La Compagnia Molière porta in scena un adattamento molto particolare del capolavoro shakespeariano Amleto, diretto e interpretato nel ruolo di protagonista da Daniele Pecci e arricchito dalla prestigiosa partecipazione di Maddalena Crippa.
Ancora prima che il sipario si apra sulla corte del regno della Danimarca in cui è ambientata la vicenda si intravede sul proscenio una linea orizzontale di terra scura che demarca il confine tra un mondo e l’altro.
Daniele Pecci compie un complesso processo di adattamento su molti livelli: scenico, linguistico e spazio temporale. La scenografia è quasi minimale, il palco è attorniato da lastre verticali rettangolari di metallo color bronzo legate le une alle altre da catene che, facendole alzare e abbassare di quadro in quadro seguono l’atmosfera emozionale del plot. La corte cinquecentesca della Danimarca viene sostituita da un salotto anni ’30, con arredi sobri e costumi in linea con la classe borghese del tempo. Il testo shakespeariano subisce piccoli tagli diventando quasi accelerato a tratti, mantenendo però la capacità intrinseca di descrivere le riflessioni e i sentimenti dei protagonisti, ognuno perso dentro sé stesso e costretto a fare i conti con i propri fantasmi. L’efficacia dei cambiamenti, a volte anche drastici rispetto all’originale, sta nella regia lineare e diretta che porta quasi naturalmente lo spettatore a riflettere sul nucleo centrale della vicenda: il conflitto dell’essere umano sempre in balia di passioni, amori, controversie, dolori e paura per l’incertezza data dal futuro.
I quattordici attori in scena vanno a comporre un cast affiatato e convincente: oltre ai già citati Daniele Pecci e Maddalena Crippa, Rosario Coppolino, Giuseppe Antignati, Sergio Basile, Mario Pietramala, Marco Imparato, Vito Favata, Maurizio Di Carmine, Mariachiara Di Mitri, Pierpaolo De Mejo, Domenico Macrì, Andrea Avanzi e Mauro Rancanati.