La passione per l’epica classica ha avvicinato la studiosa Eva Cantarella e l’attrice affascinata dai miti Giovanna Bozzolo, nella realizzazione del progetto di raccontare a puntate le vicende dell’Odissea.
Sei episodi autonomi incentrati su singoli temi, un serial poetico che porta alla ribalta miti, virtù e debolezze degli umani e degli dei.
La lettura scenica si avvale della traduzione di Rosa Calzecchi Onesti di taglio moderno, che valorizza il linguaggio semplice dell’originale. Ogni serata Giovanna Bozzolo, davanti a un leggio che costituisce l’unico elemento scenico, declama cinquecento versi intercalati dalle musiche di Franco Bezza, colonna sonora portante che contende il ruolo alla parola, con suoni moderni come la musica classica del Novecento di Ligeti e Nono, pezzi di Schumann e Shostakovich e brani pop anni Settanta.
Il lungo viaggio di ritorno di Odisseo (l’Ulisse latino) verso Itaca dopo la conquista di Troia espugnata con l’inganno del cavallo, è raccontato nei 24 libri in esametri attribuiti ad Omero, assemblando la tradizione orale.
Elena Cantarella, studiosa di Diritto greco antico, introduce al racconto in versi degli scenari epici e delle gesta dell’uomo che volle superare i confini dell’umana conoscenza, con interventi sull’aspetto sociale, poetico e religioso di ogni singolo episodio e dei personaggi che lo popolano.
Il primo è Penelope contesa. La regina è insidiata dai Proci che ritengono il loro re morto. Penelope astutamente dichiara che si risposerà solo dopo aver finito la tela per il suocero, che tesse di giorno e disfa di notte.
Il secondo è dedicato a Nausicaa e l’isola beata. Dopo una tempesta scatenata da Poseidone che gli è ostile, l’eroe greco approda sulla spiaggia dell’isola di Scheria dove Atena suggerisce in sogno a Nausicaa, figlia del re Alcinoo, di recarsi al fiume a lavare il corredo nuziale. Quando l’uomo si sveglia le ancelle fuggono e la ragazza suggerisce allo sconosciuto di chiedere ospitalità ai genitori, che il giorno successivo organizzano un banchetto in suo onore, durante il quale Ulisse svela la sua identità e, in un lungo flashback racconta le sue lunghe peregrinazioni. I Feaci, popolo che non conosce la guerra e per i quali la giustizia è amministrata dalla regina Arete, lo conducono a Itaca.
L’urlo del Ciclope. Ulisse si compiace di svelare come sia fuggito dall’antro di Polifemo, appartenente al popolo dei Ciclopi che vivono in un mondo senza leggi, legando se steso e i compagni alle pance del gregge, dopo averlo accecato e dichiarato di chiamarsi Nessuno.
Le seduttrici. Calipso, Circe e le Sirene. Nel suo vagare Ulisse si imbatte in numerose seduttrici, ad alcune cede ad altre resiste: sull’isola di Ogigia viene trattenuto otto anni dalla ninfa Calipso che, grazie all’intervento degli dei, finalmente lo aiuta a partire. La maga Circe lo ammalia per un anno. Al canto delle maliarde Sirene resiste eroicamente e dopo aver superato i mortali pericoli dei mostri Scilla e Cariddi, giunto in Trinacria perde gli ultimi compagni in una tempesta scatenata dal Sole.
Ombre, fumo e supplizi. L’eroe omerico è l’unico tra i viventi a scendere nell’Ade, il regno dei morti, dove incontra tra le anime vaganti la madre, l’indovino Tiresia e alcuni eroi greci come Agamennone e Achille.
Ulisse ritorna. Sotto le mentite spoglie di mendicante sulla spiaggia di Itaca, è ospitato dal fedele porcaro Eumeo che lo ragguaglia sull’arroganza dei Proci. Si rivela al figlio Telemaco e, giunto ad Argo, dopo una gara con l’arco organizza la vendetta contro i traditori, che nel mondo greco antico era ritenuto obbligo morale e sociale per riconquistare. Riconquistato il suo ruolo di re, la sua tenerezza è tutta per Penelope.
Il progetto, presentato in prima nazionale, è una produzione Teatro di Roma nel percorso di stagione Miti nel presente.