Le nozze di Figaro è forse il lavoro teatrale di Mozart che più rappresenta il carattere innovatore e unico del grande compositore austriaco, rompendo gli schemi di un’epoca in procinto di partorire grandi cambiamenti ma ancora non del tutto pronta ad accogliere su un palco vicende così controverse.
Ne sono prova la censura che si abbatté sul titolo alla vigilia della prima nel 1786 e il successivo decreto imperiale volto a limitarne le repliche, ma soprattutto l’enorme successo di pubblico che la accompagnò prima a Vienna e poi a Praga e Parigi.
Un altro dato importante è che fu lo stesso Mozart a richiedere a Da Ponte il libretto, dopo aver letto la commedia Le mariage de Figaro di Beaumarchais, che entrò a far parte della sua biblioteca grazie ad una traduzione tedesca uscita poco dopo la pubblicazione dell’originale francese.
Le nozze di Figaro è una commedia degli equivoci, così moderna per l’epoca da esserlo ancora oggi, basata sulla dualità tra maschio/femmina, nobiltà/plebe, sesso/amore, tradimento/fedeltà, possesso/rifiuto. Dualità che diventa spesso ambivalenza e quindi promiscuità, incarnata alla perfezione nel personaggio di Cherubino, il giovane paggio donnaiolo che non a caso è un soprano (quando Figaro è invece un basso).
Questa nuova produzione del Teatro alla Scala, con la regia di Frederic Wake-Walker, è fresca, intrigante, moderna e allo stesso tempo filologica, perché colloca i personaggi su una scena – progettata da Antony McDonald – che è metafisica e reale allo stesso tempo, chiudendo così il cerchio della dualità.
La presenza in scena di una netta separazione tra recita e retroscena, visibile al pubblico fin dall’inizio, può essere interpretata come il dualismo tra pulsioni e filtri sociali, dove i protagonisti sbrogliano la matassa complessa che crea il corto circuito morale negli ambienti della recita, fermandosi però nel retroscena come incastrati in una dimensione di solitudine liberatoria.
Ma vi è anche una contrapposizione evidente tra gli ambienti poveri, ristretti e angusti nei quali vivono Figaro e Susanna e quelli ariosi e sontuosi riservati al Conte e alla Contessa d’Almaviva, così, ecco che il coro entra costretto nei ristretti ambienti della servitù, a sottolinearne l’angustia, mentre il guardaroba della Contessa diventa quasi una porta verso la dimensione del lusso.
Un accenno lo meritano i costumi (curati anch’essi da Antony McDonald), che riproducono alla perfezione lo stile storico dell’epoca, aggiungendo però dei tocchi moderni, soprattutto sugli accostamenti cromatici e sulla portabilità, trasformandoli in una sorta di splendido omaggio d’alta moda allo stile settecentesco.
La direzione di Franz Welser-Möst, invece, non ha convinto fino in fondo, altalenando tra momenti davvero ben riusciti e momenti in cui il Maestro sembrava aver in parte perso il controllo della situazione, andando spesso a coprire i cantanti con un’orchestra troppo altisonante per la partitura.
Daiana Damrau, che doveva cantare la parte della contessa, è stata degnamente sostituita (per motivi di salute) da Julia Kleiter, la quale ha incantato con una voce morbida ma calibrata e un timbro ricco di colori e sfumature.
Anche il Figaro di Markus Werba è stato davvero convincente e apprezzabile, sia dal punto di vista vocale che dell’interpretazione, con l’aggiunta di una presenza scenica davvero adatta al personaggio.
Pollice in alto anche per la Susanna di Golda Schultz, nonostante qualche sbavatura qua e la, la cantante sudafricana si conferma una grande interprete, con un timbro morbido e ricco di colori.
Apprezzabili anche il Conte di Simon Keenlyside, il Don Basilio di Kresimir Spicer, la Marcellina di Anna Maria Chiuri e il Bartolo di Andrea Concetti.
Nonostante l’omogeneità negli apprezzamenti sul cast, la nostra personale preferenza va però al Cherubino di Marianne Crebassa, efficace nell’interpretazione, divertente e allo stesso tempo sensuale e dotata di una vocalità capace di esprimere appieno le sfumature di una parte così complessa.
A fine recita applausi convinti da un teatro quasi al completo.
La recensione si riferisce alla recita del 24 novembre 2016.
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Le nozze di Figaro, ossia la folle giornata
Opera buffa in quattro atti
Libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Direttore: Franz Welser-Möst
Regia: Frederic Wake-Walker
Scene e costumi: Antony McDonald
Luci: Fabiana Piccioli
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CAST
Il Conte: Simon Keenlyside
La Contessa: Julia Kleiter
Figaro: Markus Werba
Susanna: Golda Schultz
Cherubino: Marianne Crebassa
Marcellina: Anna Maria Chiuri
Bartolo/Antonio: Andrea Concetti
Don Basilio/Don Curzio: Kresimir Spicer
Barbarina: Theresa Zisser*
Contadine: Francesca Manzo* e Kristin Sveinsdottir*
*Allieva dell’Accademia Teatro alla Scala