Max Gericke, adattamento dell’originale Jacke Wie Hose (Giaccca come pantaloni) è un testo di Manfred Karge, autore tedesco contemporaneo e vivente.
Uno dei suoi testi poco noti per portare in scena il disagio di vivere dovendosi adattare a panni non propri. Questo l’input che ha portato il regista Fabrizio Arcuri e l’attrice Angela Malfitano a lavorare sul progetto: dopo Faust In and Out di Elfriede Jelinek con Tra un atto e l’altro e l’Accademia degli Artefatti portano in scena al Teatro delle Moline di Bologna il monologo di una donna sola nella Germania degli anni ’30. Ventisei frammenti raccontano le tappe fondamentali della vita di Ella Gericke, giovane ragazza rimasta orfana troppo presto che trova l’amore in un semplice gruista che muore poco dopo il matrimonio a causa di un cancro, lasciando la povera donna sola al mondo. Ella imbastisce i contorni dettagliati di una seconda vita, abbandonando la sua identità per imporsi quella del marito con l’obiettivo di mantenere il suo posto di lavoro e così sbarcare il lunario in un paese messo in ginocchio dalla disoccupazione. Trasformazione non facile, quella da donna a uomo, nonostante la giovane vedova impari presto e quasi alla perfezione ad indossare la grande tuta da lavoro, a manovrare la gru, a frequentare le osterie e a bere birra come state of mind.
Questo succedeva nel passato, perché la donna che vediamo raccontare la sua vita è una persona di mezza età, distrutta dal peso dei ricordi e dai dispiaceri, che pondera il passato esordendo con “la maggior parte della vita è passata, menomale!” Travestimenti e musiche fanno da vela per il viaggio in mare aperto lungo i ricordi, passando per quasi un trentennio di storia tedesca toccando temi importanti e pagine di memoria che fanno fatica ad affiorare perché troppo malinconiche. L’unica cosa certa è il presente, momento storico vivo in cui non è facile per Ella dire con precisione chi è e soprattutto fare i conti con un’identità persa molto tempo prima.
Uno spettacolo commovente e a tratti tristemente ironico dove, come dice la stessa protagonista Angela Malfitano, “lo scardinamento dei ruoli, il non stare più al gioco, è insito nella storia che raccontiamo ma anche nella scelta di frontiera che abbiamo fatto insieme al regista”.