La Big Band Jazz di Paolo Tomelleri torna all’Auditorium a grande richiesta per proporre un concerto dedicato al Jazz degli anni ’40, che fu fortemente influenzato dalla Seconda Guerra Mondiale. A condurre l’orchestra – formata da 20 musicisti di fama internazionale, tra cui Tony Arco, Emilio Soana, Daniele Moretto, Fabrizio Bernasconi e la cantante Celeste Castelnuovo – sarà Paolo Tomelleri, musicista polistrumentista vicentino e milanese d’adozione, da oltre quarant’anni tra i protagonisti della scena musicale nazionale e internazionale.
Appuntamento sabato 10 dicembre (ore 20.30) all’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo in Largo Mahler.
I musicisti jazz degli anni ’40 attraversarono il drammatico periodo del secondo conflitto mondiale, e la loro musica ne subì fortemente l’influenza. Non a caso la rivista americana Down Beat scrisse: “I musicisti oggi non sono soltanto suonatori di jazz, loro sono i soldati della musica.” E infatti molti musicisti jazz sentirono l’esigenza di arruolarsi volontariamente mentre molti altri quella di portare all’estero la propria musica, con l’obiettivo di diffondere i valori americani nel mondo, fortemente avversati dai regimi totalitari, come fece la mitica orchestra di Glenn Miller.
Durante la serata saranno anche messi in evidenza momenti di approfondimento sui diversi aspetti della musica e del periodo proposto, con aneddoti e storie raccontate da Paolo Tomelleri con la sua consueta verve. Al termine del concerto la Big Band Jazz saluterà il pubblico dell’Auditorium con una carrellata di originali versioni jazz di celebri brani natalizi.
(Biglietti: posto unico euro 25,00; info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler, orari apertura: mar/dom ore 14.30/19.00, tel. 02.83389401/2/3; on line: www.laverdi.org www.vivaticket.it ).
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IL PROGRAMMA
Good Night Wherever You Are (Al Hoffman – D.Robertson – F. Weldon, 1944)
In The Mood (Joe Garland, 1939)
A String Of Pearls (Benny Goodman) composed by J. Gray – E. De Lange, 1941)
Moonlight Serenade (G.Miller – M.Parish, 1939)
At the Woodchopper’s Ball Il ballo del taglialegna (Joe Bishop – Woody Herman, 1939)
Mille lire al mese (C. Innocenzi – A. Sopranzi, 1938)
Ba Ba Baciami Piccina (R. Morbelli – L. Astore, 1940)
Ho un sassolino nella scarpa I’ve got a Pebble in my Shoe (F. Valci, 1953)
Santa Claus Is Coming To Town (H. Gillespie – J. Fred Coots, 1932)
Have yourself a merry little christmas (H. Martin – R. Blane, 1943)
Young man with a horn (M. Davis, 1950)
In cerca di te (perduto amore) (Eros Sciorilli, 1953)
White Christmas (Irving Berlin, 1940)
La canzone del boscaiolo Lumberjack song (P.Barzizza- R.Morbelli, 1941)
American Patrol (F. W. Meacham,1885)
e tanto altro ancora!…
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LA FORMAZIONE
Trombe
Stefano Bassalti, Daniele Moretto
Emilio Soana, Roberto Villani
Tromboni
Andrea Andreoli, Claudio Barbieri
Pierluigi Salvi, Luca Missiti
Sax
Alberto Buzzi, Gianpaolo Casu, Paolo Kromberg
Enzo Lamendola, Gilberto Tarocco
Pianoforte Fabrizio Bernasconi
Chitarra Sergio Farina
Contrabbasso Marco Mistrangelo
Batteria Tony Arco
Voce Celeste Castelnuovo
Direttore e Clarinetto Paolo Tomelleri
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Paolo Tomelleri e la Big Band
La big band trae origini dalle primitive marchin’ bands, ovvero le orchestre costituite da un insieme di strumenti a fiato sostenuti da strumenti a percussione, che suonavano per le strade di New Orleans durante matrimoni, feste di ogni tipo e funerali: erano vere e proprie sfilate musicali che si adattavano alla circostanza, ma sempre mantenendo la stessa impronta. Con il passare del tempo, e con l’arrivo di musicisti più preparati sul piano tecnico, la musica cominciò a essere scritta in partitura, per dare un’organizzazione più consona ai vari strumenti impiegati. Nacquero così le prime big band nel senso più compiuto del termine, non più impiegate per marce stradali, ma in locali al chiuso (le ballrooms) e nei teatri. Famose nella storia del jazz sono le grandi orchestre di Fletcher Henderson, Benny Goodman, Glenn Miller, Duke Ellington, Count Basie, che vissero da protagoniste gli anni d’oro del periodo swing, a ridosso del secondo conflitto mondiale. È a queste grandi orchestre che la Big Band di Paolo Tomelleri – una delle pochissime permanentemente attive in Italia e non solo – si ispira, presentando alcuni fra i brani più rappresentativi del genere swing.
Del resto, non è un caso che proprio Tomelleri riesca ancora oggi, a dispetto dei tempi non propriamente favorevoli, a tenere viva una tradizione che sa rinnovarsi e adattarsi alle esigenze del pubblico, pur mantenendo inalterata la sua impronta originale e originaria.
Tomelleri – per tutti, al di qua come al di là dell’Oceano, “il Benny Goodman italiano” – entra subito a far parte della famiglia dei musicisti di jazz, unendosi ai Windy City Stompers per cominciare una carriera lunghissima, piena di collaborazioni sempre ad alto livello, in Italia così come all’estero.
Tomelleri è autore, tra l’altro, di musiche da film, spettacoli teatrali, documentari, jingle pubblicitari, libri di armonia, solfeggio e studio del clarinetto. Ha inoltre scritto e arrangiato musica per svariate case discografiche, ha suonato tutti i giorni praticamente in tutto il mondo, partecipando ai più importanti festival jazz europei, che si contendono la sua presenza.