È dal 1974 che Les Ballets Trockadero de Monte Carlo continua a regalare momenti di raffinata ironia ai teatri di tutto il mondo, portando in scena alcuni dei più intramontabili classici della danza classica e contemporanea con un approccio a dir poco singolare.
Composta di soli ballerini uomini, che si cimentano nelle più complicate variazioni femminili su punte e tutù, la compagnia ha offerto agli spettatori dell’Arcimboldi uno spettacolo davvero singolare e genuinamente divertente, pur senza sfociare nella risata facile o nella volgarità.
La differenza tra umorismo e comicità, come insegna Pirandello, è sottile, e va colta nella grande preparazione di questi ballerini. La difficoltà di eseguire variazioni tanto veloci e “pizzicate”, per un corpo maschile (per di più sulle punte) è evidente, ma lo spettacolo punta proprio sulla rottura di quelle regole della danza classica che la rendono tanto elitaria.
Da qui assistiamo a cadute repentine, punte non stese ed esagerazioni esilaranti di tutti i sorrisi e le espressioni che contraddistinguono il volto delle ballerine classiche, disegnando una forma di umorismo raffinato ma esilarante.
Lo spettacolo parte con una frizzante presentazione della serata, che prevede svariate sostituzioni di fantomatiche ballerine assenti e/o presenti per gentile concessione, il tutto con un accento russo, subito dopo si apre il sipario su Il lago dei cigni, il balletto classico per eccellenza.
Questa è forse la parte in cui il sagace umorismo dei Trockadero fuoriesce con più dirompenza, mettendo gli spettatori di fronte ad una Odette e ad un Siegfried che tutto sono, tranne lo stereotipo a cui ci hanno abituato negli anni le rappresentazioni canoniche di questo classico della tradizione russa.
Ma anche gli altri personaggi non sono da meno: il Pas de Quatre messo in scena è il non plus ultra dello stravolgimento del concetto di “regola”, con teste completamente scoordinate o talmente coordinate da risultare quasi robot, scivolate e saluti al pubblico che si tramutano in una risata continua.
Nel secondo atto la compagnia ha proposto degli estratti dal balletto contemporaneo Patterns in Space. Da lodare in questo caso l’impegno con cui si cerca di portare in scena qualcosa di più moderno, che risulta però decisamente meno divertente, coinvolgente e dinamico per lo spettatore, il quale fatica a capirne il senso e la collocazione in un contesto di questo tipo.
Il terzo atto invece è quello che potremmo soprannominare “la rivincita delle bionde”, con estratti del classico Paquita, un grande titolo di repertorio, per altro di una difficoltà evidente, dovuta anche alla presenza di danze di carattere che ne arricchiscono i virtuosismi.
Ciononostante, viene messo in scena in maniera egregia, senza nulla da invidiare ad alcune delle migliori compagnie di danza classica odierne: le “ballerine” sono tecnicamente ineccepibili, e se non fosse per qualche smorfia esagerata o piede in flex, quasi si penserebbe di trovarsi di fronte ad uno spettacolo di tutto rispetto.
Sembra quasi che con queste variazioni, la compagnia urli il concetto basilare che accompagna l’intero spettacolo: per saper sbagliare con umorismo bisogna saper fare.
Niente da dire, ci riescono alla perfezione, dimostrando a tutto il pubblico in sala che non solo sono capaci di strappare risate, ma anche grandi applausi con una tecnicità eloquente, che urla ore di prove e di duro lavoro dietro le quinte.
Le soliste sono davvero perfette, e non si risparmiano di certo, anzi, fouettés à la seconde e piroette, tutto eseguito in maniera leggiadra. L’intero ensemble risulta armonioso e perfettamente sincrono, salutando il pubblico milanese con una stupenda danza di carattere, complessa, dinamica, coinvolgente e accattivante, che chiude il tutto in perfetto stile Trockadero.
A fine spettacolo, quindi, sonori e meritati applausi da una platea non gremita ma senza dubbio entusiasta.
La recensione si riferisce allo spettacolo pomeridiano di sabato 15 ottobre 2016.
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BALLERINI e ARTISTI
Robert Carter: Olga, Supphozova e Yuri Smirnov
Boysie Dikobe: Sonia Leftova e Andrei Leftov
Roberto Forleo: Marina Plezegetovstageskaya e Vladimir Legupski
Claude Gamba: Colette Adae e Dimitri Legupski
Paul Ghiselin: Ida Nevasayneva e Velour Pilleaux
Brock Hayhoe: Vanya Verikosa e Andrei Verikose
Chase Johnsey: Yakatarina Verbosovich e Roland Deaulin
Roberto Lara: Vera Tchumpakova e Tino Xirau Lopez
Davide Marongiu: Giuseppina Zambellini e Ivan Legupski
Fernando Medina: Gallego Sveltlana Lofatkina e S.M. (“Il Principe”) Myshkin
Christopher Montoya: Doris Vidanya e Ilya Bobovnikov
Raffaele Morra: Lariska Dumbchenko e Pepe Dufka
Alberto Pretto: Nina Immobilashvili e Stanislas Kokitch
Giovanni Ravelo: Irina Kolesterolikova e Marat Legupski
Britton Spitler: Katya Lukinatmeya e Jacques d’Aniels
Joshua Thake: Ephrosinya Drononova e Araf Legupski