Un piccolo acquario senza pesci, un triangolo bianco e un’infinita inerzia nello stare, nel galleggiare, nello stare, stare fermi finché la soffocata voce di un se stesso non compiuto si fa strada in un urlo lacerante, provocando una tempesta nella vasca da bagno, nella quale un altro io sdoppiato, vestito da marinaio, fa da timoniere di quel rimorso che prende forma, più che in un perdersi, in un nebbioso non ritrovarsi, fremente d’indifferenza. Ad aggrapparsi al salvagente sarà ancora chissà quale altro io, che vedremo ballare, ballare divinamente, alla sola condizione di tenersi forte con le mani il salvagente sulla faccia.
Il dramma di un cosciente autoannientamento dell’Io, che non riesce ad estinguersi completamente: dal suo rimpicciolirsi, dalla sua frammentazione, si crea una fortissima esplosione interiore, un’introspezione delirante in cui ogni caratteristica dell’Io sembra essere fugace, in cui la protagonista si sdoppia, si specchia, si perde e si maschera, vince contro la se stessa da cui scappa, e se non può scappare, allora balla.
“Artista mancata, ovvero assicuratrice frustrata” è così definita la protagonista di questa primitiva ricerca di autocoscienza che galleggia in un limbo tra mondi possibili, tra un io e un altro il cui antitetico rapporto si capovolge continuamente, attraverso ombre di figure precarie. In questo vorticoso turbine, della tentata autoaffermazione non rimane che uno strascico di fragilità. Non c’è delitto peggiore di quello commesso contro se stessi, contro il proprio talento e la propria personalità, e il rimorso, questa mancanza verso di sé, richiama le Erinni, ministre di giustizia, che entrano nella nostra casa per mano alla Cosa Brutta.
Da piccoli ci insegnano che quando ci si perde è bene, in assenza di un punto di riferimento, rimanere dove si è, così da poter essere ritrovati. Cosi, quando capita di allontanarsi troppo da se stessi, dopo viaggi tra mondi e comete, si potrebbe pensare razionalmente di trovare l’ultimo punto di riferimento dal quale si è cominciato a perdersi; e spesso questo luogo è l’acqua.
In anteprima nazionale questo riuscitissimo spettacolo è stato presentato al progetto H.O.R.S. dalla compagnia Ortika.
L’ideazione e la regia sono di Alice Conti, che insieme a Veronica Lucchesi porta sul palco una recitazione impegnata, forte, sempre accompagnata da un velo d’ironia tragicomica, capace di trascinarci nel più profondo della contraddizione umana qui rappresentata, anche per merito del testo di Chiara Zingariello; la scenotecnica è gestita da Alice Colla, e le maschere sono di Greta Canalis.