“VENEZIA – NAPOLI”
L’apoteosi della musica tra Ospedali e Conservatori
Soprano| Giulia Bolcato
Clavicembalo| Nicola Lamon
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I veneziani, da buoni mercanti, amavano il risparmio e il loro lesinare era applicato anche nella lingua parlata. Erano, per esempio, soliti soprannominare i palazzi e le abitazioni gentilizie e nobiliari ponendo l’abbreviativo Ca’ (casa) seguito dal cognome della famiglia proprietaria.
Sarà quindi facile, per chi legge, indovinare quale famiglia godesse del soggiorno in Ca’ Zorzi, edificio dagli elementi gotici e rinascimentali, edificato da Mauro Codussi fra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento.
L’edificio inizialmente abbandonato, fu solo successivamente convertito in carcere, durante la dominazione austriaca, per poi ritornare allo splendore originario, grazie ad un minuzioso restauro da parte dello Stato Italiano.
Difficilmente si potrebbe trovare luogo più poetico per l’esecuzione di un concerto di musica barocca, che ebbe età aurea fra il Seicento e il Settecento, ma che, come il palazzo, subì un inesorabile declino e che solo in questi anni, con lento procedere, ritorna al suo splendore.
A questo si aggiunga che Ca’ Zorzi è ora sede regionale dell’UNESCO, che fa della cultura e dell’arte bandiera di pace per unificare i popoli, motivo ulteriore d’orgoglio per il Venetian Centre for Baroque Music, che qui ha inaugurato il festival Monteverdi Vivaldi del 2016.
Giunti alla sesta edizione, il centro si dedicherà alla figura di Vivaldi, allontanandosi da quelli che sono i clichés della città veneziana, addentrandosi in percorsi, anche arditi, per “togliere la parrucca” al compositore veneziano e mostrarne i dettagli, spesso ignoti ai più.
Inaugurazione affidata al più classico degli insiemi barocchi, voce e un accompagnamento strumentale, in particolare del clavicembalo.
La particolare acustica della corte del palazzo, forse, meglio si sarebbe prestata alla presenza di un terzo strumento, ad esempio una viola da gamba, così da poter aumentare le possibilità dinamiche dei brani.
Questo non infici, però, il giudizio di una serata che ha portato, ad esempio, una pregevole esecuzione di un brano, la Cantata “Punge un fiore” di Carlo Pollarolo che non sfigurava assolutamente al cospetto di due rarità come la Cantata “Sì, sì luci adorate” di Antonio Vivaldi e “Liete placide e belle acque” di Alessandro Scarlatti.
Questo merito anche dei due esecutori, il soprano Giulia Bolcato, sempre più a suo agio nei panni di esecutrice barocca, e il clavicembalista Nicola Lamon, che fra gli altri brani previsti in programma, ha eseguito il Concerto op.3 n.12 di Vivaldi, nella trascrizione di Johann Sebastian Bach.
Il soprano, in particolar modo, è sembrato molto a suo agio nei ripetuti passaggi da aria a recitativo, e gli echi nella cantata di Pollarolo, splendidamente hanno reso nell’architettura del luogo.
Nota di colore il fatto che il programma scelto per rendere merito ai risultati compositivi ottenuti da musicisti, cresciuti e istruiti negli istituti di carità (detti anche Conservatori) di città come Venezia e Napoli, sia stato eseguito da due maestri del Conservatorio di Venezia, ora accademia di formazione musicale.
In una serata di bella musica e gioia, i presenti hanno tributato, come richiesto dal co-direttore Manuel Meneghel, in rappresentanza dell’equipe del Centro, un minuto di silenzio in memoria delle vittime del terremoto degli scorsi giorni.
Prossimi appuntamenti il 2 settembre, con un concerto sull’apporto veneziano alla corte di Würzburg, per violoncello e clavicembalo, e il 6 settembre, con un concerto omaggio al castrato Francesco Bernardi.