da Carlo Goldoni
drammaturgia di Fabrizio Sinisi
con Elena Cotugno e Gianpiero Borgia (anche alla regia)
costumi di Giuseppe Avallone
musiche di Papaceccio mmc
luci di Pasquale Doronzo
scene di Elena Cotugno
foto di scena Raffaella Distaso
co-produzione Teatro dei Borgia e Teatri di Bari
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Il Teatro Libero inaugura le ospitalità con un successo della scorsa stagione: “Gl’innamorati” da Carlo Goldoni, riscritto dal giovane e promettente drammaturgo Fabrizio Sinisi, il cui “Natura morta con attori” è stato rappresentato da poco al Piccolo Teatro di Milano all’interno della rassegna “Trame d’autore”.
“Gl’innamorati” non è l’attualizzazione dell’omonima commedia dell’autore veneziano, ma ne è radicale trasposizione contemporanea. Così, pur continuando a darsi del voi e a usarsi una cortesia smaccatamente settecentesca, i protagonisti sono a pieno titolo personaggi dell’oggi. Portano in scena un amore che è possessione e impazzimento, conflitto tra uomo e donna, lotta fra l’essere amato reale e il suo fantasma idealizzato, raccontatoci anche da tanta attualità pop via etere (dalle scaramucce reality in trasmissioni come “Uomini e Donne” fino alla narrazione delle estreme degenerazioni in “Amore Criminale”). Così la storia viene trasportata in un imprecisato Meridione, forse più adatto del Veneto a impersonare, oggi, quelle dinamiche, figure e movimenti esistenziali e sociali, che, già allora, Goldoni cercava di fotografare e indagare. Il Sud, infatti, sembra naturalmente e vocazionalmente portato alla commedia, adagiato com’è in una situazione storica che pare non offrire sbocchi e che sembra languire nella fissazione dolorosa e sorniona di un vivere sempre uguale. E’ qui che si trasfigura la lezione di Vassil’eav e Alschitz; è qui che Fabrizio Sinisi gioca a mixare lingue e linguaggi, forte dell’intuizione che: “Per parlare realisticamente dell’amore, un linguaggio solo non basta. Occorrono tutti i linguaggi, perché ogni vero amore c’entra con tutto e niente dell’esperienza gli è estraneo”.
“Gl’innamorati” rappresenta il primo capitolo del Progetto Goldoni, dedicato alla riscrittura contemporanea e meridionale della commedia: commedia nel suo senso brutalmente aristotelico (ossia vicenda che inizia male e finisce bene, in un’oscillazione di cui il Teatro dei Borgia accentua il primo polo), ma commedia anche come l’ultima chance per il teatro di ancorarsi alla crisi e raccontare, alla generazione che lo sta vivendo, un cambiamento epocale e irreversibile, evidenziando quanto si stia trasformando il mondo e quanto poco, invece, si stia modificando l’uomo.
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Teatro Libero di Milano
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