È Dio che ha creato l’uomo a sua immagine, o viceversa? E se così fosse, che Dio sarebbe quello di questo Vangelo umano fatto di atrocità indicibili e amori potenti, di tragedie e miracoli, di crocefissi e farisei?
Che Dio è quello degli uomini che si fanno esplodere? Degli uomini che uccidono altri uomini? Degli uomini che amano altri uomini? Degli uomini che muoiono in mare cercando la salvezza? Degli uomini sbagliati, malati, emarginati?
Pippo Delbono parte da questa riflessione per costruire uno spettacolo caustico, blasfemo, violento, eppure così vero da far male. Così verosimile nei suoi quadri metafisici da metterci davanti alla nostra umanità e farci riflettere davvero su quello che siamo, sulle nostre miserie, sulle nostre meschine e comode esistenze, sul nostro non voler vedere davvero ciò che accade attorno a noi, ma anche sulle nostre passioni e desideri, sull’amore e sulla libertà. Fino a farci uscire dal nostro microcosmo di quotidianità e proiettarci in un mondo che è onirico ma reale allo stesso tempo.
Se il teatro può avere ancora un ruolo sociale nel 2016, penso, dovrebbe essere proprio questo: costringere gli spettatori a riflettere su temi di questo tipo, anche mettendo sul palco la deformità, la malattia e la tragedia, quella vera o verosimile. Quella di chi, oggi, affronta la morte per scappare dalla morte, quella di chi, ieri, è sopravvissuto ad una guerra, mentre noi, spettatori spesso inconsapevoli di un mondo disordinato, restiamo seduti su comode poltrone di velluto rosso, al caldo di una sala accogliente e buia.
Delbono utilizza un linguaggio non convenzionale, fatto di narrazione orale, musicale, di video-art, ma anche di danza e immagini costruite con i corpi degli attori, per raccontare storie, proprio come in un vangelo apocrifo. Un deus ex machina, che diventa allo stesso tempo narratore e protagonista, voce fuori campo e pubblico di se stesso, ballerino e mattatore, Delbono non si risparmia e per più di due ore la sua voce si trasforma nel collante di uno spettacolo complesso, ben congegnato, che perde il ritmo solo in certi strascichi forse troppo prolissi, ma nel complesso ha una forza rara nel suo variegato ma coerente filo narrativo.
Le musiche originali di Enzo Avitabile sottolineano con precisione millimetrica gli stati d’animo dei diversi quadri, aggiungendo quel pathos necessario alla narrazione grazie ad una sapienza compositiva davvero degna di nota.
Le scene di Claude Santerre sono essenziali ma perfettamente funzionali, così come i costumi di Antonella Cannarozzi, che aggiungono un tocco dada interessante, e le luci splendide di Fabio Sajiz.
Insomma uno spettacolo intenso e potente, di quelli che stimolano riflessioni interessanti ed emozioni vere.
Lo spettacolo ha debuttato il 12 gennaio 2016 al Théatre Vidy di Losanna ed è in scena al Piccolo Teatro Strehler di Milano fino al 13 novembre.
La recensione si riferisce allo spettacolo di martedì 8 novembre.
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Vangelo, uno spettacolo di Pippo Delbono
Con: Gianluca Ballarè, Bobò, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Alma Prica, Pepe Robledo, Grazia Spinella, Nina Violi, Safi Zakria, Mirta Zeevi.
Con la partecipazione nel film dei rifugiati del centro di accoglienza PIAM di Asti.
Immagini e film: Pippo Delbono.
Musiche originali digitali per orchestra e coro polifonico: Enzo Avitabile
Scene: Claude Santerre
Costumi: Antonella Cannarozzi
Disegno luci: Fabio Sajiz
Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Hrvatsko Narodno Kazalište- Zagabria
coproduzione Théâtre Vidy- Lausanne, Maison de la Culture d’Amiens – Centre de Création et de Production, Théâtre de Liège