Operita musical per cantattrice e suonatori
con Laura Marinoni
pianoforte Alessandro Nidi
chitarra e percussioni Marco Caronna
regia Cristina Pezzoli
produzione Pierfrancesco Pisani, Nidodiragno e Parmaconcerti
in collaborazione con Infinito srl e il Funaro/Pistoia
Si comunica che, per le repliche di sabato 28 e domenica 29 gennaio, il musicista Marco Caronna sarà sostituito dal percussionista Sebastiano Nidi
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“Amore ai tempi del colera” è l’operita musical per cantattrice e suonatori, che racconta, con la stessa passione ed intensità dell’omonimo romanzo di Gabriel Garcia Marquez, l’incredibile storia d’amore che lega i due protagonisti Florentino Ariza, un semplice telegrafista, e Fermina Daza, figlia di un ricco imprenditore, che si consumerà soltanto dopo “cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese”.
In scena al teatro Fabbricone di Prato, Laura Marinoni ricrea le atmosfere caraibiche della cittadina del Caribe affacciata sulle sponde del rio del Magdalena, attraverso un vario repertorio di generi musicali, in cui possiamo ritrovare incursioni di Jazz, soul e flamenco e l’intenso e passionale “Cu ti lu dissi” di Rosa Balestrieri. La cantattrice, accompagnata dal vivo da Marco Caronna alla chitarra e percussioni e Alessandro Nidi al pianoforte, dà voce al narratore onnisciente che segue l’amore rappresentato nelle sue svariate forme e svariate intensità e che si presenta come fosse un sintomo del colera quando diventa troppo travolgente da poterlo sopportare.
L’intera opera teatrale riesce a condensare in un’ora e mezza i punti focali delle diverse vite ed occasioni che si intrecciano tra Fermina e Florentino, in una narrazione non stop che rivela la bravura di Laura Marinoni, nel passare da un personaggio all’altro, dal narratore al personaggio e dal racconto al cantato, con una versatilità straordinaria.
La scenografia è povera; secchi sparsi e una tenda fatta di corde ricrea il passaggio attraverso cui l’attrice si trasforma, muovendosi da un arco temporale all’altro come se quella stessa tenda fosse una macchina del tempo che ci lascia percorrere gli anni, ed assistere così ai tormenti di Florentino Ariza, il quale non si arrende neanche quando Fermina si sposa con il dottor Juvenal Urbino.
Le luci sulla scena sono fredde, facendosi di un blu intenso quando gli effetti dell’amore divengono come i sintomi della malattia che tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento sta flagellano il sud America, il colera appunto, e poi si attenuano cambiando tonalità via via che quell’amore viene consumato.
Colore, musica e recitazione danno corpo e vivacità ai sentimenti narrati da Gabriel Garcia Marquez, che con Florentino Ariza cerca di trovare una spiegazione al sentimento che prova, perché “nulla a questo mondo era più difficile dell’amore”.