Ascesa economica e tragica caduta dei fratelli Lehman: Luca Ronconi racconta in Lehman Trilogy la storia del capitalismo finanziario americano in un lasso di tempo lungo 160 anni.
Proposto in versione maratona di cinque ore o in due capitoli diversi, Tre fratelli e Padriß e figli (che lo spettatore può seguire insieme o in maniera dipendente), Lehman Trilogy, prodotto dal Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, è il testamento artistico di Luca Ronconi che con una regia lucida e carica di inventiva racconta con freddezza ed efficacia, lo sviluppo dei meccanismi feroci e perversi della finanza che finiscono per travolgere e fagocitare anche i rapporti sociali.
Partendo dal testo di Stefano Massini, autore contemporaneo che racconta l’economia attraverso il capitalismo, il giochi di potere, le banche, il denaro e i mutamenti sociali, Ronconi ha realizzato uno spettacolo-progetto complesso attraverso l’epopea dei Lehman, ebrei tedeschi trapiantati in America, prima in Alabama e poi a New York in un lasso di tempo lungo 160 anni carichi di cambiamenti.
La prima parte dello spettacolo va dal 1844 con l’arrivo in America fino all’approdo in Borsa, mentre la seconda parte si apre nella New York degli anni Dieci del Novecento fino alla catastrofe dei mutui subprime e al fallimento della banca: raccontando la storia della banca Lehman Brothers, dalla nascita del marchio a metà dell’Ottocento, fino al crack finanziario del 15 settembre 2008, Ronconi, lavora con una cast di primo ordine che unisce i migliori attori in circolazione, da Massimo Popolizio (Mayer Lehman) a Massimo De Francovich (Henry Lehman), a Fabrizio Gifuni (Emanuel Lehman), speciali nel ruolo dei tre fratelli fondatori della società che arricchiscono i loro personaggi di sfumature psicologiche e raffinatezza interpretativa.
Ma è anche l’intero cast, tra cui Paolo Pierobon (Philip Lehman), Roberto Zibetti (Herbert Lehman), Fabrizio Falco (Solomon Paprinskij e Francesca Ciocchetti che interpreta più figure femminili a convincere anche lo spettatore in uno spettacolo avvincente e feroce che non rinuncia a un tocco di humour, anche se chiaramente sono gli uomini a fare la parte del leone.
L’andamento narrativo è quasi epico, ma ora velocissimo, ora rallentato, ma in ogni caso feroce: Ronconi offre una duplice facoltà interpretativa ai suoi attori ora personaggi ora narratori esterni che parlano in prima o in terza persona con una particolare attenzione alla parola e alla messinscena per raccontare.
In uno spettacolo importante anche per l’immenso valore culturale, restano impressi alcuni momenti particolarmente importanti, come il giovedì nero del crollo della Borsa o come la telefonata del fallimento della banca ricevuta dai Lehman, ormai morti, ma schierati insieme sul palco che assistono alla loro seconda morte. La scena, di Marco Rossi, è bianca, essenziale, intimista ed elegante: ronconiana fino all’osso è scevra di ogni orpello e quasi nuda propone solo pochi elementi essenziali per lasciar risaltare l’immensa interpretazione degli attori a racconta l’ascesa economica e il disastroso crack finanziario.
“Il nostro obiettivo è un pianeta in cui non si compri più nulla per bisogno, ma per istinto o identità”: è l’obiettivo, rispettato dei fratelli Lehman, responsabili della dematerializzazione degli scambi e all’economia contemporanea.
Premiatissimo nel 2015, lo spettacolo, vincitore di 5 Premi Ubu (migliore spettacolo, migliore testo, migliore attore protagonista (Massimo Popolizio), migliore scenografia, migliore attore under 35 (Fabrizio Falco), migliore spettacolo dell’anno alla V edizione del Premio le Maschere del Teatro Italiano, Lehman Trilogy si inserisce nell’omaggio a Luca Ronconi da parte del Teatro Argentina di Roma. In scena fino al 18 dicembre. Info e dettagli, 06.684.000.311/314 – www.teatrodiroma.net