“Risveglio di Primavera”, come riporta il sottotitolo “Eine Kindertragödie” è una vera e propria tragedia di fanciulli; opera scritta da Wedekind nel 1891, ha dovuto aspettare ben quindici anni per la sua prima rappresentazione, e anche successivamente è andata incontro a diversi ostacoli posti dalla censura per la schietta e lucida trattazione di tematiche sessuali, contro il concetto di una cultura del tabù. L’opera è stata molto apprezzata da Lacan, e anche Freud ne ha commentato una prima parte. Il carattere deciso ed esplicito con cui è affrontata la sessualità nei suoi vari aspetti è accompagnato da un tono di semplicità che fa emergere finemente una sconcertante acutezza tanto nella ricerca psicologica maschile che in quella femminile. Desiderio, amore, omosessualità, abuso, aborto, suicidio, violenza sono osservati e scoperti attraverso lo sguardo curioso, sano, sperduto dell’età critica dei quattordici anni, età in cui questa curiosità corre parallela ad un senso di inadeguatezza, di vergogna per i propri cambiamenti all’interno di un corpo che pare di non conoscere più, del quale si seguono con stupefazione le metamorfosi che creano continui punti interrogativi. L’andamento del testo segue armonicamente questa angosciosa ricerca tipica della pubertà, e i due universi maschile e femminile vengono descritti con acume attraverso i rapporti che ognuno dei personaggi tiene con gli altri. Nel tentato dialogo con i genitori, nelle domande tra coetanei, nei momenti di solitudine e riflessione si esprime quell’adolescenziale tensione, quella frenesia, quella voglia di arrampicarsi sui fienili che esplode, vacillante, sul mondo per conoscersi esplorandolo, mentre si sente soffocare sotto le lunghe stoffe del cilicio. Dalla violenza alla passione amorosa, ogni impulso umano che è stato schiacciato, viene ricercato in modo dirompente, in modi casuali, con febbricitante avidità di vita, e in quest’opera si mostrano le conseguenze più estreme a cui può si può arrivare opprimendo le più naturali tendenze umane in un eccesso disastroso di pudicizia, di finto puritanesimo che va contro la vita, che rischia di trasformare tutti gli uomini in involontari violenti e tutte le donne in regine senza testa, che minaccia il loro essere umani instillandovi un lacerante senso di inadeguatezza, ma che non può estirpare completamente il più naturale istinto alla vita.
Lo spettacolo è stato portato in scena al Teatro Leonardo, per il progetto M.T.M., dagli attori neodiplomati alla Scuola di Teatro Quelli di Grock: Nicolò Pessi, Alessandro Pavia, Chiara Pellegatta, Jacopo Peta, Eleonora Salvato, Nicole Zanin e Claudia Veronesi hanno offerto una performance piena di energia che si intona con le musiche dei The Smiths che a tratti la accompagnano. La regia è di Susanna Baccari e Claudio Orlandini, le scene sono di Maria Chiara Vitali.