“Perfetto indefinito” dei Dehors/Audela prende forma da uno studio effettuato sulla figura enigmatica ed interessantissima di Claude Cahun, al secolo Lucy Schwob, artista francese semi-sconosciuta che afferì ai temi ed alle tecniche del Surrealismo, in particolare per quanto riguarda gli ambiti della fotografia e della scrittura. Il doppio nome è l’epitome di una duplicità complessiva della Cahun, che trasfigurava creativamente la propria omosessualità tramite un ricorso rituale al travestitismo. “Perfetto Indefinito” interviene su queste pieghe problematiche che toccano la definizione dell’identità, oscillando tra ostentazione e rimozione. L’ossimoro utilizzato nel titolo, oltre a contenere il concetto di doppio e di ambivalente, ben esprime la liquidità del sé che caratterizza l’opera ed il profilo personale della Cahun. In scena, il lavoro assume le forme di una performance di teatro-immagine, con sequenza afferibili alla forma del teatro-danza, in cui il ricorso alla parola è limitato a parentesi del tutto circoscritte, brevi ed ermetiche. Uno schermo vela il piano dell’azione, separando fisicamente oltre che funzionalmente la scena e la platea. Nell’aldilà scenico che si apre oltre lo schermo si intravede una massa volumetrica, quasi scultorea, di abiti e biancheria accumulati a terra, ma il piano della visione e dell’apparire si complica tramite l’interferenza delle proiezioni che lo schermo viene intermittentemente ad ospitare: appaiono figure ora informi ora deformate, brani di testo, linee del viso nell’atto di mostrarsi quanto di nascondersi. Allo stesso modo, lo schermo gioca ad inquadrare e ad opacizzare di volta in volta l’azione della performer -una Elisa Turco Liveri poliedrica e mutevole, inquieta inquietante o sbarazzina a seconda dei momenti- che si sviluppa sui diversi piani della profondità scenica, ma sempre rigorosamente al di là da noi. La scena quadro si stratifica con soluzioni sempre dense sul piano semantico, superando ogni limite di manierismo estetico. Nei passaggi più suggestivi, l’immagine proiettata interagisce con la performance fisica dell’attrice, impegnata a disegnare movimenti obliqui e pose incerte di un corpo perennemente convulso da scariche di energia interiore, liberato solo in momenti rapidi di fluidità straniante. Attraverso questo linguaggio composito -fatto di segno corporeo e disegno digitale, sull’intrico di sonorità elettrificate, parole scritte e parole sonore- passa in maniera efficace il senso di una identità non problematica ma problematizzata, ovvero perlustrata fino ai meandri insondabili della profondità umana, dove non attecchiscono le categorie culturali. Qualche passaggio non pienamente ispirato non intacca la solidità di un lavoro in cui, al di là delle interpretazioni, molto avviene e molto viene immesso in termini di ideazione.
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CREDITS
“Perfetto Indefinito” di Dehors/Audela
in scena Elisa Turco Liveri
Concept: Salvatore Insana, Elisa Turco Liveri
Drammaturgia Audiovisiva: Salvatore Insana
Suono: Achhn, Osvaldo Cibils, Sebastien Bach Pires (RRR)
Genere: Performance/Teatro-Danza