Nello spazio vuoto del Teatro bellARTE solo una cassa acustica, un microfono issato su di un’asta ed una piccola pedaliera per gli effetti. Fumo e luce gialla, che evoca subito le terre brulle da far west della Puglia degli anni’80. Oscar De Summa entra in scena vestito di nero, stivali scuri e la sua irresistibile arte affabulatoria con la quale tiene incollati alle sue parole per di un’ora e mezza la sala gremita di via Bellardi. L’attore pugliese racconta la storia di passaggio della sua adolescenza in Salento fra musica, droga, amore e l’ascesa delle cosche mafiose della Sacra Corona Unita. Una drammaturgia originale su musiche anni settanta e ottanta, una visione onirica e avventurosa della tossicodipendenza giovanile figlia della noia di quegli anni scuri, rivista da De Summa con la vivacità sorprendente di un racconto perfetto per ritmica, dialogica interpretativa e variazioni vitali. Un lavoro di artigianato e presenza attoriale stupefacente, che racconta la salvezza di un adolescente dal gorgo mortale della droga e dell’indolenza. Nel complesso un viaggio avventuroso, uno spaccato narrativo tecnicamente impeccabile, un romanzo di formazione, di cui però risulta debole la necessità e l’universalità. Una bella storia, raccontata egregiamente, ma da cui traiamo un fondo di verità rimestato da tempo nel frantoio del teatro.
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Stasera sono in vena
di e con
Oscar De Summa
una produzione “La Corte Ospitale”
collaborazione Armunia
progetto luci Matteo Gozzi
Visto il 16 dicembre 2017