Vincenzo Manna torna dopo sei anni ad uno dei primissimi testi della sua produzione drammaturgica. “Cani” rappresenta il secondo tassello della prolifica vena autorale del regista romano, classe ’77, da sempre diviso tra le forme della scrittura e della messinscena. Una divisione che però non è scissione, come dimostra questo progetto in cui l’autore – con tutta la distanza apportata dal tempo – mira a ricostruire una spazialità attorno alle parole delle pagine.
Il lavoro si propone ad una processualità lenta, che lasci emergere spontaneamente le tensioni attuali del testo tramite una collaborazione diretta tra regista ed attori. Qui si inserisce l’idea di una mise en espace come quella di Pescara, sul rinnovato palco del Florian Espace, che rappresenta uno studio per futura messinscena ma anche un momento di incontro costruttivo con il pubblico. In scena, Federico Brugnone ed Aram Kian porgono veracemente gli strumenti e le cornici del testo entro cui si muovono senza infingimenti convenzionali.
La cavità scenica completamente spoglia, privata di ogni effetto estetizzante della luce (narrativo o psicologico che si voglia), si riempie solo dei suoni ovattati di una colonna sonora che sembra voler avvolgere le parole in una nebbia di rarefazione, più che apporvi colorazioni emotive. Allo stesso modo, l’essenzialità della mise en espace come linguaggio scenico si inscrive con coerenza nelle corde di un regista come Manna, fermo assertore di una cifra stilistica essenziale.
Ma soprattutto raggiunge il sistema di forze interne al testo sul terreno di un isolamento fisico e psicologico dei personaggi, lungo le curve di una deriva estrema che proietta l’azione su di un piano universale, avvicinandola alla pastosità del racconto mitico.
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CREDITS:
“Cani” di Vincenzo Manna
con Aram Kian e Federico Brugnone
Genere: Lettura scenica
Testo: Vincenzo Manna
Regia: Vincenzo Manna
Disegno Luci: Javier Delle Monache
Produzione 369gradi, in collaborazione con Armunia Festival Inequilibrio, Florian Metateatro, 20chiavi Teatro