La vitalità anarchica di un nutrito gruppo di attori per raccontare l’universo di Una vita violenta, spettacolo corale diretto da Massimo Popolizio che inaugura, in prima nazionale, mercoledì 26 ottobre (fino al 20 novembre) la stagione 2016/2017 del Teatro Argentina di Roma.
Guidati da Lino Guanciale, sul palco si alternano 18 giovani attori via via impegnati in diversi ruoli ciascuno a ricreare la vitalità della Roma che fu: il Riccetto, Agnolo, il Begalone, Alvaro, il Caciotta, lo Spudorato, Amerigo sono solo alcuni dei ragazzi delle borgate di periferia che parlano in romanesco e trascorrono le loro giornate cercando di assecondare il loro “naturale istinto della sopravvivenza” e che popolano le pagine di Ragazzi di vita, primo folgorante romanzo di Pasolini del 1955 che racconta un pezzo di storia che adesso non esiste più.
E se da una parte Ragazzi di vita apre la nuova stagione dello stabile romano, teatro nazionale, dall’altra va a chiudere ciclicamente il ricchissimo anno pasoliniano ricorso in occasione del quarantennale della violenta e prematura scomparsa del poeta corsaro, il 2 novembre 1975 all’idroscalo di Ostia e celebrato in tutta Italia grazie al lavoro del Comitato Pasolini presieduto da Dacia Maraini.
“Con Ragazzi di vita Pier Paolo ha inaugurato un rapporto con la città di Roma che resta inalterato anche se quella città non esiste più – ricorda la scrittrice – Pasolini è riuscito a raccontare la borgata romana attraverso una mimesi linguistica (era friulano), entrando in un altro mondo e rendendolo proprio”.
Contrariamente alle apparenze, Ragazzi di vita, produzione del Teatro di Roma, non è uno spettacolo genericamente giovanilistico ed energico, ma un affresco corale diviso in episodi e salti temporali che racconta le vicende dei personaggi e il loro modo di stare al mondo.
“Portare in scena Ragazzi di vita rappresenta una sfida incosciente. Ma non si tratta della trasposizione in sceneggiatura del romanzo – chiarisce subito Massimo Popolizio regista dello spettacolo con la drammaturgia di Emanuele Trevi – ma della commistione fra i personaggi e la terza persona, l’opposto del teatro di narrazione pur senza voler mai rincorrere il modello ronconiano. La letteratura offre una libertà enorme anche se pone molti problemi come quello linguistico. Ed è stata proprio la ricchezza della lingua romana con tutte le sue varietà e le sue accentuazioni, il punto di partenza dello spettacolo”.
E il romanesco di Pasolini, che aveva studiato non a caso la lingua Belli, viene trattato da Popolizio alla stregua di una sinfonia emotiva che viene rafforzata dalla presenza di un Narratore in terza persona.
“Ragazzi di vita è uno spettacolo che nasce per gli attori, ma questo romanesco non sarebbe così forte se non fosse affiancato dalla presenza di un Narratore creando un connubio esplosivo – continua il regista – Il Narratore parte organicamente da qualcosa e comincia a raccontare, ma è un narratore quasi mercuriale che si adatta alla situazione creando un rapporto diverso con gli attori, ora spiandoli, ora spingendoli. Lino Guanciale ha saputo unire come attore la sua capacità tecnica istrionica alla sua capacità emotiva”.
Lo scrittore Emanuele Trevi, autore della drammaturgia, è partito dalla totale libertà che offriva il romanzo del 1955 senza volersi sostituire all’originale o creare altre immagini.
“Libero dalle costrizioni di una vera e propria trama, in bilico tra il romanzo e la raccolta di racconti indipendenti l’uno dall’altro, il testo sembra consistere in una serie di scene nelle quali il senso del comico e quello del tragico non si oppongono ma si trasformano – spiega Trevi – In queste scene prevalgono una marcata gestualità e il parlato romanesco, o meglio quella singolare invenzione verbale, di gusto espressionista e non neorealistico, che Pasolini definiva una lingua inventata, artificiale. Non è insomma la lingua in cui parlano i «ragazzi di vita», ma la loro lingua”.
La scommessa di Popolizio d’altra parte sembra essere quella di ricreare uno spettacolo ben poco intellettuale lavorando soprattutto con gli attori, ma senza lasciarsi trasportare all’arroganza della certezza che si tratti di uno spettacolo risolutivo.
“Questa vuole essere solo un’idea di messinscena di Ragazzi di vita proponendo uno spettacolo in cui sopravvivono diverse linee. Non esiste solo le linea della sofferenza, ma vi si aggiunge anche una sottile linea di leggerezza e di humour. L’unico momento violento è demandato alla storia di tre cani, ma ho voluto eliminare il Pasolini violento e sofferente per lasciar emergere tutta l’ingenuità, lo stupore e il candore dei ragazzi di fronte a ciò che accade” conclude Popolizio.
Accanto a Lino Guanciale i 18 ragazzi di vita, Sonia Barbadoro, Giampiero Cicciò, Roberta Crivelli, Flavio Francucci, Francesco Giordano, Lorenzo Grilli, Michele Lisi, Pietro Masotti, Paolo Minnielli, Alberto Onofrietti, Lorenzo Parrotto, Cristina Pelliccia, Silvia Pernarella, Elena Polic Greco, Francesco Santagada, Stefano Scialanga, Josafat Vagni, Andrea Volpetti che si muovono sulle scene di Marco Rossi con i costumi Gianluca Sbicca e le luci Luigi Biondi. Ragazzi di vita debutta in prima nazionale il 26 ottobre alle ore 21, info e dettagli su www.teatrodiroma.net.