di Hanoch Levin
traduzione dall’ebraico e adattamento Claudia Della Seta e Andrée Ruth Shammahcon Carlo Cecchi, Fulvia Carotenuto, Massimo Loretouno spettacolo di Andrée Ruth Shammahcon la collaborazione:
per l’allestimento scenico di Gianmaurizio Fercioni
per le luci di Gigi Saccomandi
per i costumi di Simona Dondonimusiche di Michele TadiniProduzione Teatro Franco Parenti / MARCHETEATRO
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Il testo di Hanoch Levin, il più importante autore e drammaturgo israeliano, premio Bialik per la letteratura 1994, è portato in scena con consapevolezza e mestiere dalla regista Andrée Ruth Shammah, che ha visto la verità di un testo che porta “a sfiorarsi commedia e tragedia con la tipica ironia della disperazione” e con spiccato gusto ebraico.
Carlo Cecchi interpreta magistralmente il ruolo di Yona, un uomo di mezz’età che si risveglia dal sonno degli anni passati insieme a sua moglie e si riscopre, o per lo meno crede, pieno di vitalità, ansioso di rompere con la quotidianità del focolare domestico: vuole lasciare sua moglie, le sue abitudine assopenti rinnegando tutto ciò che ha vissuto e costruito fino a quella notte.
Yona e Leviva stanno insieme da trent’anni, abituati dunque a non nascondersi nulla neanche la reciproca decadenza. La forza di questa pièce sta proprio nella vivida rappresentazione di una coppia qualunque che arriva a logorarsi.
Lo spazio scenico dominato da un enorme lettone, e gli spettatori, seduti a semicerchio di fronte a una pedana inclinata verso il basso, sono chiamati a guardare, quasi spiare i due in scena, conoscendo e riconoscendosi in quei litigi.
Il linguaggio di Levin è originale, intriso di comico e tragico. La crudeltà dei dialoghi è bilanciata dalla consapevolezza che tutto fa parte della farsa quotidiana, in cui anche i bisogni interiori più veri si scontrano e si arrendono per pigrizia e convenienza.
Una menzione speciale va a Massimo Loreto nel ruolo Gunkel, l’amico e vicino di casa che spezza il litigio dei due per portare in quel loro microcosmo la testimonianza della miseria e della solitudine umana. L’interpretazione efficace e ficcante dell’attore racchiude in sé tutta l’ironia e la drammaticità che sono il cuore dell’opera così beffarda e intensa.