di Thomas Bernhard
traduzione Roberto Menin
drammaturgia Sandro Lombardi
regia Federico Tiezzi
con Sandro Lombardi (Karl, un vecchio artista) e Massimo Verdastro (Robert, suo fratello, un vecchio attore)
scene Gregorio Zurla
costumi Giovanna Buzzi
Produzione Associazione Teatrale Pistoiese – Compagnia Lombardi-Tiezzi
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Dopo il felicissimo esito di Calderón, Premio Ubu 2016 per la migliore regia dell’anno, spettacolo prodotto dal Teatro di Roma e dal Teatro della Toscana, Federico Tiezzi torna a Roma con un allestimento totalmente nuovo de L’apparenza inganna, spettacolo già realizzato con successo (Premio Ubu per la regia) nel 2000 e molto apprezzato da critica e pubblico. Protagonisti i due anziani fratelli Karl e Robert, due solitudini fraterne portate nuovamente in scena da Sandro Lombardi e Massimo Verdastro dal 7 al 12 febbraio al Teatro India in entrambe le sale, riconvertite ciascuna nell’interno domestico di ognuno dei due fratelli ritratti da Thomas Bernhard, con gli spettatori a spostarsi da un ambiente all’altro.
A distanza di diciassette anni Federico Tiezzi ritorna ad esplorare il testo di Bernhard (1983), recuperando la primitiva soluzione scenica: due diversi luoghi cui far accedere un pubblico che possa compiere simbolicamente il viaggio di Robert a casa di Karl e quello di Karl a casa di Robert. Protagonisti sono infatti i due anziani fratelli, Karl e Robert, con le loro dolorose solitudini, i tormenti e i conti in sospeso con una vita ormai al tramonto, che esploderanno a suon di ironici dispetti e grottesche rivendicazioni. Così, nella settimana tra Natale e Capodanno, in un appartamento di Vienna disseminato di antiche fotografie, il vecchio Karl attende la visita di suo fratello Robert. Entrambi anziani, giocoliere uno e attore l’altro, sono in pensione e si fanno visita ogni martedì e ogni giovedì. Il martedì è Robert che va da Karl, il giovedì Karl rende la visita a Robert. Il terzo polo della situazione è Mathilde, la defunta moglie di Karl. Il nucleo oscuro del contrasto è legato al testamento di Mathilde che non ha lasciato la casetta dei week-end al marito, bensì al cognato Robert. Da questo spunto si innesca un meccanismo a catena che porta i due a escogitare ogni possibile pretesto per soddisfare quelli che sembrano essere, con definizione beckettiana, i bisogni del tormento: piccoli dispetti, contraddizioni, ricordi di infanzie e adolescenze conflittuali. “A me gli attori / hanno sempre interessato / quelli notevoli”, dirà Karl a Robert. Anche allo scrittore e drammaturgo austriaco Bernhard hanno sempre interessato gli attori, come dimostra una delle sue opere più intense, Minetti, ritratto di un artista da vecchio, dedicato al suo attore-feticcio Bernhard Minetti, uno dei più grandi interpreti della scena tedesca del secondo Novecento. Una scrittura drammaturgica consapevole delle possibilità, delle psicologie, delle amarezze, degli slanci e delle euforie degli attori. Infatti, il geniale scrittore austriaco offre con questo testo ai suoi due personaggi un combustibile straordinario grazie all’ampiezza di registri e di stati d’animo, di sfumature e di invenzioni.
Con uno stile asciutto e acido, Bernhard sciorina tutta una collezione di sofferenze e rancori, richieste di aiuto mascherate da aggressioni, insulti che celano un disperato bisogno di protezione, con il paradossale risultato di raggiungere una sinistra, corrosiva comicità. «Il testo ha una struttura speculare – spiega Sandro Lombardi – Karl e Robert si fanno visita regolarmente, e ogni atto si apre con un monologo di “attesa” di uno dei due e prosegue con il dialogo dei loro incontri, il martedì a casa di Karl, il giovedì in quella di Robert. L’uno di fronte all’altro, i due protagonisti rappresentano due diverse chiusure di fronte al mondo. La storia di due fallimenti storici ed esistenziali che col passare del tempo portano alla pietrificazione dell’essere e a un’esistenza claustrofobica. Il fulcro del lavoro è la messinscena spietata della loro solitudine, l’incomunicabilità totale. In scena diventano battute che nascondono le intenzioni reali dei personaggi, che parlano sempre di altro. Mentre gesti e intonazioni esplicitano quello che non viene fuori a parole. Karl ritiene che la sua arte sia superiore a quella di Robert, perché lui non può “barare”, a differenza dell’attore che invece può fingere e nascondere l’errore. Robert, invece, è ossessionato dall’idea di tornare a interpretare Re Lear, nonostante i suoi vuoti di memoria, ed è un tormento che lo rende ipocondriaco». Costruito secondo un procedimento di alternanza tra monologhi e dialoghi, L’apparenza inganna ci racconta due solitudini atroci, dolorose, ma anche ridicole e beffarde, che la nuova scenografia di Gregorio Zurla ripropone sulla scena attraverso spazi ridotti, nei quali gli spettatori siano a strettissimo contatto con gli attori, in un esperimento di totale abolizione della quarta parete, allo scopo di ottenere un totale coinvolgimento emotivo del pubblico che, grazie ad affascinanti armadi con ante a specchio, si vedrà direttamente riflesso dentro lo spazio dell’azione. Questo consente inoltre ai due interpreti, Sandro Lombardi e Massimo Verdastro, di elaborare una recitazione tutta interiorizzata e perseguire lo scopo di offrire allo spettatore quasi la sensazione di entrare nei loro stessi pensieri, nei tormenti, nel “non detto” che muove le loro parole. Così, il denso fardello di disperazioni che appesantisce da tempo entrambi i protagonisti di questa pièce si insinua lungo le incrinature delle pareti ingrigite di due appartamenti viennesi e demodé, debordando con voluta esagerazione addosso al pubblico in virtù di un allestimento claustrofobico che pone in scena le varie sfumature della fragilità umana.
Insieme a Minetti di Roberto Herlitzka, lo spettacolo compone il dittico dedicato a Thomas Bernhard e si inserisce nel Segmento di stagione RITRATTO D’ARTISTA, che al Teatro India propone anche biografie teatrali come quella della Divina Sarah, scritto da Eric-Emannuel Schmidt, regia di Marco Carniti con Anna Bonaiuto (21 febbraio); ancora ritratti, ma delle inquietudini, delle opere e del tempo di una delle personalità più enigmatiche dell’arte, il grande pittore Giorgione raccontato dagli Anagoor in Rivelazione (14 febbraio). “Mani” in scena al Teatro Argentina con Riccardo Caporossi, il teatrante-artigiano che costruisce Mura a tenere in ostaggio uomini e storia (dall’8 marzo). Completa il percorso, una finestra aperta all’India sugli artisti più interessanti del panorama teatrale romano: Lisa Ferlazzo Natoli con lacasadargilla (dal 28 marzo), Eleonora Danco (dal 10 marzo), e due retrospettive d’artista dedicate al lavoro e alla ricerca di Lucia Calamaro (con La vita Ferma, L’origine del mondo e Tumore, dal 3 maggio) e del duo Timpano/Frosini (con Acqua di colonia, Aldo Morto, Digerseltz e Zombitudine, dal 28 febbraio).
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INFO TEATRO INDIA
Lungotevere Vittorio Gassman (già Lungotevere dei Papareschi) – Roma
Biglietteria: tel. 06.684.000.311/314 _ www.teatrodiroma.net
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Orari spettacolo:
tutte le sere ore 21
domenica ore 18
Durata spettacolo: 1 ora e 40 minuti