Grande successo per il ritorno di Madama Butterfly di Puccini rivista da Àlex Ollé de La Fura dels Bauls: l’allestimento nato in collaborazione con Opera Australia / Sydney Opera House nel 2014 per la baia del porto di Sidney e appositamente ripensato per i maestosi spazi romani dove ha debuttato lo scorso anno, piace e molto al pubblico estivo.
D’altra parte va la pena vedere o rivedere la celeberrima Butterfly nella versione yankee di Àlex Ollé che ha trasformato la storia di Cio Cio San in una tragedia moderna in cui il dramma sentimentale (la ragazza ingenua innamorata e sedotta dell’uomo sbagliato che qui diventa un moderno costruttore) si lega a una parabola di interessi economici dove le crudeli regole del capitalismo e dell’imperialismo non conoscono implicazioni morali.
Insomma il capitalismo nemico dell’umanità e delle coscienze secondo Ollé che ha voluto attualizzare la vicenda soprattutto da un punto di vista economico puntando su una netta dicotomia che si riscontra in ogni dove, mescolando il tradizionale con elementi innovatici (le proiezioni video di Franc Aleu con il cielo o i grattacieli o la luna di leopardiana memoria).
Spazzando via l’iconografia classica, il regista lascia dominare una netta contrapposizione fra occidente e oriente (anche nei costumi retrò, di Lluc Castells), da un punto di vista culturale, economico, fra l’occidente (colonizzatore) e l’oriente colonizzato, terra di preda, conquiste tornaconti economici e privati, ma crea anche una dicotomia visiva fra un momento di costruzione ed edificazione (l’impresa edile Pinkerton) che vede innalzare grattacieli (proiettati sulle torrette di Caracalla) in contrapposizione con la casetta fatiscente di legno e lamiere di Butterfly.
L’allestimento della Fura si lascia ricordare per la cura e i dettagli dell’estetica visiva (scene in pendenza di Alfons Flores) che dividono nettamente in due l’opera: a un primo atto luminoso, carico di speranza e romantico con l’arrivo di Butterfly avvolta in abbagliante bianco con un bozzolo accerchiata dalle amiche in kimono rosso fra il verde brillante degli alberelli, il bianco luminoso delle tende che ospitano il matrimonio, si contrappone un secondo atto all’insegna del grigio, della costruzione, del cantiere, dei sogni infranti.
Il crollo dei sogni e la disillusione vengono anticipati dalla decadenza della casa di Butterfly che si è trasformata (invano) in una vera american woman nell’attesa che Pinkerton ritorni. Lui ritornerà, ma con la vera moglie e porterà via a Butterfly il figlioletto. Alla povera Cio Cio San non resterà che fare harakiri (fuori campo), uno dei colpi teatro, incluso l’incipit, ma anche l’entrata del taxi BMW in scena in un taglio di regia cinematografica che regala un’inedita Butterfly pluritatuata in shorts di jeans in tenuta perfettamente yankee in una versione attualizzata del dramma che convince. Sul podio, a dirigere l’Orchestra del Teatro dell’Opera, torna come lo scorso anno il maestro francese Yves Abel nella trascinante direzione dell’opera puccianiana e un bel cast unico per le poche repliche di ripresa dell’opera.
Svetlana Aksenova è una bella Butterfly, convincente, bella voce, buona interpretazione, bel fisico, mentre Angelo Villari è un laido Pinkerton, Anna Pennisi torna nel ruolo della fedele l’ancella Suzuki, convince molto lo Sharpless di Stefano Antonucci, Fabrizio Beggi è un Bonzo in versione delinquente di quartiere, Saverio Fiore è Goro, Andrea Porta lo spasimante Yamadori, Erika Beretti la moglie Kate Pinkerton. Ultima replica stasera, lunedì 8 agosto, ore 21. L’ottima stagione estiva 2016 del Teatro dell’Opera che ha regalato nuovi record di incassi con la ripresa del fantasioso Barbiere di Lorenzo Mariani, il nuovo Nabucco di Grazzini, ma anche i numerosi Extra, Lang Lang, Lionel Richie, Neil Young, Roberto Bolle, i 2Cellos si concluderà proprio con il Barbiere di Siviglia di Rossini in programma il 10 agosto. Info su operaroma.it.