«È la fede degli amanti
come l’Araba Fenice
che vi sia ciascun lo dice
ove sia nessun lo sa»
Al Carlo Felice va in scena “Così fan tutte”: un’opera dal sapore agrodolce, che ci fa ridere e interrogare sulla vanità delle relazioni, grazie alla sagace ironia del libretto di Da Ponte. Accompagnati dalle meravigliose note di Mozart, è impossibile non rimanere stregati dalle battute dei personaggi, dagli intrecci e dalle trovate che rievocano topoi letterari, come lo scambio di coppia nel “Furioso”. L’opera si sveste dai suoi abiti tragici e indossa quelli della commedia.
Nella splendida cornice del porto di Napoli, Ferrando e Guglielmo tessono le lodi, ma soprattutto vantano la fedeltà delle loro fidanzate “novelle Lucrezia e Penelope”. A mettere in dubbio la devozione delle due sorelle è Don Alfonso, cinico scapolo che sostiene la facilità delle donne a innamorarsi rapidamente di qualcun altro. «La fenice è Fiordiligi», «la fenice è Dorabella» e per dimostrare la loro sicurezza accettano la scommessa con il loro amico. Fingono così la loro partenza per la guerra e si travestono da ufficiali turchi, recitando la parte di due nuovi pretendenti. A complicare la vicenda e portare le due giovani sulla cattiva strada è Despina, cameriera che condivide l’ottica di Don Alfonso e ritiene che siano esagerate le reazioni estremamente patetiche delle due infelici. «Han gli altri ancora tutto quello ch’han essi. Un uomo adesso amate, un altro n’amerete; uno val l’altro, perchè nessun val nulla. Ma non parliam di ciò; sono ancor vivi e vivi torneran, ma son lontani. E piuttosto che in vani pianti perdere il tempo, pensate a divertirvi. […] E, quel ch’è meglio, far all’amor come assassine, e come faranno al campo i vostri cari amanti». Prima respingono con sdegno i gesti dei due nuovi spasimanti, ma pian piano si insinua in loro un po’ di compassione e alla fine si lasciano convincere anche a divertirsi un po’ con loro, pur restando fedeli. Ma «così fan tutte» ed è nella natura umana delle cose, perciò bisogna accettarlo e lasciarsi guidare dalla ragione come ci insegna il doppio matrimonio finale.
Assolutamente da non perdere, per passare tre ore piacevoli, grazie alle voci superbe dei soprano Bakanova e Lupinacci e alla simpatia, unita alla bravura, di Nacosky, basso che interpreta Don Ferrando, e della Bargnesi.
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Libretto di Lorenzo Da Ponte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Direttore d’Orchestra, Jonathan Webb
Regia, Ettore Scola ripresa da Marco Scola Di Mambro
Scene, Luciano Ricceri
Luci, Andrea Anfossi
Recitativi al pianoforte, Jonathan Webb
Assistente alla regia, Nicola Ragone
Assistente luci, Vladi Spigarolo
Allestimento Fondazione Teatro Regio di Torino
Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro, Franco Sebastiani
Fiordiligi
Ekaterina Bakanova 17, 19, 22
Sara Rossini
Dorabella
Raffaella Lupinacci 17, 19, 22
Chiara Tirotta
Guglielmo
Michele Patti 17, 19, 22
Paolo Ingrasciotta
Ferrando
Blagoj Nacoski 17, 19, 22
Giovanni Sebastiano Sala
Despina
Barbara Bargnesi 17, 19, 22
Céline Mellon
Don Alfonso
Daniele Antonangeli 17, 19, 22
Rocco Cavalluzzi