre di denuncia, una poetica colta, curiosa della vita, attenta al mondo e alle sue ingiustizie.