Di Joyce Carol Oates
Traduzione Luisa Balacco
Regia di Francesco Frongia
Costumi di Ferdinando Bruni
Con Ida Marinelli, Elena Ghiaurov, Cinzia Spanò e Osvaldo Roldan (tanguero)
Produzione Teatro dell’Elfo
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Quello con la madre, di certo, è uno dei rapporti fondamentali nell’esistenza di ciascuno e che più incide sulle nostre vite, sia nella presenza che nell’assenza. Può essere dei più teneri, ma anche dei più controversi, nella mescolanza di una molteplicità di sensazioni tanto profonde e dense, da non riuscire neanche, a volte, a dargli un nome; ad attribuirgli una connotazione positiva o negativa, oscura o luminosa, benefica o meno, tanto sono acquose e profonde le connessioni che ci legano a chi ci ha generati. Parlo da figlia, non ancora da madre; ma immagino che questo sentire, espanso e intangibile, sia vissuto altrettanto da parte di chi madre lo è. Sicuramente essere madre comporta la manifestazione e la messa in gioco di un consistente quantum di forza, forza naturale: sin dal primo concepimento, fino al giorno in cui occorre saper lasciar andare alla sua strada il figlio cresciuto. Conosciamo madri che entrano in crisi subito dopo il parto; madri che rimangono sole, costrette a fare appello a proprie energie nascoste; madri che, per esserlo, sacrificano parte delle proprie vite e aspirazioni e sogni; donne non ancora pronte per essere madri, che vivono il proprio figlio come un peso… insomma molti esempi di quanto possa essere difficile. Ma essere madre è anche una magia: avere per una volta il potere incommensurabile di creare dal nulla. Non mi riferisco solo alla creatura in sé, ma anche alla visione che questa creatura avrà del mondo. Vicino ad ogni nuovo nato, c’è una madre che può disegnare attorno a lui una visione, un immaginario. Un sistema di pensiero e di percezione, dei sentieri per l’anima. Disegni che saranno indelebili e porteranno con sé la forza della primordialità. Per questo, ogni madre è una donna importante; per questo, ogni suo gesto, nel bene e nel male, non va sottovalutato né sminuito.
Ed è una madre davvero eclettica quella interpretata con grande savoir-faire da Ida Marinelli, nello spettacolo L’Eclisse, regia di Francesco Frongia. Non aspettatevi, data la mia premessa, uno spettacolo pesantone, tutt’altro! Qui il rapporto madre/figlia è affrontato principalmente con il sorriso, con una buona dose di leggerezza, che rende godibile la messinscena e l’approccio degli animi al tema. I toni vanno dal comico, con il brillante intervento di Cinzia Spanò, a quelli da telenovela argentina: così Muriel, che non si fa chiamare “mamma”, vive un amore appassionato e forse immaginario. I toni più drammatici sono soprattutto affidati alla figura della figlia, interpretata con abilità tecnica da Elena Ghiaurov.
Ed è proprio attraverso la leggerezza, che si intravede quel vasto mare di un rapporto madre/figlia irrisolto, che porterà pur con ironia e colpi di scena a un epilogo non del tutto armonioso.