Scritto e diretto da Peppe Fonzo
Assistente alla regia Katiuscia Romano
Con Luigi Credendino
Produzione Magnifico Visbaal Teatro
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Lo spettacolo “Fuje Filumena” scritto da Giuseppe Fonzo e interpretato da Luigi Credendino esemplifica la volontà del Nuovo Teatro Sanità, attraverso autori autoctoni giovani o meno, di portare avanti un percorso teatrale che, con una scrittura semplice e immediata, sia capace di catturare un pubblico trasversale, aperto a venature popolari che possano favorire la partecipazione di una platea varia.
Stavolta si è deciso di prendere come spunto la storia drammatica di Filumena Marturano e Domenico Soriano dai quali Fonzo trae la disparità della condizione sociale nonché la differente percezione del legame stesso, per riversarli sul personaggio interpretato da Credendino, un travestito della Napoli popolare, non dissimile dai “femminielli” cui la drammaturgia partenopea dopo Eduardo ha dato una dignità teatrale, oltre che antropologica e sociale.
La novella Filumena è sola sul palcoscenico, in tuta rosa acceso, in un vano cucina/ingresso della sua piccola casa, tutta intenta a riporre la sua spesa. L’interno, dunque, che ricorre nel dramma di Rosalinda Sprint o della Jennifer ruccelliana, è corredo necessario a questo “ibrido” umano col corpo da uomo ma natura di donna con cui diviene tutt’uno, sino a sentirsi “regina” dello stesso ambiente domestico. Filumena rivolge gli occhi al pubblico, rendendolo direttamente silenzioso interlocutore di un flusso di ricordi che spesso eccede in soliloquio. La prostituzione, l’innamoramento per un uomo violento, infedele, brutale sino alle sevizie, sino all’omicidio dei tre figli di quest’ultimo ad opera della stessa vendicatrice Filumena, ormai rinchiusa in un appartamento ipertecnologico dall’amante; è tutta qui la sua storia che diverge dallo spunto eduardiano di partenza per assemblare quelli degli autori successivi. Intrisa di elementi popolari-trash contemporanei, fra whatsapp, facebook e Fabrizio Corona, fra i telefilm americani, questa Filumena gioca con i più sdoganati cliché e luoghi comuni tanto che la funambolica conclusione del “delitto perfetto” e di un nuovo, più felice incontro, ci rende palese l’intenzione di una scrittura leggera e di una messa in scena comica, ma non certo irriverente.
Sappiamo che fuori dallo stesso teatro creature del genere continueranno a brulicare nei quartieri più controversi della città con la medesima fragilità che le ha da sempre contraddistinte. Ma non è la realtà odierna dei “femminielli” che si voleva rappresentare, sicché nel nostro immaginario teatrale ci appaiono ormai sorpassati; l’idea di Fonzo, rafforzata dalla plasticità interpretativa di Credendino, corrisponde ad un racconto teatralizzato che gioca spudoratamente con i più comuni cliché.