Luca Zingaretti è tornato in teatro come regista e protagonista di una pièce moderna. The Pride, andato in scena all’Arena del Sole di Bologna, è un testo enigmatico, scritto da Alexi Kaye Campbell che per la prima volta nel 2008 decide di approcciarsi a un testo teatrale e lo fa costruendo un racconto che s’intreccia attorno a due storie diverse, in due epoche molto distanti tra loro, non solo temporalmente ma soprattutto in termini di repressioni delle pulsioni sessuali e della possibilità di essere se stessi. Siamo nella stessa città, Londra, e il racconto, in un gioco di contrapposizioni e di rimandi, rimbalza tra il 1958 e il 2015.
Nell’epoca più lontana troviamo una giovane coppia di coniugi all’apparenza innamorati, felici, e stabili nelle loro sicurezze come trapela dal loro appartamento tipicamente borghese. A rompere il loro equilibrio irrompe Oliver (Maurizio Lombardi), uno scrittore con il quale sta collaborando Sylvia (Valeria Milillo) la quale desidera ardentemente che il marito Phillip (Luca Zingaretti) lo conosca. I due uomini s’incontrano, all’interno dell’abitazione dei coniugi, e da subito trapela un attrito, una sorta di repulsione che scopriremo invece essere una grande attrazione.
A un certo punto la scena cambia, cala un pannello bianco, le luci da soffuse diventano abbaglianti, la musica irrompe e i personaggi, con gli stessi nomi e interpretati dagli stessi attori, hanno diversi percorsi esistenziali. Nel 2015 Oliver è un cronista gay in crisi dopo l’abbandono del suo compagno Philip. Causa della rottura sono i continui tradimenti di Oliver, che non riesce a essere fedele al suo uomo, che pure ama alla follia, non rinunciando a rapporti occasionali in luoghi talvolta sordidi e, il compagno, esausto di essere tradito serialmente per un semplice vezzo, decide di andare via di casa. A consolare l’amico abbandonato c’è Sylvia, una ragazza moderna, amica della coppia che in più di un’occasione s’immola alla causa sacrificando anche la sua vita privata.
Nella prima storia accettare la propria sessualità è per Oliver un percorso doloroso e crudele che lo porterà a ricoverarsi in una clinica privata per “debellare” ciò che all’epoca veniva vista come una vera e propria malattia con un terapia a base di apomorfina, sostanza in grado di indurre il vomito da ricollegare all’attrazione omosessuale. Paradossalmente l’unica ad accettare e comprendere, sarà Sylvia, moglie di Philip, che nella scena in cui incontra Oliver e gli rivela di sapere tutto sulla loro relazione esclama: “Spero che almeno per una volta, per un momento, Philip sia stato felice?”
La seconda storia, intrecciata alla prima attraverso i continui intrecci scenografici e dei personaggi, ci catapulta in un presente che, nel lasso di poco più di 50 anni, ha raggiunto il massimo vertice della libertà di espressione, anche sessuale, tanto da arrivare alcune volte al limite, agli eccessi e all’ostentazione. Nel 2015 Oliver, Philip e Sylvia si incontrano, infatti, al Gay Pride a manifestare “la dignità che viene dall’essere ascoltati” proprio nello stesso parco nel quale, mezzo secolo prima, i due uomini si erano nascosti per amarsi, per esprimere i propri sentimenti.
Le due storie sono sì molto diverse tra loro ma le sfumature psicologiche dei personaggi sono simili e si intrecciano nelle continue dissolvenze scenografiche: Oliver è, in entrambi casi, un uomo che ha accettato la propria omosessualità, conscio della sua persona e di ciò che realmente è; Philip invece è una persona che rifiuta lo stato delle cose, che fa fatica ad accettare la realtà, lo fa nel 1958 non accettando la propria inclinazione sessuale e lo fa nel 2015 non accettando di amare un uomo che non riesce a essergli fedele; Sylvia è una figura in ombra, mesta e malinconica, che sacrifica se stessa per il bene di chi le sta accanto non venendo, purtroppo, contraccambiata come meriterebbe.
“The Pride” non è solo una storia che parla di omosessualità e della dura lotta che è stata fatta per acquisire determinati diritti civili, ma è soprattutto una storia che parla d’amore, d’identità, della paura e del coraggio che ci vuole ad affrontarsi e a vivere la vita essendo ciò che si desidera. L’omosessualità è un pretesto per porsi altri interrogativi: chi sei tu veramente? Stai vivendo la vita che t’immaginavi per te? Cosa fai per vivere la vita secondo quelli che sono i tuoi desideri? Tema importante è quello dell’identità, di avere il coraggio di essere se stessi, di affermarsi per come si è, un Invito a cercare di vivere la propria esistenza con sincerità, cercando di rivendicare il più possibile ciò che si è veramente.