«Se volete trovarvi bene in Italia – spiego ad amici stranieri – dovete scoprirla per conto vostro, affidandovi alla vostra fortuna e al vostro istinto, perché una grande legge in Italia è proprio questa: che, da noi, tutto ciò che ha un titolo, un nome, una pubblicità, vale in ogni caso molto meno di tutto ciò che è ignoto, nascosto, individuale. Le bottiglie di vino con etichetta sono quesi sempre cattive; le bottiglie senza etichetta e il vino sciolto quasi sempre buoni. Lo so che in Inghilterra alcuni ottimi whisky sono proprio quelli delle marche più note. E così in Francia certi Bordeaux e Bourgogne. Ma, in Francia e in Inghilterra, da secoli e non soltanto per vini e liquori, esiste un ponte tra società ed individuo, una civiltà organizzata, una gerarchia del costume. La nostra civiltà non è inferiore, ma diversa. È una civiltà anarchica, scontrosa e ribelle. Da noi, l’uomo di valore, come il vino prelibato, schiva ogni pubblicità: vuole essere scoperto e conosciuto in solitudine, o nella religiosa compagnia di pochi amici».
Così scrive lo scrittore e regista Mario Soldati nella raccolta di racconti La messa dei villeggianti ed è all’insegna di queste parole che sembra nascere la Guida Berebene del Gambero Rosso: le pagine di questa guida sono dedicate a quelle denominazioni che aiutano a scoprire un’Italia fatta di vitigni autoctoni, più o meno conosciuti, qualche volta sottovalutati.
E questi prelibati vini sono stati scoperti il 19 novembre all’interno del monumentale Palazzo Caracciolo di Napoli, evento che segue la presentazione della Guida Berebene 2017 tenutasi a Torino il 13 novembre che da 27 anni scova per gli appassionati ottimi vini che rientrando in un accessibilissimo range economico, fornendo difatti un quadro costantemente aggiornato delle piccole e interessanti realtà vinicole italiane.
Tuttavia rispetto alle precedenti edizioni ci sono delle novità.
Il prezzo delle bottiglie scelte passa dai 10 ai 13 euro, variazione motivata sia dagli aumenti del prezzo di listino sia dal fatto che per una differenza economica minima rischiavano di non essere inclusi nella guida alcuni vini che comunque soddisfano i criteri d’inclusione. E così dai 668 Oscar della passata edizione, quest’anno se ne contano 718.
In più, l’edizione di quest’anno si apre alle bollicine: negli ultimi anni si è registrata una produzione spumantistica sempre più elevata per numeri e qualità un po’ in tutto lo Stivale, molto spesso proveniente da varietà autoctone che fino a qualche anno fa assolvevano esclusivamente alla funzione di produrre vini fermi.
Infine, l’edizione di quest’anno assegna per la prima volta l’Oscar Nazionale a un vino rosato, una tipologia che sta attirando l’attenzione di un numero sempre maggiore di produttori e consumatori.
Berebene 2017 ha premiato con l’Oscar Nazionale tre vini bianchi e tre rossi suddivisi tra nord, centro e sud. Per i bianchi il Collio Sauvignon ’15 di Primosic, l’Orvieto Classico Torricella
’15 di Bigi e la Falanghina del Sannio Taburno ’15 dellaCantina del Taburno; per i rossi invece sono stati scelti il Colli Berici Tai Rosso ’15 di Dal Maso, il Chianti Cetamura ’15 di Badia a Coltibuono e il Cirò Rosso Classico ’15 di Librandi.
Ancora una volta il connubio cibo-vino si riconferma imprescindibile. Infatti all’evento enogastronomico hanno aderito la “Macelleria Cillo” che ha proposto le sue specialità di carni e salumi, tra cui gli hot dog con i wurstel di marchigiana e maialino nero, lo chef de “La Riva” Giovanni Pastore che ha realizzato tre originali finger food con i prodotti provenienti dalle zone colpite dal terremoto, ll maestro panificatore di Gourmeet, Enrico Zambardino che ha presentato una selezione di prodotti realizzati con il lievito madre e alcune farine speciali e infine la pasticceria “Di Dato” che ha proposto i dolci tipici della tradizione napoletana.
Ancora una volta, ad accompagnare la degustazione è stata la musica dei Lunare Project le cui note si sono sposate perfettamente con una fresca Ischia Biancolella della casa vinicola La Pietra di Tommasone.