dalla Phaedra di Seneca (con estratti dall’Ippolito di Euripide e dalle Lettere di Seneca)
adattamento e regia Andrea De Rosa
con Laura Marinoni, Luca Lazzareschi, Anna Coppola, Fabrizio Falco, Tamara Balducci
scene e costumi Simone Mannino, luci Pasquale Mari, suono Gup Alcaro
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Teatro Stabile di Torino
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Minimale, carnale, onirico, chirurgico e passionale, Fedra consegna alla scena una delle più profonde indagini sull’uomo, quella sull’eros, irriducibile e insondabile.
Fedra, sposa del re di Atene Teseo, arde di passione amorosa per il di lui figlio di primo letto, Ippolito. Il giovane, discendente della regina delle amazzoni, attratto dalla promessa d’innocenza insita nella natura, devoto alla caccia e distaccato dai legami familiari, respinge l’offerta della regina, che mediterà contro di lui una feroce vendetta di cui sarà artefice l’ignaro Teseo. L’intreccio si compie fino alla morte violenta di Ippolito e al suicidio di Fedra. Tragedia di opposti inconciliabili, la vicenda di Fedra e Ippolito racconta due figure in fuga ognuna dalla propria gabbia, per la sposa di Teseo rappresentata da un matrimonio nel quale l’amore occulto non trova asilo; per il giovane figlio del re dal vincolo di una città opposto all’atavica attrazione per la caccia e per il mondo della ferinità.
Spiega il regista Andrea De Rosa: «Sono sempre affascinato dalle storie dominate da una componente oscura e quando si lavora sul “mito”, ci si trova sempre davanti a questo tipo di forze, potenti e misteriose… La parola latina che Seneca adopera più spesso per descrivere lo stato d’animo di Fedra è furor, che significa pazzia ma anche, e in misura ugualmente importante, passione violenta, delirio amoroso, desiderio sfrenato. Comunque la si intenda, questa parola ci introduce a una visione dell’amore che ci invita a cancellare con forza le incrostazioni romantiche e sentimentali che su questo tema si sono depositate. Qui l’amore è inteso, letteralmente, come qualcosa da cui si viene posseduti, qualcosa che viene da fuori, qualcosa di profondamente estraneo, come un virus che inizia a riprodursi nel nostro corpo senza il nostro assenso».
Lo spettacolo ha vinto il Premio della Associazione Nazionale Critici nel 2016.
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Piccolo Teatro Grassi (Via Rovello, 2 – M1 Cordusio/Cairoli)
dal 14 al 26 febbraio 2017
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Orari: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì, 20.30; domenica, 16. Lunedì riposo. Durata: 75 minuti
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro
Informazioni e prenotazioni 0242411889 – www.piccoloteatro.org
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