Autore: Theodor Holman (tratto dal film di Theo Van Gogh)
Traduzione: Alessandra Griffoni
Attori: Graziano Piazza, Viola Graziosi
Regia: Graziano Piazza
Scene: Francesco Mari
Costumi: Sabrina Chiocchio
Musiche originali: Andrea Nicolini
Assistente alla regia: Elisabetta Canu
Luci: Gill McBride
Fonica e video: Valerio Rodelli
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La pièce Intervista è tratta dal film omonimo del 2003 (di cui Theodor Holman era anche sceneggiatore) del regista olandese Theo Van Gogh il cui cinema affronta in modo diretto e provocatorio problematiche contemporanee come la prostituzione, l’immigrazione, il lavoro, e che è stato barbaramente ucciso da un giovane estremista islamico di origine marocchina nel 2004 dopo aver realizzato, in collaborazione con l’allora deputata liberale d’origine africana Ayan Hirsi Ali, il cortometraggio Submission, recisa denuncia della condizione femminile di subordinazione e sfruttamento nel mondo islamico.
Graziano Piazza è stato colpito dal tragico destino del cineasta e dallo stile irriverente del suo film in grado di giungere al cuore della tematica del rapporto tra i sessi e, più universalmente, tra gli esseri umani. La vicenda dell’intervista di Pierre, giornalista politico impegnato con Katya, la star cinematografica, progredisce infatti per progressivi disvelamenti passando dal piano del conflitto tra i due ambienti culturalmente distanti di cui i due protagonisti si sentono orgogliosamente parte, a quello del rapporto sensuale-sentimentale tra un uomo di mezz’età e una giovane donna attraente entrambi segnati da carenze affettive; per giungere nel finale al piano della sfera più intima dell’animo dei personaggi da cui emergono tormentosi segreti (la recente scoperta del cancro per lei, l’omicidio della moglie per lui). La regia di Graziano Piazza, asciutta ed essenziale, ha reso evidente tale progressione esaltando l’antagonismo tra i due personaggi e gli universi culturali (sociali, di mentalità, di genere) di cui essi sono espressione. In una scena-ring delimitata da quattro sgabelli il gioco di ruoli (intervistatore-intervistato, accusatore-imputato, vittima-carnefice) e di illusione-realtà (determinato dalle reiterate menzogne difensive-aggressive e dallo smantellamento dei pregiudizi) di cui i due sono artefici, non risulta mai fine a se stesso, ma è parte di un itinerario di inesauribile ricerca della verità: la dialettica di attrazione-repulsione tra i due infatti è destinata a perpetuarsi oltre le struggenti confessioni finali disingannando la speranza di entrambi nell’instaurarsi di una relazione di reciproca sincerità, e disilludendo Peter sul suo essere affettivamente corrisposto da Katya.
La performance degli attori, su cui si è concentrata maggiormente la messinscena, è stata coerente con l’impostazione interpretativa della regia. All’insegna della compattezza e dell’assenza di sbavature la prova di Viola Graziosi che ha dato fin dal principio al suo personaggio un piglio di intraprendenza e spavalderia mai venuto meno e incrinatosi solo a tratti per dar voce ad un’umanissima insicurezza e recondita pena interiore, e alla capacità di comprensione e di ascolto del prossimo. Graziano Piazza si è tenuto su note più dolenti e inclini all’effusione patetica ponendo l’accento sul disincanto del personaggio e la sua capacità di rivivere i traumi del suo vissuto più profondo, primo fra tutti l’uccisione della moglie avvenuta in seguito alla scoperta della responsabilità di quest’ultima nella morte per incidente stradale della loro giovane figlia. I momenti più toccanti dello spettacolo, oltre alle finali confessioni dei due, sono stati i tête-à-tête fisici, in particolare la scena della loro danza di avvicinamento e soprattutto quella del bacio, sintesi coreografica dell’inestricabile nodo di violenza e bisogno d’amore che caratterizza il loro rapporto. In questo senso lo spettacolo, inserito all’interno di una serie di iniziative organizzate dal Teatro Verdi e dal Comune di Pordenone in occasione della Giornata mondiale della violenza contro le donne, ha permesso di riflettere sul tema del femminicidio considerandolo alla luce del contesto delle pulsioni psichiche del profondo (Pierre uccide la moglie quasi inconsciamente e contro la propria volontà) e della dinamica del rapporto di coppia vista in un orizzonte problematico più ampio dell’atavica “guerra dei sessi”.