Un’unica data al Teatro Orazio Bobbio (La Contrada di Trieste) per assistere allo spettacolo di Marco Travaglio SLURP dal sottotitolo Lecchini, cortigiani & penne alla bava al servizio dei potenti che ci hanno rovinato. L’attento pubblico triestino non ha perso l’occasione di ascoltare un oratore puntuale e sagace quale Travaglio si è dimostrato nelle quasi due ore di spettacolo. Il 17 dicembre la platea del Bobbio era gremita da un pubblico variegato e caloroso che ha atteso un poco, strano per la puntualità triestina, il protagonista della serata. Del breve ritardo si è fatto ampiamente perdonare il direttore del Fatto Quotidiano con la pungente satira che lo contraddistingue. Il suo è un teatro di parola in cui la scenografia, quasi del tutto inesistente, consiste in uno scrittoio, due sedie e un leggio. Lo spettacolo, diretto da Valerio Binasco, porta in scena oltre al travolgente giornalista anche la brava Giorgia Salari, un’attrice davvero abile come si è potuto appurare nei cambi di voce e nelle pause che hanno fatto da giusto contrappunto al dinamico Travaglio. Il recital inizia con le immagini, proiettate su uno schermo, di un duce sportivo e prestante messo a confronto al nostro ex Premier Matteo Renzi. I commenti sempre puntuali del giornalista generano grandi risate nel pubblico, applausi a scena aperta per la lucidità delle battute e la dinamica delle immagini. Travaglio mette in luce lo squallore di alcuni giornalisti, di finti intellettuali ed opinionisti che, come lui stesso afferma nello spettacolo sono campioni olimpionici nel salto sul carro del vincitore. Racconta la triste storia della politica italiana dal Craxismo ad oggi con intervalli descrittivi delle palestre in cui, i sovracitati giornalisti, allenano le loro lunghe lingue con bilancini e personal trainer per essere sempre in forma dinnanzi ad un nuovo premier cui leccare il fondo schiena al fine di assicurarsi comode e calde poltrone dell’inutilità. Mai volgare Travaglio, non una parola fuori posto lui che con le parole lavora davvero e dimostra di avere, come pochissimi oggi, una grande padronanza della lingua italiana. Per una volta la nostra grammatica non viene deturpata e svilita, i vocaboli non sono lanciati come granate in un agguato terroristico ed i verbi non si contorcono su se stessi autodistruggendosi. Grande, meraviglioso, travolgente uomo di lettere Travaglio, ce ne fossero come lui. Il pubblico entusiasta applaude a fine spettacolo, ora si va a casa con la mente più lucida ed il cuore più gonfio, gravido della speranza che cambiare si può se si usa la testa e si lasciano da parte i bilancini linguali.