Corpo di Ballo del Teatro alla Scala
Coreografia Jean Coralli – Jules Perrot
Ripresa coreografica Yvette Chauviré
Musica Adolphe Adam
Direttore Patrick Fournillier
Scene e costumi Aleksandr Benois rielaborati da Angelo Sala e Cinzia Rosselli
Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala
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“Giselle è sinonimo di morte e di sogno. I termini si rovesciano: l’atto della vita è morto, quello della morte è vivo. Vivo è il sogno.”
Carla Fracci
La Giselle in scena al Teatro alla Scala passa del tutto inosservata rispetto agli avvenimenti che fanno parlare del Ballo Scaligero in questi giorni. Sappiamo tutti, infatti, che a meno di un anno dalla sua nomina a Direttore Mauro Bigonzetti ha rinunciato al ruolo di guida del corpo di ballo, ufficialmente a causa di una patologia alla schiena che impedirebbe qualsiasi tipo di sforzo per il prossimo futuro. Sono tuttavia ben note le polemiche attorno alla sua nomina, alla scelta dei titoli della nuova stagione 2016/2017 – considerata di stampo troppo contemporaneo per un corpo di ballo di identità super accademica, tanto da vociferare una sfiducia nei ballerini nei suoi confronti – e, non da ultimo, la decisione di non accompagnare la recente tournée in Cina e Giappone. Era quindi difficile immaginare una collaborazione proficua. A sostituirlo ad interim fino a febbraio 2017 sarà il Maestro Frédéric Olivieri, attuale Direttore della Scuola di Ballo e già guida della compagnia dal 2002 al 2007.
Ma parlando di danza, la Giselle ora in cartellone è quella dello storico e ormai consueto allestimento di Jean Coralli e Jules Perrot con la ripresa coreografica di Yvette Chauviré: l’intramontabile capolavoro romantico che abbiamo ammirato innumerevoli volte con protagonisti le étoiles Roberto Bolle e Svetlana Zakharova ma che continua ad affascinarci per la sua magnifica danza ed il suo sentimento puro.
Sembrerebbe cosa da poco, ballare Giselle. In realtà, ogni rappresentazione nasconde per l’interprete una vera e propria sfida: essere allo stesso tempo umana e puro spirito. La storia tratta di una giovane contadina che, innamorata del nobile Albrecht, impazzisce e muore di dolore nello scoprire che il suo amato è già promesso ad una ragazza di pari rango. Entrerà quindi nella schiera delle Willi, le ragazze morte prima delle nozze, che nelle notti di luna si riuniscono per danzare e far danzare fino alla morte chi osi avvicinarle. Albrecht, giunto alla tomba di Giselle per chiederne il perdono, cade loro vittima ma riuscirà a salvarsi grazie all’aiuto dell’amata.
L’unione tra anima e corpo, dunque, dà senso a tutta la trama e trova la sua giustificazione nel doppio universo – vita/morte, umano/sovrannaturale – proprio del balletto romantico e perfettamente bilanciato nella coreografia di Perrot-Coralli.
Nella quarta recita del 12 ottobre, con Bolle e Zakharova assistiamo ancora una volta ad un vero e proprio trionfo della danza d’eccellenza. Nei panni della protagonista, Svetlana Zakharova incanta per la delicatezza delle linee e la plasticità dei movimenti. Eccellenti le veloci battute e i giochi parterre del primo atto che lasciano posto a meravigliosi equilibri ed estensioni nell’atto bianco del regno delle Willi. L’interpretazione del Principe di Roberto Bolle completa la perfezione. Lo vediamo più coinvolto ed espressivo di sempre: smaliziato e allegro nelle danze del primo atto, è poi straziato dal pentimento nell’atto bianco. Insomma, tanto per interpretazione quanto per tecnica e portamento, Bolle è la pura incarnazione del danseur noble. Insieme sulla scena, le étoiles danno vita ad un vero e proprio incanto.
Tra gli altri interpreti, ottima prova per Nicoletta Manni, superlativa Myrtha. Nobile di portamento, combina un salto e una tecnica sicure a un port des bras di innata delicatezza, da vera regina.
Bravo Marco Agostino nel ruolo di Hilarion e discreta prova, ma a tratti rigida e con qualche imprecisione, anche per Vittoria Valerio e Antonino Sutera nel pas de deux dei contadini.
Ma al di là dei nomi dei protagonisti, è opportuno dare merito all’eccellenza dell’intero ballo scaligero: non solo il corpo femminile all’atto bianco, ma anche tutti i solisti che hanno partecipato al primo atto. La conduzione di Patrick Fournillier, a capo dell’Orchestra del Teatro alla Scala, ha splendidamente messo in risalto il tono romantico della partitura, enfatizzando una danza di pura bellezza.
Applausi meritati per tutti.
La recensione si riferisce al balletto del 12 ottobre 2016.
Letizia Cantù