Quando a teatro viene proposto l’adattamento di un romanzo è normale avere già una vaga idea di cosa verrà rappresentato. Prendi la fissità della parola letteraria e aggiungi l’azione per ottenere una rappresentazione teatrale: fortunatamente, La gabbianella e il gatto di Assemblea Teatro non si limita a questo.
In scena alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani il 28 e il 29 gennaio, lo spettacolo ripropone una formula già testata e apprezzata, affiancando agli interpreti sul palco un tavolo da disegno ripreso in diretta da una telecamera svettante. Fogli di carta acetata ospitano personaggi disegnati e colorati, accostati a cartoncini ritagliati nel contesto di un’animazione “manuale” rigorosamente dal vivo – quasi una variante dello studio cinematografico simulato del Cold Blood di Michèle Anne de Mey e Jaco van Dormael. Con gli stessi toni gravi e difficili, oltretutto, almeno inizialmente.
Per uno spettacolo che si presenta a un pubblico di giovani e giovanissimi, infatti, il primo impatto risulta decisamente spiazzante: nella penombra del palcoscenico scarno si aggirano i quattro interpreti, dominati da uno schermo su cui viene proiettata la raffigurazione astratta di un oceano, mentre il tappeto sonoro si mescola al profondo canto delle balene.
Lo spettatore – qualunque sia la sua età – viene così abilmente introdotto al tema delicato del disastro ambientale provocato dallo spargimento di petrolio nel mare, quella “peste nera”, con Sepúlveda, che ricopre la gabbiana Kengah dando inizio alla storia. L’intento registico si rivela gradualmente, man mano che l’oscurità della scena lascia spazio alla luce della vicenda, sfumando la drammaticità dell’introduzione: dal momento in cui il gatto Zorba promette alla gabbiana morente di prendersi cura del suo uovo, fino al commovente finale del primo volo della gabbianella Fortunata, la favola del cileno Luis Sepúlveda passa dalle premesse oscure dell’intervento umano sulla natura al miracolo splendente di un piccolo gabbiano che impara a volare grazie all’impegno e all’ostinazione di un gatto.
La voce narrante è quasi sempre di Cristiana Voglino, le cui soluzioni sceniche stupiscono sempre, senza mai inficiare alla severità della regia nei momenti più delicati. Adattandosi velocemente all’immedesimazione in molteplici personaggi, Voglino racconta la storia che passa dalla cupa tragedia al prodigioso lieto fine del volo.
Il tema del conflitto tra uomo e natura, coerentemente con il romanzo, si dissolve in quello della paura di crescere. E come nel romanzo il personaggio chiave è un essere umano, un poeta che per merito della sua visione incantata del mondo si rivela capace di ascoltare le parole “miagolate” dal gatto Zorba.
La gabbianella e il gatto di Assemblea Teatro non si limita ad aggiungere l’azione alla parola scritta, realizzando uno spettacolo teatrale di gran valore a prescindere dalla sua derivazione letteraria. Forse proprio per questo motivo, la produzione di Torino è stata capace di riprodurre il merito più evidente del romanzo, narrando la storia di come si diventa grandi.
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La gabbianella e il gatto
Produzione Assemblea Teatro
Dalla traduzione di Ilide Carmignani del romanzo di Luis Sepúlveda
Riduzione teatrale di Renzo Sicco e Gisella Bein
Con Cristiana Voglino, Pietro Del Vecchio, Monica Calvi e Paolo Sicco
Regia Renzo Sicco
Musiche di Matteo Curallo
Scenografie di Francesco Ianello