Siamo al Circolo Sociale di Pinerolo, in una grande sala ricca di storia. È qui, secondo alcune ricostruzioni, che i moti carbonari del 1821 ebbero inizio. Infatti “In un importante documento, il rapporto del colonnello Maffei di Boglio, comandante il reggimento Cavalleggeri del Re, è scritto che «in Pinerolo si tenevano propositi e discorsi che annunziavano i tristi avvenimenti che ebbero luogo»”. All’epoca era il “Casino Sociale, luogo di varie riunioni e discorsi rivoluzionari tanto che il generale conte Pietro Paolo di Gifflenga era stato invitato a compiere un’indagine”. E questa grande sala, davvero bella e con un’ottima acustica, attualmente gestita dal Circolo dei Lettori di Pinerolo, è stata approntata a spazio teatrale da Il Teatro Variabile 5, montando due quinte che determinavano la spazio scenico all’inizio della sala. È questa “un’associazione culturale, iscritta alla UILT Piemonte, nata nel 2014 a Torre Pellice da cinque soci fondatori alcuni dei quali con precedenti esperienze teatrali in gruppi amatoriali e, altri, professionali. L’Associazione ha come obiettivo la messa in scena e circuitazione di spettacoli teatrali, di sua produzione, su temi legati all’attualità politico-culturale del nostro territorio”.
E infatti questo spettacolo nasce in seguito alla chiusura nel 2012 della linea ferroviaria Torre Pellice – Pinerolo. Ufficialmente è una “lettura teatrale accompagnata da canti e musica dal vivo”, si legge sulla locandina, ma che diventa molto di più sia per l’utilizzo del reportage di Paolo Rumiz “Treni In Scena” (un viaggio che dalla Sardegna attraversa tutto lo stivale) e sia per le scelte registiche che, pur disponendo solo di alcuni leggii e di un proiettore di immagini, riescono a omaggiare in modo originale sia le nostre regioni, così diverse e così ricche di bellezza e di storia e sia il mondo ferroviario. Mondo che ci sta abbandonando poco per volta e di cui sappiamo davvero poco. Sono in cinque in scena, oltre al musicista (usa uno strumento così importante e popolare nella nostra storia: la fisarmonica). Lo spazio scenico, essendo a ridosso delle prime sedie di spettatori, crea una vicinanza e una familiarità con il pubblico molto intima. La sala è quasi tutta piena e siamo portati per mano, uno ad uno, in questo viaggio ricco di curiosità e di canzoni sia in dialetto del luogo, sia nei classici della nostra memoria musicale e sia con brevi ma notevoli excursus in luoghi d’oltreoceano. Sono due attori e due attrici oltre alla capocomica (si dirà così?), che è la vera anima di questo spettacolo: regista, adattatrice teatrale e prima attrice. Parliamo di Katia Malan, con una voce bella e potente, che emerge soprattutto nelle canzoni e con un’ottima presenza scenica. Molto interessanti i suoi cambi d’abito e le trasformazioni che effettua davanti al pubblico.
Gli altri sono: Alberto Rocca, Giorgio Benigno, Fiammetta Gullo e Monia Boaglio, che con precisione e capacità hanno sviluppato davanti ai nostri occhi, scene e situazioni ironiche e commoventi. Il ritmo è sempre stato alto, e anche il solito inconveniente dato dalla legge di Murphy degli attori secondo cui “l’oggetto più importante della scena si romperà sempre durante uno spettacolo e mai durante le prove”, non li ha mandati in panico ma hanno saputo gestire il tutto con calma e professionalità. Insomma erano in cinque ma sembravano essere molti di più per tutte le scene ed i personaggi che hanno fatto scorrere sotto i nostri occhi. Bello l’uso dei dialetti mai utilizzati come macchiette ma per esaltarne la bellezza e le differenze. E poi c’era il musicista o meglio il fisarmonicista Beppe Pavan, molto conosciuto in città, che con brio e sicurezza dava spessore alle emozioni che affioravano fra il pubblico. Le immagini che facevano da sfondo erano molto significative, oltre che belle, e mostravano luoghi e situazioni che avevano sempre un grande effetto su chi le guardava. Non si pagava per entrare ma ad offerta mentre si usciva. Penso (e spero) che il ricavato sia stato alto, perché il pubblico ha davvero apprezzato questo lavoro. Fatto da un gruppo che viene da una zona ricca di storia, parlo della Val Pellice patria dei Valdesi, gente tosta, che ha sempre combattuto e pagato per ideali alti. E Il Teatro Variabile 5 è stato davvero all’altezza della sua gente, così come il luogo che li ha ospitati.
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Il Teatro Variabile 5 in TRENI IN SCENA
Con: Alberto Rocca, Fiammetta Gullo, Giorgio Benigno, Katia Malan, Monia Boaglio
Adattamento teatrale e regia Katia Malan
Musiche dal vivo Beppe Pavan