Claudia Piccini è una scrittrice, una poetessa, sottile e sensibile, che ha due anime con cui esprime se stessa, ma un solo amore incondizionato per la scrittura. La sua generosità e profondità umana non poteva che far suoi più linguaggi espressivi. Disarmante la sua umiltà, che traspare dai suoi occhi vivaci e acuti. Genuina, come le verdi colline e i sapori della sua terra, Greve in Chianti, dove è nata e tuttora vive. Ricca di ispirazione la sua vena, il suo lungo curriculum di riconoscimenti e opere lo dimostra. Laureatasi a Firenze in Economia e Commercio nel 2003, ha sempre assecondato la sua passione per la scrittura, dedicandosi alla letteratura e alla poesia e, dal 1993 ad oggi, partecipando a vari concorsi e premi letterari italiani. Il confronto umano e artistico è per questa donna, per questa artista, fonte ineliminabile di crescita e rinnovamento. Adesso andremo a conoscere dalle sue parole la sua anima razionale, narrativa e l’altra più istintiva, poetica.
Claudia, prosa e poesia, le anime con cui esprimi il tuo essere, un solo grande amore per la scrittura. Che rapporto hai con queste due forme di espressione? Da quanto tempo fanno parte della tua vita?
Emanuele ringrazio te e la Redazione di Teatrionline per questa intervista. Ho iniziato a scrivere a 9 anni, ricordo riempivo diari segreti, hai presente quelli che c’erano un tempo che avevano il lucchettino, ora con il computer forse non esistono più, descrivevo le mie giornate, i giochi con le amiche, e poi a 15 anni le prime poesie poi la nascita di una passione che oramai è essenziale nel mio cammino. A quei tempi avevo creato un vero e proprio contenitore con tutte le poesie e i racconti che ogni tanto rileggo. Ho sempre mantenuto questi due amori: prosa e poesia perché, come dici tu, per me sono un’unica essenza, a parte la silloge “Sei anime in armonia” anche nei miei romanzi spesso inserisco poesia, anche se non in maniera continua, vedi il romanzo “Se fossi lei”.
Mi hai fatto venire in mente un passo dal tuo ultimo romanzo, edito da Europa edizioni e intitolato “Il cammino non ha figli minori”: “io la chiamo fede, altri la chiamano vita, altri destino”. Può essere una tua definizione anche della scrittura?
Sicuramente Emanuele, ognuno di noi esprime quello che sente per cui un cammino può essere interpretato come fede religiosa come vita o destino, così lo è per la scrittura, quello che scrivo spesso è tutte e tre le cose: fonte di fede, di vita e di destino.
Come mai proprio questo titolo per il tuo ultimo lavoro “Il cammino non ha figli minori”?
Questo libro è stato a lungo meditato pensato voluto, il mio piacere e al tempo stesso la mia ossessione è sempre capire anche quando sarebbe meglio non farsi troppe domande. Mi son chiesta a lungo il perché di mille comportamenti umani e la risposta non è univoca, perché l’uomo è variopinto, ha diversi colori, nel senso c’è chi ha una fede religiosa, chi non ce l’ha, chi crede a se stesso, chi crede nel destino. Analizzando a fondo quello che provavo io penso che il percorso che ogni uomo conduce non sia mai migliore o peggiore di quello di qualsiasi altra persona, spesso diverso ma mai minore o maggiore, come in matematica. Da qui il titolo e da qui il romanzo che spero leggiate.
Quali sono gli altri libri che hai pubblicato?
Ti cito “Decameron 2013” a cura di Marco Vichi, “L’importante è sentire battere il cuore” dedicato a mia nonna, “Stavo aspettando te”, “Se fossi lei”, “Il cammino non ha figli minori”, la silloge “Sei anime in armonia”. Tutti i miei figli come piace dire a me.
La scrittura come incontro, umano e artistico, è per te un qualcosa di fondamentale. Ci vuoi parlare in questo senso dell’incontro e della collaborazione con lo scrittore Marco Vichi?
Marco Vichi è uno dei miei scrittori preferiti, ha uno stile che mi è sempre piaciuto, intrigante e mai fastoso. E oltre tutto è una bella persona, molto generoso e disponibile nel leggerti e nel collaborare. Il nostro incontro è stato casuale come tutte i più belli e significativi incontri della mia vita, che sono sempre stati casuali e non programmati. Marco mi ha chiesto se volessi inviargli dei racconti per questo bel progetto del “Decameron 2013” e così è iniziata la collaborazione. Marco Vichi ha un bel vissuto di uomo e scrittore, sono molto contenta quando vedo i suoi libri esposti ovunque, perché si merita questi riconoscimenti e molto di più. Onorata di aver fatto questo incontro ed aver conosciuto tanti bravissimi scrittori che hanno partecipato al “Decameron 2013”. Si impara sempre molto dal confronto. Per il resto amo sempre collaborare con scrittori, poeti, etc. Il progetto “Free reading Itinerante” sulla libertà, che partendo da Firenze e passando per Pistoia, facendo il giro della Toscana, portando poesia, arte e musica a tutti, ne è la prova. Per questo ringrazio gli altri organizzatori, i miei due grandi amici e poeti Emanuele Martinuzzi e Leonardo Manetti.
Quale rapporto hai con il territorio nel quale vivi, il Chianti? È un incontro che, giorno dopo giorno, è fonte d’ispirazione per i tuoi scritti?
Chianti è la mia casa, Chianti sono le mie origini, la mia culla che mi accoglie, ovunque sia io penso al Chianti, mi allontano ma poi sento il bisogno di tornare… sì, in molti miei scritti si sente questo sapore “Chianti!” Non a caso l’ultimo libro è ambientato per buona parte nella campagna chiantigiana.
Chi scrive credi che in qualche modo ridoni ciò che ha ricevuto dagli altri?
Chi scrive non solo dona ciò che ha ricevuto dagli altri, ma dona agli altri buona parte di sé e lo può fare sotto varie forme. È un po’ un interscambio di vite, che a me fa emozionare in maniera unica, puoi essere te stesso o chiunque altro, vivere vite varie, quando entri nella storia di un libro, sei chiunque tu voglia essere e di queste vite senti il sapore e gioisci e piangi e poi decidi che puoi voltare strada o tornare sulla stessa, senza rimpianti. Stupendo no?
Parlando della tua poesia ricordi un tuo verso a memoria? E perché proprio questo verso?
Ti cito questa mia poesia intera presente nella mia silloge: Gesticolando per aspettarti faccio sera/ Il colle piange e Mi sorprende/ In cerca della tua ombra/ Che non si siede accanto più/ Fumo tabacco insapore/ E disegno un sole che non c’è/ Con dita tremule/ Gesticolando per aspettarti faccio sera. Proprio questa perché l’ho scritta per una persona ormai lontana e questa poesia è quello che rimane del ricordo. Ogni volta che la leggo ritornano in mente sensazioni sapori profumi, questo è un aspetto della poesia che sostiene e alimenta i momenti gioiosi, ma anche quelli difficili.
La prima cosa che hai scritto era una poesia o un testo di prosa?
Non te lo dico perché “Il cammino non ha figli minori”. Scherzi parte, se per prosa si intendono anche i temi delle elementari, allora prosa.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Dopo la venuta al mondo del mio ultimo figlio “Il cammino non ha figli minori” devo presentarlo, curarlo. La sua nascita è stata fortemente voluta, ma come ogni parto prende molte energie, ora mi riposo un po’. Domani è un altro giorno si vedrà. Grazie Emanuele per questo tempo che mi hai dedicato, per la tua generosità e per la tua arte. A presto.
Claudia Piccini ha due anime con cui esprime se stessa, ma un solo amore incondizionato per la scrittura.