Al TEATRO DUE ROMA dal 20 al 29 gennaio 2017 va in scena lo spettacolo ‘Once I was. Oltre la storia di Tim e Jeff Buckley’, un soliloquio drammatico ma anche un canto a più voci ideato, cantato e interpretato da Francesco Meoni con l’accompagnamento di una band strumentale di cinque elementi. A quasi due anni di distanza, l’autore ripropone in musica una storia americana che ha unito tragicamente e indissolubilmente le anime lacerate di due musicisti eccelsi, teneramente contrapposti ma accomunati da un fervido talento che li consegnerà al mito. È la storia di un padre, Tim Buckley, e del proprio figlio Jeff, due vite difficili, tormentate, accomunate dalla medesima passione e da un destino tragico che avrebbe travolto le loro giovani esistenze. ‘Once I was’: ‘Una volta ero’, è il titolo di una ballata, uno dei brani più famosi di Tim, che Meoni narratore prende a prestito dalla necessità di dover esprimere un rapporto inesplorato fra di loro reincarnando le anime di entrambi e immaginando un confronto sovente negato, delicato e struggente eppure gridato perché le vite dei due non si sono attraversate che per brevi occasionali incontri ma intrisi di grande pathos e di straziante, viscerale bisogno d’amore. Tim Buckley è stato un interprete del rock americano degli anni ’60, un precursore geniale, un timbro vocale sconvolgente, inedito e non richiesto per l’epoca che reclamava generi commerciali meno sperimentali ma più da classifica. Jeff Buckley è l’altra metà di un viaggio esaltante all’interno della memoria che nell’omaggio di Meoni si riappropria del tempo virtuale e lo rigenera recuperandone il linguaggio silente, il non detto delle emozioni, in una dimensione onirica eppure palpabile, di straordinaria comunicazione ed effetto catartico. Jeff, una voce invocante e profonda, di mistica intensità, che rivela un talento smisurato già all’esordio al concerto tributo in onore del padre, trovando poi in ‘Grace’ il suo canto libero , fra blues e gospel, una liturgia oscura e malinconica, di puro rapimento estatico. Un beve cammino anche il suo, percorso alla ricerca disperata di una identità musicale in grado di redimere il non senso di una esistenza privata di troppo, divorata dall’ansia, affidata ai sogni di un figlio implorante e rabbioso, inghiottita una sera di maggio nelle acque del Wolf River. Per ricongiungersi al richiamo paterno, per entrare nella leggenda.
Nello spettacolo, dove musica e teatro si fondono per celebrare la sacralità della trasfigurazione artistica, Tim e Jeff sono finalmente, indissolubilmente insieme, pressoché coetanei. L’intento di Meoni è dare voce ed espressione scenica all’urgenza di spiegare le ragioni dell’assenza di un padre troppo giovane e già devastato, inadeguato, troppo provato dalla brama di un successo che non avrebbe mai conosciuto, e della solitudine di un figlio alla disperata ricerca di una figura paterna che colmasse il vuoto di una assenza insostenibile.
Insieme a Francesco Meoni, sul palco un gruppo straordinario composto da Vincenzo Marti (voce e chitarra), Mario Caporilli / Giuseppe Panico (tromba), Danilo Valentini (chitarra), Alberto Caneva (basso), Rocco Teora / Salvatore Caruso (batteria e percussioni).
Spettacolo unico, di una emozionalità intensa, assolutamente da non perdere.