Giovedì 4 agosto, alle 21.30, appuntamento conclusivo al Castello Carrarese, inserito all’interno del “Castello Festival” con il “Ludwig Van Festival”: l’esecuzione integrale delle 9 Sinfonie di Beethoven. L’Orchestra di Padova e del Veneto, diretta da Marco Angius eseguirà la Sinfonia n. 9 in re minore op. 125 per soli, coro e orchestra. Insieme all’OPV il Coro del Friuli Venezia Giulia, preparato dal Maestro Cristiano Dell’Oste e le Voci soliste dell’Accademia del Teatro alla Scala: Elisa Cho (soprano), Celeste Bang (mezzosoprano), Sehoon Moon (tenore) e Simon Lim (basso). L’appuntamento serale sarà preceduto, alle 10.30 all’Orto botanico, da una lezione/concerto che il Maestro Angius terrà insieme a OPV dedicata ad alcune pagine strumentali della Nona Sinfonia.
La piazza d’armi dell’antico Castello dei Carraresi di Padova sarà lo straordinario scenario che ospiterà, giovedì 4 agosto alle 21.30, la serata conclusiva, all’interno del “Castello Festival”, del “Ludwig Van Festival”, felicissimo progetto, realizzato con il sostegno di Fondazione Antonveneta, nel quale l’Orchestra di Padova e del Veneto, diretta da Marco Angius, si è confrontata con l’esecuzione integrale delle nove Sinfonie di Beethoven. Il “Castello Festival” è promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova.
Nelle straordinarie architetture del Castello risuoneranno le altrettanto straordinarie e immortali architetture musicali della Sinfonia n. 9 in re minore op. 125 per soli, coro e orchestra di Beethoven. Già la mattina di giovedì, alle 10.30 all’Orto botanico, si potrà entrare nel mondo della Nona di Beethoven, grazie alla lezione/concerto che il Maestro Angius terrà insieme a OPV dedicata ad alcune pagine strumentali della Sinfonia (biglietto unico 8€, in vendita la mattina stessa a partire dalle ore 9.00).
Una composizione ricca di storia e di significati universali: nel 1989 Bernstein, per celebrare la caduta del muro di Berlino, scelse la Nona Sinfonia e la diresse in una memorabile esecuzione all’aperto davanti alla Porta di Brandeburgo, sostituendo, nel testo di Schiller, la parola “gioia” con “libertà”. E quando venne costituita l’Unione Europea, per l’inno la scelta cadde proprio sul “tema della gioia” tratto dall’ultima sinfonia di Beethoven.
Sul palco, insieme all’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Angius, il Coro del Friuli Venezia Giulia, preparato dal Maestro Cristiano Dell’Oste e le Voci soliste dell’Accademia del Teatro alla Scala: il soprano Elisa Cho, il mezzosoprano Celeste Bang, il tenore Sehoon Moon e il basso Simon Lim.
La Nona sinfonia, eseguita per la prima volta nel 1824 a Vienna, riprende – come già la Quinta – una serie di temi e di abbozzi precedenti, provenienti da varie fasi della vita di Beethoven. E questo ne fa un tentativo, molto umano, di “tenere tutto insieme”: i temi musicali come le stagioni della vita e le istanze esistenziali e metafisiche razionalmente inconciliabili. Uno sforzo di sintesi che emerge in particolare dall’ultimo movimento, la cui forma riassume e concentra la forma di un’intera sinfonia.
E’ proprio all’ultimo movimento, alle parole dell’Inno alla Gioia di Schiller, e al celebre tema su cui sono messe in musica, che la Nona deve il suo valore di monumento dell’umanesimo, ovvero della promessa di liberazione dalle oppressioni interiori ed esteriori. Una lettura sancita da alcune esecuzioni storiche, come quella del 1951 alla riapertura del festival di Bayreuth, diretta da Wilhelm Furtwängler, e soprattutto quella del 1989 a Berlino, diretta da Leonard Bernstein per celebrare la caduta del Muro, in cui la parola “gioia” venne sostituita, nel testo, con la parola “libertà”. Non a caso già nel 1972 il tema dell’Inno alla Gioia era stato scelto come Inno d’Europa.
Ma questo agglomerarsi di significati simbolici intorno alla Nona è dovuto, oltre che ai suoi contenuti filosofici espliciti, anche al suo ruolo preminente nel mito di Beethoven come personaggio. Il suo valore di culmine e insieme di punto finale della vita del grande artista, che oggi è riproposto in numerosi film (come il recente Io e Beethoven), all’inizio del Novecento ha addirittura dato luogo ad una sorta di superstizione intorno al numero nove, alimentata dal fatto che nell’opera di molti compositori (Mahler, Schubert, Bruckner, Dvořák, Vaughan Williams) la nona sinfonia è arrivata subito prima della morte o comunque è stata caricata di significati particolarmente forti.
Con tutto ciò, il successo della Nona si deve infine soprattutto alla sua straordinaria potenza comunicativa e musicale. È una costruzione imponente e complessa in cui tutto si tiene al di là delle forme classiche e al di là di qualsiasi principio razionale; un viaggio sonoro in sé concluso ma allo stesso tempo aperto verso il mondo e ad esso permeabile. L’ascolto della Nona è un’esperienza allo stesso tempo individuale e collettiva: è un rito durante il quale rivivono tutte le stratificazioni di significato che ha raccolto nel corso dei suoi quasi due secoli, ma è anche una discesa dentro sé stessi. Un’esperienza ogni volta estremamente coinvolgente, sempre diversa e imprevedibile.
In caso di maltempo il concerto avrà luogo all’Auditorium Pollini.
BIGLIETTI
Concerti: Interi 10 €, ridotti 7 € (abbonati 50a Stagione OPV e under35), bambini e ragazzi 3 € (under14); in vendita online sul sito www.opvorchestra.it (solo biglietti interi) e la sera del concerto a partire dalle ore 20.00.
Info: www.opvorchestra.it, tel. 049 656848-656626