Giovedì 29 settembre, Palazzetto Bru Zane
Saint- Saëns in salotto
Quartetto di Cremona
Violini – Cristiano Gualco, Paolo Andreoli
Viola – Simone Gramaglia
Violoncello – Giovanni Scaglione
Pianoforte – Andrea Lucchesini
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C’è qualcosa di speciale nel passare un’intera giornata di lavoro e studio sapendo di avere un appuntamento musicale la sera.
Un momento fermato sulla tua agenda, in cui sai che potrai rilassarti e ascoltare.
Niente pensieri, solo ascolto.
E così che, immerso in questo mantra, ho assistito al terzo appuntamento del festival dedicato a Saint-Saëns del Palazzetto Bru Zane.
Se le due serate iniziali (potete leggerne qui https://www.teatrionline.com/2016/09/saint-saens-fra-canto-e-violoncello/) si erano concentrate su uno strumento solista accompagnato al pianoforte, questo concerto ha visto l’unione di due dimensioni musicali da salotto, il pianoforte solista e il quartetto d’archi.
E’ sempre difficile unire due entità artistiche separate ed è per questo che è apparsa molto valida la scelta di introdurre i due mondi separatamente.
Se l’incipit è stato dato all’ottimo Andrea Lucchesini, con una parafrasi per piano solo di “La Mort de Thaïs”, il seguito ha visto il Quartetto di Cremona cimentarsi nel “Quatuor a corde n.1”.
Entrambi i brani descrivono il genio di Saint-Saëns. Se nel primo troviamo il pianista virtuoso, apprezzato dai salotti parigini, portare alcune delle pagine più di successo di un’opera dell’amico/rivale Massenet (basti pensare alla “Meditazione di Thais” che ancora oggi rimanere il brano più eseguito), nell’altro troviamo il compositore per strumenti ad arco, abile tanto nei colori quanto nei temi ben riconoscibili e contrastanti.
Nel quartetto si può notare come i quattro strumenti prendano strade separate ma simili e solo ogni tanto sembrino incrociarsi in un tutti omoritmico e sonoro, subito abbandonato per riprendere il percorso incominciato in precedenza.
Sovente al violino I (Cristiano Gualco) o al violoncello (Giovanni Scaglione) è dato il compito di portare avanti il racconto, al violino II (Paolo Andreoli) e alla viola (Simone Gramaglia), invece, l’onere di impreziosire con costanti interventi in controtempo.
Che questo si presenti nel primo tempo Allegro. Più Allegro o nel sincopato del Molto allegro quasi presto, non importa. L’importante è mantenere questa costante dicotomia omoritmia-controtempo.
Di ottima fattura il terzo movimento Molto Adagio, con i suoi lenti cambi armonici a note lunghe su cui fondare le cadenze solistiche del primo violino, sempre precise e musicali.
A conclusione della serata il Quintette pour cordes et piano op.114. Un continuo susseguirsi di modulazioni e contrappunto, in cui il pianoforte emerge più come solista che come elemento dell’insieme, nonostante l’ottima intesa fra gli esecutori.
Prossimo appuntamentio Venerdì 7 ottobre, con un programma per due pianoforti con i pianisti Ismaël Margain e Guillaume Bellom, alle ore 20, al Palazzetto Bru Zane.