Che cosa accade quando lasciamo qualcuno? Quali sono le forze che tengono insieme un matrimonio dopo l’amore? Le ipocrisie e il fallimento della famiglia e della generazione del ’68 sono al centro di Lacci, il nuovo spettacolo teatrale che vede rinnovarsi il sodalizio artistico fra Silvio Orlando e Domenico Starnone dopo lo storico successo de La scuola.
Dopo il debutto di novembre al Teatro Civico di Tortona, le date al Teatro Bellini di Napolie al Teatro Franco Parenti di Milano, Lacci va in scena al Piccolo Teatro di Roma dal 25 gennaio al 12 febbraio: tratto dall’omonimo romanzo di Starnone pubblicato da Einaudi nel 2014, è un dramma familiare che racconta la fine di un amore e l’abbandono, il fallimento della famiglia e la sua disgregazione, l’utopia della generazione del ’68 che ha contestato il potere senza proporre valide alternative, ma anche gli invisibili e indissolubili lacci che legano le persone dello stesso sangue.
“La mia adesione al progetto nasce sulla scia del successo de La scuola riproposta ancora a teatro. Starnone non ha scritto un testo nuovo, ma ha accettato di lavorare su una riduzione di un romanzo – spiega Silvio Orlando che racconta la genesi dello spettacolo che lo vede impegnato nel ruolo del protagonista.
Protagonisti della pièce sono una coppia di coniugi piccolo borghesi che si sono sposati giovani all’inizio degli Anni Sessanta: quando lui viene trasferito a Roma per lavoro scopre la libertà di poter tornare a innamorarsi e ad amare. Quando poi riscoprire per la prima volta la sua identità di padre decide di tornare in famiglia. Ma a che prezzo? Ormai tutto è diverso: la moglie si è chiusa nel suo fiero integralismo, il marito continua ad essere sottomesso alla condizione di ritorno, i figli crescono con tutti i deficit e le nevrosi della condizione di una famiglia senza amore o meglio che si è ridotta ad essere senza amore.
Raccontando una fuga, un ritorno, ma sostanzialmente la storia di un fallimento, Lacci affronta il tema per eccellenza: la famiglia.
“Il testo propone un punto di vista quasi radicale nella visione della famiglia che contrasta con la versione edulcorata proposta in tv o nella pubblicità – continua Orlando – Il mio personaggio proviene da un ambiente piccolo borghese e si ritrova travolto da un nuovo inaspettato amore. Ma si può stare insieme in un nucleo familiare senza essere ipocriti? Quello che riuscirà a fare è gettarsi in una triste quotidianità”.
È la conclusione venata di amarezza di Orlando che diventa nel dramma, membro di una famiglia che viene descritta come il peggior posto dove coltivare i sentimenti.
“La riduzione teatrale del testo effettuata dallo stesso Starnone in realtà crea qualche difficoltà agli attori e si propone in blocchi che seguono diversi punti di vista. È una sorta di sinfonia del dolore che fa riflettere e ridere e si divide fra dramma e paradosso che racconta drammi individuali e generazionali – spiega il regista Armando Pugliese – Lacci è un racconto sul dolore e sull’amarezza del fallimento di una generazione intera. Nella regia ho cercato di rispettare i termini drammaturgici di Starnone, ma ho trovato necessario restituire forza alle immagini attraverso le parole. Sono le parole che devono catturare l’attenzione del pubblico”.
Accanto a Silvio Orlando, ci saranno sul palco Vanessa Scalera nel ruolo della moglie Vanda, una donna “quasi incancrenita nel dolore” come sottolinea l’attrice, ma anche Maria Laura Rondanini (la figlia) alle prese con una “tragedia dell’anima di tutti i personaggi”, Sergio Romano nel ruolo del figlio e Roberto Nobile, nel ruolo del vicino di casa, custode delle confessioni e dei segreti del personaggio di Orlando.
“Il percorso che stiamo facendo è molto faticoso, ma ci sta dando grandi soddisfazioni e presentare lavori drammaturgici anche italiani e nuove è una scommessa per il teatro” ha voluto ricordare Luca Barbareschi che, come direttore artistico del Teatro Eliseo, ha fortemente voluto Lacci nel ricco cartellone della stagione 2016/2017 del Teatro Eliseo. www.teatroeliseo.com