Ci si trova spiazzati, ma rapiti…e sono passati solo due minuti dall’inizio dello spettacolo. I personaggi di Dignità autonome di prostituzione sono maschere uscite da un lontano Moulin Rouge o da un café-chantant; si presentano, sono prostitute e prostituti a nostra disposizione per darci qualche “pillola di piacere”, in cambio qualche dollarino, dei soldi finti tipo quelli di Monopoli, che ci vengono gentilmente offerti all’ingresso del teatro per poter iniziare la nostra trattativa con gli altri ospiti di questa stravagante casa chiusa e poterci conquistare il nostro attore.
Fin dall’inizio dello spettacolo si capisce che non si ha scampo; lo spettatore non se ne starà buono buono su una poltroncina a guardare passivamente un qualsiasi spettacolo e magari, tra un colpetto di tosse al buio e l’altro, ad abbandonarsi al fatidico colpo di sonno. In questo caso è impossibile. Lo spettatore è attivo in un gioco messo in scena da una ventina di attori diretti da Luciano Melchionna che, nello spettacolo, avrà anche lui un ruolo interpretando la parte del “paparino”, il protettore di tutti i lavoranti della casa chiusa.
In realtà Melchionna è quello che ha dato la possibilità a bravi attori e musicisti, la maggior parte di loro giovani, di realizzare uno spettacolo nel quale potessero identificarsi e far risaltare le proprie capacità professionali.
Questa è una provocazione intavolata per mettere in discussione quel sistema convenzionale che governa il mondo dello spettacolo e lo star system, quello che vede costretti molto spesso gli attori, pur di lavorare, a “prostituirsi” in spettacoli che racchiudono un valore qualitativo bassissimo.
Il regista vuole evidenziare un legame esplicito tra la professione più antica del mondo e quella dell’attore, anche lui soggetto emarginato della società fino alla nostra storia moderna. Chiaramente in questo spettacolo non si parla di sesso, ma dietro le smorfie, le battute, le canzoni e i balletti dei personaggi, quello che si affronta è il tema della difficoltà proprio dell’attore di realizzarsi e di farsi conoscere dal pubblico per quello che davvero è il suo valore. In un testo assolutamente originale si rintrecciano battute e parti di testo da Pirandello a Shakespeare e a Dostoevskij. Dopo un’introduzione corale sulle regole che il pubblico dovrà seguire per partecipare alla contrattazione e i primi suoi dieci minuti di smarrimento, ci si alza e si comincia a guardarci intorno per decidere a chi assegnare i nostri dollarini e quale sarà l’attore che ci condurrà in un particolare luogo deputato per mettere in scena il suo monologo o performance individuali.
A fine serata lo spettatore non avrà potuto vedere le esibizioni di ogni attore, ma questo può essere anche di stimolo per tornare. Lo spettacolo è assolutamente meritevole di attenzione: ci si diverte con un prodotto assolutamente originale e sperimentale, anche se nella parte finale e corale della rappresentazione la messa in scena si scompone in qualcosa di ripetitivo e un po’ scontato.
Dal primo debutto di Dignità autonome di prostituzione sono passati ormai nove anni, e lo spettacolo vanta la vittoria del Golden Graal 2008 – Premio Speciale per lʼidea e la regia e Il Golden Graal 2008 – Premio miglior attrice; riceve la nomination per la categoria “Spettacolo dʼinnovazione”, il Premio ETI – Olimpici 2009 e nel 2012 il Premio Napoli Cultural Classic come miglior spettacolo teatrale. Viene inoltre selezionato per la XXXI edizione del Festival Benevento Città Spettacolo, per la I edizione del FITT Festival Internazionale di Teatro di Tarragona in Spagna e per la XXXII edizione de La Versiliana Festival.
Un curriculum di tutto rispetto!