Si muove leggero ed elegante nei boschi più fitti; nelle antiche culture era un simbolo di fertilità, legato anche alla poesia e alla musica per via della sua maestosa bellezza; capace di trovare la terra più buona e i pascoli più verdi, era anche simbolo di fortuna e felicità: dopo il pesce e l’uomo lupo delle scorse edizioni, è un cervo l’animale-totem che il Teatro Astra ha scelto per accompagnare la nuova stagione del contemporaneo “TERRESTRI 2016 2017”.
Il progetto è curato dal Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia per il Comune di Vicenza con il sostegno di Ministero dei Beni Culturali, Regione Veneto e Provincia di Vicenza.
Sono presenti oggi al Polo Giovani B55, in Contrà Barche 55, il vicesindaco“ e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d’Elci e, per La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale, dal direttore generale Pierluigi Cecchin e da Nina Zanotelli, direttore organizzativo e curatore della stagione insieme a Sergio Meggiolan. È presente inoltre, Marta Dalla Via.
“Gli spettatori vicentini sono abituati ad associare il Teatro Astra ad un teatro di qualità – ha dichiarato il vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d’Elci -: la Piccionaia ha trasformato il Teatro Astra in una grande palestra di formazione di pubblici e di sensibilizzazione mostrando cosa può essere il teatro al di fuori delle forme consuetudinarie. Piccionaia ha costruito questa sensibilità nel tempo confermando anche la vocazione educativa; sono felice, inoltre che abbia fatto il suo ingresso nel ciclo di spettacoli classici, quest’anno rinnovato, con Anagoor andato in scena nei giorni scorsi. La rassegna dell’Astra anche quest’anno mette insieme grandi nomi e nuovi talenti emergenti, frutto del lavoro che si continua a fare e continua ad essere apprezzato dal pubblico”.
“Il nostro ringraziamento va all’Amministrazione Comunale con l’assessore Jacopo Bulgarini D’Elci – ha commentato Pierluigi Cecchin – per l’intervento straordinario di sostegno che, in un momento di grande incertezza sia per le recenti vicende economiche della città che per un contesto generale ancora in sofferenza, ha permesso non solo alla Piccionaia ma anche ad altre realtà culturali cittadine di dare continuità al loro operato: un riconoscimento del nostro impegno di questi anni che ci carica di grande entusiasmo e voglia di fare. Oltre, naturalmente, al ringraziamento per il rinnovo del sostegno con cui da anni l’Amministrazione ci supporta e che, insieme all’impegno economico de La Piccionaia, ci consente di realizzare questo progetto”.
“Sarà un cartellone di 10 spettacoli con diverse tematiche ma attraversato da un filo rosso – ha spiegato Nina Zanotelli -, quello del rapporto con il padre, della ricerca delle origini e della riflessione sull’identità. Molti lavori si sposteranno verso est, raccontandoci un movimento di persone e idee che proprio in questi spettacoli trova un’elaborazione. Altri indagheranno sulle importanti trasformazioni che stanno attraversando la famiglia contemporanea. Tutti, comunque, saranno caratterizzati dalla ricerca e dall’innovazione dei linguaggi che è anche il fulcro del progetto ideato insieme al Comune di Vicenza ‘Classico Contemporaneo’, che tornerà ad incrociare la programmazione con la rua riflessione sul rapporto tra passato e presente”.
Un cartellone che dall’11 novembre all’1 aprile vedrà le migliori compagnie del panorama nazionale ed internazionale presentare i loro ultimi lavori sullo storico palcoscenico cittadino: grandi nomi come Gabriele Vacis, Agrupación Señor Serrano e Antonio Latella, giovani talenti come Shi Yang Shi, Caroline Baglioni e Silvia Bertoncelli, passando per alcuni attesi ritorni – Mario Perrotta, Tindaro Granata, i Fratelli Dalla Via e Giuliana Musso – che con l’Astra hanno stretto negli anni un rapporto privilegiato. Ad incrociare questa programmazione ci sarà la terza edizione di “Classico contemporaneo”, il progetto di studio e incursione della classicità nella città contemporanea, nato tre anni fa per ampliare la discussione e il confronto sul contemporaneo come ulteriore tappa del percorso di apertura verso i nuovi linguaggi e di approfondimento del rapporto ricco di suggestioni fra classico e contemporaneo, che ha avuto in questi anni come nucleo il Teatro Olimpico, grazie al rinnovato Ciclo di Spettacoli Classici. Il progetto vedrà quest’anno giungere a compimento il percorso triennale di ricerca della compagnia Fratelli Dalla Via intorno alla lingua del geniale fumettista Andrea Pazienza, con la terza e ultima tappa di residenza artistica e a seguire la presentazione in anteprima assoluta dello spettacolo ispirato a “Le straordinarie avventure di Pentothal”. Parallelamente si darà inizio ad un nuovo percorso di ricerca con un ciclo di masterclass la cui conduzione verrà affidata a realtà di rilievo del panorama nazionale (Babilonia Teatri, Anagoor, Fratelli Dalla Via e Urban Experience), e due spettacoli che rappresentano altrettanti cortocircuiti tra passato e presente – il primo, di una tra le compagnie internazionali più all’avanguardia per quanto riguarda l’innovazione dei linguaggi nonché Leone d’Argento alla Biennale di Venezia 2015, la catalana Agrupación Señor Serrano; il secondo, un progetto speciale di Carlo Presotto e Diego Dalla Via all’interno della Basilica Palladiana.
Inaugura il cartellone di “Terrestri”, venerdì 11 novembre, l’unica regionale di “LA PAROLA PADRE. OJCIEC ТАТКО БАЩА” di Cantieri Teatrali Koreja: regia e drammaturgia di Gabriele Vacis per sei giovani attrici di diversa nazionalità – italiana, polacca, bulgara e macedone – che porteranno sul palco le loro storie di patrie e di padri. Ancora più a Est, il 26 novembre sarà protagonista la Cina con “TONG MEN (G)”, spettacolo prodotto dallo Spazio Compost di Prato per la regia di Cristina Pezzoli e interpretato da Shi Yang Shi, giovane attore arrivato in Italia all’età di 11 anni. Yang porterà sul palco il viaggio compiuto alla ricerca delle proprie origini, in un racconto in doppia lingua che si intreccerà con alcuni grandi momenti della storia cinese – dalla guerra civile tra nazionalisti e comunisti all’invasione giapponese, dalla rivoluzione culturale di Mao fino ad arrivare agli anni Ottanta con Zhang Cheng, lo zio down che chiude il “libro degli antenati”. A seguire, il 3 dicembre, torna all’Astra uno dei maggiori protagonisti della scena nazionale: il regista, autore e attore tre volte Premio Ubu Mario Perrotta, che presenterà in prima regionale “LIRETA. PER CHI VIENE DAL MARE”, realizzato in co-produzione con La Piccionaia. Sul palco Paola Roscioli, protagonista di una vicenda di immigrazione che ricostruisce anche un capitolo di storia italiana, quello degli sbarchi sui gommoni provenienti dall’Albania negli anni ’90.
Il 2017 si aprirà con un appuntamento d’eccezione, che segna anche l’avvio di “Classico Contemporaneo”: dopo i due studi preparatori presentati nel corso delle precedenti edizioni del progetto, i Fratelli Dalla Via presenteranno infatti in anteprima assoluta il 13 gennaio lo spettacolo “PERSONALE POLITICO PENTOTHAL. OPERA RAP PER ANDREA PAZIENZA”, prodotto da La Piccionaia. I due artisti di Tonezza del Cimone, divenuti ormai una delle realtà più brillanti della nuova generazione teatrale, porteranno sul palco dell’Astra un racconto scenico in beat ispirato all’imprevedibile tavolozza linguistica di Pazienza e al marzo bolognese del ‘77, con l’aiuto dei rapper vicentini Dj MS, Lethal V, Moova, Rebus e Zethone, riuniti nella realtà indipendente Gold Leaves. “In questa ricerca ritmica e narrativa non siamo soli – ha spiegato Marta Dalla Via -. Con noi ci sono infatti i paladini delle parole, giovani autori con cui Andrea Pazienza avrebbe una sicura fratellanza. Lo spettacolo è una dedica alla spinta creativa come provvisorio scudo alla morte. Grazie al teatro, e grazie al rap: che parlano quando tutti gli altri stanno zitti”.
E a proposito di Fratelli Dalla Via, sarà proprio Diego a presentare con Carlo Presotto il progetto speciale fuori cartellone inserito sempre in “Classico Contemporaneo” dal titolo “Memorie del nostro fugimento”, in programma il 18 gennaio in uno dei luoghi simbolo della classicità di Vicenza, la Basilica Palladiana: una performance radioguidata sulla condizione dei rifugiati, in bilico tra l’urgente attualità e l’epopea dei profugati della grande guerra, di cui fu teatro 100 anni fa l’altopiano di Asiago.
Marta e Diego Dalla Via, già Premio Scenario nel 2013 con “Mio figlio era come un padre per me”, passeranno poi il testimone di “Terrestri” a Caroline Baglioni, vincitrice quest’anno dello stesso riconoscimento (nella sezione Ustica per l’impegno civile) con “GIANNI”, che sarà all’Astra il 28 gennaio. Lo spettacolo nasce dal ritrovamento di alcuni nastri su cui lo zio della giovane attrice e autrice umbra aveva inciso, vent’anni prima, i desideri, la gioia e il dolore di un’esistenza spezzata, che rivive ora in scena grazie ad un percorso di ricerca performativa intenso e personale. Spazio alla danza con la prima nazionale di “THE GARDENERS. WHERE WE FORGOT” della compagnia Naturalis Labor. Coreografia e regia di un altro giovane talento, Silvia Bertoncelli, sul palco insieme a Valentina Dal Mas, Stefano Roveda e Paolo Ottoboni per immaginare la grazia di un’epoca lontana, in cui l’Europa fioriva con i suoi giardini. Il 18 febbraio sarà la volta di una delle protagoniste indiscusse del teatro di narrazione civile e sociale italiano, Giuliana Musso, che dopo “La fabbrica dei preti” e “Wonder Woman” torna all’Astra con il suo ultimo spettacolo dal titolo “MIO EROE”. Il macro-tema è la guerra, il soggetto la biografia di uno dei 53 soldati italiani inviati in Afghanistan, la voce narrante è quella di una madre. Una racconto in cui il riso e il pianto si rincorrono e in cui trova spazio un discorso etico e politico che si interroga sulla logica della guerra come sistema di soluzione dei conflitti internazionali, sul mito della patria, del sacrificio dell’eroe e sul tema del valore della vita umana. A seguire, il 3 marzo “Classico Contemporaneo” porterà per la prima volta a Vicenza una tra le formazioni più innovative della scena internazionale, Agrupación Señor Serrano, che sbarcherà sul palco dell’Astra con “A HOUSE IN ASIA”. Modellini in scala, proiezioni video con editing in tempo reale, performer volontari e sovrapposizione di immagini e stimoli per uno spettacolo che è un western teatrale in cui la realtà e le sue copie si mescolano nel racconto della più grande caccia all’uomo del XXI secolo, quella per la cattura di Osama Bin Laden. Si torna quindi in Italia con un talento indiscusso e pluripremiato della nuova scena, ospite del Teatro Astra fin dal suo folgorante esordio del 2013, “Antropolaroid”: si tratta di Tindaro Granata, che il 17 marzo presenterà il suo nuovo lavoro, “GEPPETTO E GEPPETTO”, sul tema del diritto alla genitorialità delle coppie omosessuali. Uno spettacolo osannato da pubblico e critica dopo il debutto dello scorso giugno, scritto e diretto dall’artista siciliano dopo un intenso lavoro di analisi sociologica condotto attraverso incontri e interviste nei movimenti e nelle associazioni ma anche nei bar, alla stazione, sui tram e per la strada. Chiude il cartellone Antonio Latella, nome di spicco a livello europeo nonché neo-direttore della Biennale Teatro di Venezia. Già ospite dell’Astra a inizio carriera con i suoi spettacoli dirompenti, Latella tornerà il 1° aprile con la prima data veneta – dopo il debutto a Venezia di due anni fa – dello spettacolo “CARO GEORGE”, di cui firma la regia. In scena, Giovanni Franzoni vestirà i panni di Francis Bacon e del suo amante e modello George Dyer, morto suicida alla vigilia della mostra che nel 1971 a Parigi consacrò il pittore irlandese come uno dei più grandi artisti del suo tempo.
“Terrestri” porterà all’Astra anche alcuni eventi speciali tout public, fuori abbonamento: il concerto dell’Orchestra Popolare delle Dolomiti (7 ottobre) e una doppia proposta inedita – che per la prima volta dedica anche ai più giovani uno spazio in orario serale – con lo spettacolo finalista al Premio Inbox 2016 “Pinocchio” di Zaches Teatro (17 novembre) e con il circo contemporaneo della compagnia italo-uruguayana El Grito (4 febbraio).
Una proposta articolata, quella di “Terrestri 2016 2017”, capace di generare una serie di progetti legati agli spettacoli e al linguaggio del teatro – tra i quali incontri con gli artisti, laboratori, performance, approfondimenti e la nuova sezione di appuntamenti dal titolo “Teatro da ascoltare” – ideati con alcune tra le realtà più significative del nostro territorio nell’ambito della promozione sociale e culturale, in un cantiere permanente di innovazione radicato nel territorio. Tra questi, il laboratorio con Tindaro Granata, realizzato in collaborazione con le associazioni LGBT del territorio, quello con Caroline Baglioni sull’indagine biografica e quello legato allo spettacolo “CARO GEORGE” sul rapporto tra arte e performance, con il filosofo Alfonso Cariolato e in collaborazione con Artemis/Jennifer rosa. Ma anche il progetto avviato con il fotografo vicentino Emanuele Tortora, a cui La Piccionaia ha affidato lo scatto utilizzato per l’immagine della stagione e che sarà protagonista di una mostra personale allo Spazio Mirror che sarà inaugurata l’11 novembre)
“Abbiamo scelto di utilizzare per la prima volta un’immagine originale, creata per noi da un giovane talento del nostro territorio, già affermato a livello nazionale – spiega Sergio Meggiolan – avviando un progetto triennale che ci vedrà collaborare con tre diversi fotografi vicentini. L’immagine di quest’anno è molto bella e stratificata, con un piccolo cervo-giocattolo che osserva uno strano pianeta fucsia mentre una mano gentile lo sorregge. Il pianeta è quello del teatro, la mano quella di noi spettatori. È allo stesso tempo un desiderio e un invito: a prenderci cura di quello sguardo pieno di stupore e a cambiare prospettiva sulle cose. Senza perdere la voglia di sognare, ma con i piedi per terra, sentendoci parte di questo pianeta. Per riscoprirci animali di questo mondo: ancora una volta esseri umani, ancora una volta Terrestri”.
Gli abbonamenti saranno disponibili dal 27 settembre, in due diverse formule: all’intera rassegna (intero 100 euro, ridotto 80) e a 5 spettacoli a scelta libera (intero 65 euro, ridotto 55). Le tessere saranno prenotabili anche telefonicamente oppure on-line dal sito del Teatro Astra e acquistabili presso l’Ufficio del Teatro Astra (Contrà Barche 55) con i seguenti orari: dal martedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17.45, e fino al 5 novembre anche il mercoledì pomeriggio fino alle 19 e il sabato mattina dalle 10 alle 13. I biglietti saranno in vendita dall’8 novembre al costo di 15 euro l’intero e 12 euro il ridotto (senza costi di prevendita).
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Informazioni per il pubblico: Ufficio Teatro Astra, Contrà Barche 55 – Vicenza; telefono 0444 323725, info@teatroastra.it, www.teatroastra.it
I materiali per la stampa sono scaricabili dal sito
http://www.teatroastra.it/2016/09/terrestri-2016-2017-il-pianeta-del-contemporaneo/
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IL PROGRAMMA
ven 11 nov gabriele vacis / cantieri teatrali koreja la parola padre. ojciec татко баща
sab 26 nov shi yang shi tong men (g)
sab 03 dic mario perrotta / paola roscioli lireta. per chi viene dal mare
ven 13 dic fratelli dalla via personale politico pentothal. opera rap per andrea pazienza
sab 28 gen caroline baglioni gianni
sab 11 feb silvia bertoncelli the gardeners. where we forgot
sab 18 feb giuliana musso mio eroe
ven 03 mar agrupación señor serrano a house in asia
ven 17 mar tindaro granata geppetto e geppetto
sab 01 apr antonio latella caro george
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Inaugura il cartellone, venerdì 11 novembre, l’unica regionale di “LA PAROLA PADRE. OJCIEC ТАТКО БАЩА” di Cantieri Teatrali Koreja: regia e drammaturgia di Gabriele Vacis per sei giovani attrici di diversa nazionalità – italiana, polacca, bulgara e macedone – selezionate durante un giro di seminari tenuti dalla compagnia pugliese nell’Europa centro-orientale. Sei giovani donne che si incontrano in uno dei tanti crocevia del presente, quei non luoghi che frequentiamo senza vedere. Ola, Anna Chiara, Simona, Irina, Alessandra, Rosaria. Tutte parlano più o meno inglese. Quali sentimenti coltivano sei ragazze di nazionalità diverse, che si parlano attraverso una lingua comune superficiale? Hanno memorie comuni? Che storie possono raccontarsi e raccontare? E, soprattutto hanno una storia comune da raccontare? Immagini, danze, musiche e parole che frullano identità impossibili, mobili, fluide. Scintille di senso imprevedibili. Tutte hanno conti in sospeso con la loro patria, tutte hanno conti in sospeso con i loro padri.
Ancora più a est, verso la Cina: il 26 novembre andrà infatti in scena “TONG MEN (G)”, spettacolo prodotto dallo Spazio Compost di Prato per la regia di Cristina Pezzoli e interpretato da Shi Yang Shi in doppia lingua, cinese e italiano. Yang è nato a Jinan, nel Nord della Cina, nel 1979. A 11 anni è arrivato in Italia insieme alla madre: è stato lavapiatti, venditore ambulante di erbe e unguenti cinesi sulle spiagge, studente bocconiano, traduttore simultaneo per ministri, imprenditori e registi internazionali di cinema; attore di teatro, tv e cinema, e recentemente, inviato speciale de “Le Iene”. Come molti ragazzi di seconda generazione conosce poco sia la storia della sua “vecchia patria” che quella della nuova; è abitato da brandelli e macerie di identità e culture, ma obbligato a trovare nuovi equilibri e sintesi tra la cultura del luogo in cui è nato e quella di dove è cresciuto. Attraverso le vite dei suoi antenati, Yang ha fatto un viaggio alla ricerca delle sue origini e ha avuto modo di conoscere da vicino alcuni momenti della grande storia della Cina. La trisavola moderna, i bisnonni paterni, il nonno materno e il padre sono i protagonisti di narrazioni che attraversano la guerra civile tra nazionalisti e comunisti, l’invasione giapponese, la rivoluzione culturale di Mao fino ad arrivare agli anni ’80 con Zhang Chen, lo zio materno down che come un fool chiude il “libro degli antenati”. Nella seconda parte lo spettacolo racconta la “riprogrammazione culturale” di Yang avvenuta in Italia a partire dal 1990 e le contraddizioni, le possibilità, il precario equilibrio della condizione di uomo orientale / occidentale che vive in Italia da oltre 20 anni e dal 2006 è cittadino italiano. Italia vs Cina: Yang -Arlecchino traduttore e traditore di due padroni, a chi dà ragione? Da che parte sta? E come si esce da un conflitto che sembra non poter essere conciliato, come in ogni tragedia degna di questo nome?
A seguire, il 3 dicembre, torna all’Astra uno dei maggiori protagonisti della scena nazionale: il regista, autore e attore tre volte Premio Ubu Mario Perrotta, che presenterà in prima regionale la sua ultima regia, “LIRETA. PER CHI VIENE DAL MARE”, realizzato in co-produzione con La Piccionaia. Sul palco Paola Roscioli, protagonista di una vicenda di immigrazione che ricostruisce anche un capitolo della storia italiana, quello degli sbarchi dall’Albania negli anni ’90. La protagonista è Lireta, una donna su un gommone con la sua bimba di appena tre mesi, in viaggio verso la Puglia. “Se arriva la guardia costiera d’Italia buttatevi in acqua!”, hanno detto a tutti. Ogni volo sull’onda precede uno schianto sull’acqua arrabbiata e ogni schianto è un ricordo. Ricordo di un padre con l’alcool e la mano facile, un padre che serra i figli sotto chiave mentre picchia la moglie. Ma Lireta non cede e ogni volta, disperata, tenta una difesa di quella madre così remissiva. Ricordo di un matrimonio con chissà chi, combinato tra famiglie senza che lei possa dire una parola. Ma Lireta non cede, e rifiuta tutto: l’uomo, il matrimonio, e anche la famiglia. Ricordo di un fuga da casa e di un innamoramento, “che io” le diceva lui “se mi ami ti porto in Italia”. Ricordo di una casa vicino al mare, chiusa a chiave aspettando che la portino, insieme alle altre, sulle strade d’Italia, “che io se mi ami ti porto in Italia”, dicevano anche gli aguzzini delle altre. Ma Lireta non cede, e scappa. Ma uno di loro, un aguzzino, la insegue per giorni, la prende, la guarda negli occhi e le dice “ti amo”: anche lui, come l’altro, le dice “ti amo”. E nasce una bimba. Ricordo di quando con lui e con la bimba in braccio, decidono di prendere quel gommon. E Lireta non cede e si serra più forte la bimba sul petto. Ricordo di un volo, a qualche metro dalla costa del Salento, un volo verso l’acqua spinti giù dal Caronte che guida il gommone. Ed è qui che tutto si sospende: vola Lireta, vola il compagno e vola la bimba di soli tre mesi e un’intera esistenza passa davanti agli occhi, in quel tempo infinito passato per aria, prima del contatto con quel mare che è morte, che è vita nuova.
Il 2017 si aprirà con un appuntamento d’eccezione, che segna anche l’avvio di “Classico Contemporaneo”: dopo i due studi preparatori presentati nel corso delle precedenti edizioni del progetto, i Fratelli Dalla Via presenteranno infatti in anteprima assoluta il 13 gennaio lo spettacolo “PERSONALE POLITICO PENTOTHAL. OPERA RAP PER ANDREA PAZIENZA”, prodotto da La Piccionaia. I due artisti di Tonezza del Cimone, divenuti ormai una delle realtà più brillanti della nuova generazione teatrale, porteranno sul palco dell’Astra un racconto scenico in beat ispirato all’imprevedibile tavolozza linguistica di Pazienza e al marzo bolognese del ‘77, con l’aiuto dei rapper vicentini Dj Ms, Lethal V, Moova, Rebus e Zethone, riuniti nella realtà indipendente Gold Leaves Academy. Racconta Marta Dalla Via: “Fitti fatti di fattanza raccontano di un’eroina fatta di eroina che cerca di disintossicarsi tramite una favolosa e favoleggiata cura del sonno. Ecco cosa. Ispirata dall’imprevedibile tavolozza lessicale di Andrea Pazienza, per questo racconto scenico in beat cercavo dei compagni virtuosi, pieni di talento e moderatamente dannati. Veloci, abili e audacemente contro, come Paz. Ma soprattutto cercavo giovani autori. Li ho trovati. Sono rapper che non girano dalle parti del pop. Ecco chi. Il teatro è lo spazio dell’ignoto. Il rap dice tutto quello che non si può dire. Entrambi devono parlare quando gli altri stanno zitti. Ecco perché”.
Marta e Diego Dalla Via, già Premio Scenario nel 2013 con “Mio figlio era come un padre per me”, passeranno il testimone di “Terrestri” a Caroline Baglioni, vincitrice quest’anno dello stesso riconoscimento (nella sezione Ustica per l’impegno civile) con “GIANNI”, che sarà all’Astra il 28 gennaio. Racconta Caroline: “Avevo circa tredici anni. Mio padre tornò a casa e disse che era arrivato il momento di occuparci di Gianni. Era un gigante, Gianni. Alto quasi due metri, ma a me sembravano tre. Gianni era proprio grosso e nella mia mente è un film in bianco e nero. Gianni sembra oggi un ricordo lontano, ma era lontano anche quando c’era. Era lo zio con problemi maniaco-depressivi che mi faceva paura. Aveva lo sguardo di chi conosce le cose, ma le ripeteva dentro di sé, mica ce le diceva. Fumava e le ripeteva dentro di sé. Gianni non stava mai bene. Se stavamo da me voleva tornare a casa sua. Se stava a casa sua voleva uscire. Se era fuori voleva tornare dentro. Dentro e fuori è stata tutta la sua vita. Dentro casa. Dentro il Cim. Dentro la malattia. Dentro al dolore. Dentro ai pensieri. Dentro al fumo. Dentro la sua macchina. E fuori. Fuori da tutto quello che voleva. Non aveva pace Gianni. Ogni centimetro della sua pelle trasudava speranza di stare bene. Stare bene è stata la sua grande ricerca. Ma chi di noi non vuole stare bene? Cercava le “condizioni ideali” Gianni, e parlava, parlava di “quando prima”. “Prima” era una delle sue parole preferite. Prima Gianni stava bene, si era ammalato da giovane, ma non così giovane da non potersi ricordare del “prima”, del basket e delle donne che aveva avuto. Nel 2004, in una scatola di vecchi dischi, ho trovato tre cassette. Tre cassette dove Gianni ha inciso la sua voce, gridato i suoi desideri, cantato la sua gioia, espresso la sua tristezza. Per dieci anni le ho ascoltate riflettendo su quale strano destino ci aveva uniti. Un anno prima della mia nascita Gianni incideva parole che io, e solo io, avrei ascoltato solo venti anni dopo. E improvvisamente, ogni volta mi torna vicino, grande e grosso, alto tre metri e in bianco e nero”.
Spazio alla danza con la prima nazionale di “THE GARDENERS. WHERE WE FORGOT” della compagnia Naturalis Labor. Coreografia e regia di un altro giovane talento, Silvia Bertoncelli, sul palco insieme a Valentina Dal Mas, Stefano Roveda e Paolo Ottoboni. Lo spettacolo nasce dall’esigenza di sentire, di percepire qualcosa come una grazia così spesso estranea al presente. Una grazia di cui poter respirare. Dove trovare una suggestione per immaginarla? Forse in un giardino lontano, nell’epoca in cui l’Europa fioriva nei suoi giardini. Fare come se a separarci da quel tempo non fossero i secoli trascorsi, ma solo l’oblio di una dimenticanza. Così possiamo immaginare di venire rapiti con la nostra sensibilità in un’epoca estraniante, nell’epoca dei giardini. Cosa ne è per noi della grazia? In questo percorso, in cui le sensibilità collidono e le epoche collassano le une sulle altre, la grazia si rivela in un sospiro, un fulgore abbagliante.
Il 18 febbraio sarà la volta di una delle protagoniste indiscusse del teatro di narrazione civile e sociale italiano, Giuliana Musso, che dopo “La fabbrica dei preti” e “Wonder Woman” torna all’Astra con il suo ultimo spettacolo dal titolo “MIO EROE”. Il macro-tema è la guerra, il soggetto la biografia di uno dei 53 soldati italiani inviati in Afghanistan durante la missione ISAF (2001- 2014), la voce narrante è quella di una madre. Che racconta la vita del figlio: la nascita, i primi mesi, l’infanzia, l’adolescenza. Una racconto in cui il riso e il pianto si rincorrono e in cui trova spazio un discorso etico e politico che si interroga sulla logica della guerra come sistema di soluzione dei conflitti internazionali, sul mito della patria, del sacrificio dell’eroe e sul tema del valore della vita umana. Solo alla fine sarà visibile, come una filigrana in controluce, che il macro tema era invece la menzogna, il soggetto eravamo tutti noi e la voce era quella della razionalità umana.
Per la prima volta a Vicenza, arriva da Barcellona la compagnia Agrupación Señor Serrano, Leone d’Argento alla Biennale di Venezia 2015, che porterà sul palco dell’Astra proprio lo spettacolo presentato lo scorso anno nella città lagunare, “A HOUSE IN ASIA”. La casa a cui fa riferimento il titolo è l’ultima dimora pakistana in cui Bin Laden si nascondeva con la sua famiglia e di cui esistono due copie identiche: quella costruita dalla CIA in una base militare del Carolina per l’esercitazione dei marines e quella realizzata in Giordania per il film “Zero Dark Thirty”, che racconta la più grande caccia all’uomo della storia del XXI secolo. Modellini in scala, proiezioni video con editing in tempo reale, performer volontari e sovrapposizione di immagini e stimoli sono il linguaggio che ha reso la compagnia una tra le più innovative a livello internazionale. Indiani e cowboy. Aerei e birre. Copie e riflessi, imitazioni e hamburger… Il western teatrale dei catalani più esplosivi della scena europea.
Si torna in Italia con un talento indiscusso e pluripremiato della nuova scena, già ospite del teatro Astra fin dal 2013 col suo folgorante esordio “Antropolaroid”: si tratta di Tindaro Granata, che il 17 marzo presenterà il suo nuovo lavoro “GEPPETTO E GEPPETTO”, osannato da pubblico e critica dopo il debutto dello scorso giugno. Scritto e diretto dall’artista siciliano dopo un intenso lavoro di analisi sociologica condotto attraverso incontri e interviste nei movimenti e nelle associazioni ma anche nei bar, alla stazione, sui tram e per la strada, lo spettacolo affronta il tema del diritto alla genitorialità delle coppie omosessuali. Protagonisti sono Tony e Luca, che stanno insieme da diversi anni: sono una famiglia. Per essere una famiglia felice basta che due persone si amino. Per essere una famiglia “davvero” felice c’è bisogno di portatori sani di gioia: i bambini. Tony vuole diventare padre. Luca vuole aspettare. La madre di Tony vuole evitare che accada. Franca (amica dei due) vuole capire come si può fare. I due vanno in Canada, e come il primo papà single della storia di tutte le storie, Geppetto, “fanno”, “fabbricano”, “costruiscono”, “creano” il loro piccolino. Geppetto e Geppetto tornano in Italia con il loro figlio Matteo. Matteo cresce con amore. Passano trent’anni. Il giorno del ventennale della morte di Tony, Matteo rivendica qualcosa al padre Luca, vomitandogli addosso tutto quello che gli ha causato crescere in una famiglia non “normale”. Lo accusa di qualcosa che è mancato. Luca si difende, ma qualsiasi cosa dica, agli occhi di Matteo sbaglia. I due si scontrano, si odiano e si ammazzano di botte, urlano e spaccano mobili finché lasciano l’uno alla solitudine dell’altro. È difficile essere figli di gay, ma è difficile anche essere padri di figli normali. Un giorno Matteo andrà, Geppetto ritornerà, l’altro Geppetto perdonerà, come in una famiglia “normale”.
Chiude il programma Antonio Latella, nome di spicco a livello europeo nonché neo-direttore della Biennale Teatro di Venezia. Già ospite dell’Astra a inizio carriera con i suoi spettacoli dirompenti, Latella tornerà il 1° aprile con la prima data veneta – dopo il debutto a Venezia di due anni fa – dello spettacolo “CARO GEORGE”, di cui firma la regia. In scena, Giovanni Franzoni vestirà i panni di Francis Bacon e del suo amante e modello George Dyer, morto suicida alla vigilia della mostra che nel 1971 a Parigi consacrò il pittore irlandese come uno dei più grandi artisti del suo tempo. Davanti ai dipinti che raffigurano George, Bacon rivive la relazione con il compagno, in un momento in cui trionfo artistico e fallimento esistenziale si confondono, diventando anch’essi, inevitabilmente, materia del dipingere.