Teatro alle Tese – ore 20
Consegna Leone d’oro alla carriera: Salvatore Sciarrino
Consegna Leone d’argento: Ryo Murakami
London Sinfonietta
Anna Radziejewska| soprano
Marco Angius| direttore
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Nel discorso con cui il presidente della Biennale, Paolo Baratta, consegna formalmente il Leone d’Oro al compositore palermitano, c’è il sunto di cosa Sciarrino rappresenti per la storia della musica contemporanea.
“Ogni volta che consegno un Leone d’Oro, ricevo critiche ed elogi.
Quest’anno ci sono state solo critiche e tutte per non averglielo dato prima.”
L’impatto di Sciarrino negli ultimi cinquant’anni è stato quello di una boccata d’ossigeno per una musica in apnea. Sperimentatore e scopritore di suoni alternativi, ha introdotto peculiarità ora parte dei libri di didattica, componendo brani entrati nel repertorio di tutta la nuova generazione di musicisti.
Il concerto di sabato sera, per la premiazione, sotto la direzione di Marco Angius, è sembrato più una festa di ringraziamento che una puntuale esecuzione della sua musica.
Merito anche della attenta conduzione di Angius, anima direttoriale del lavoro di Sciarrino, che alla guida della London Sinfonietta, orchestra da camera specializzata nel repertorio contemporaneo, ha voluto omaggiare il compositore italiano.
Prima del concerto spazio alle due premiazioni per i Leoni, prima quello d’argento a Ryo Murakami (qui recensione del suo concerto, https://www.teatrionline.com/2016/10/60-biennale-musica-musica-moderna-e-musica-contemporanea/) e poi quello d’oro, con uno Sciarrino visibilmente emozionato per il lungo applauso tributatogli.
Ad aprire la celebrazione un brano fortemente voluto da Angius, uno Sciarrino d’antan “…da un Divertimento”, alba compositiva con i primi modellamenti di materia, in cui già si sentono i particolari segni distintivi e il divenire della materia pulsante delle successive produzioni.
A seguire i “Trois poemes de Stephane Mallarmè” di Ravel, le “Due poesie di Balmont” e “Tre liriche giapponesi” di Stravinskij. Non solo brani elettivi e affini a Sciarrino, ma necessari, e piacevoli, riempitivi della serata.
L’esperienza di Angius li ha trasformati, così, in brevi intermezzi evocativi, zefiri raffinati ed ermetici.
Il delicato dialogo fra strumenti e voce, Anna Radziejewska, la recente musa vocale di Sciarrino, è apparso sempre vario e imprevedibile, come richiesto da partitura, anche se alcune volte la voce del soprano, forse troppo abituata ad essere uno degli strumenti delle partiture di Sciarrino, sembrava più concentrarsi sull’interpretazione del testo che sulla potenza sonora, venendo alcune volte coperta dall’ensemble.
Intermezzo fra di essi, la prima assoluta, su commissione della Biennale, de “Immagina il deserto”, ciclo vocale sul confronto con sé stessi e la facilità di perdersi in questa battaglia.
Ciclo ancora in divenire compositivo, in cui i testi, di diversa origine, interagiscono direttamente con gli strumenti, i cui suoni mai sono nella forma canonica a cui siamo abituati, in un nuovo corso di recitar cantando.
A conclusione della serata, “Cantiere del poema” del 2011, che come spesso accade per i titoli di Sciarrino, più realistici e puntuali di quanto si pensi, è apparso come il laboratorio cui Sciarrino ha lavorato per rivoluzionare, dopo fiati e archi, anche la voce.
Cantiere ancora aperto, come rivelato dallo stesso compositore durante la conferenza organizzata nella mattinata nella sede centrale della Biennale e che lo porterà probabilmente all’opera prevista per il 2017 alla Scala, sulla vita di Stradella, intitolata “Ti vedo, ti sento, mi perdo”.
Applausi prolungati finali e per l’ensemble e per la solista, poi allargati a Sciarrino, salito sul palco per ringraziare chi era intervenuto alla celebrazione.