di Stefano Massini
regia Michele Placido
con Fabrizio Bentivoglio
e con Francesco Bolo Rossini, Giordano Agrusta, Arianna Ancarani, Carolina Balucani, Rabii Brahim, Vittoria Corallo, Andrea Iarlori, Balkissa Maiga, Giulia Zeetti, Marouane Zotti
scena Marco Rossi
costumi Andrea Cavalletto
musiche originali Luca D’Alberto – voce cantante Federica Vincenti
luci Simone De Angelis
produzione Teatro Stabile dell’Umbria
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L’ora di ricevimento è il nuovo testo teatrale di Stefano Massini, commissionato e prodotto dallo Stabile dell’Umbria, in tournée con Fabrizio Bentivoglio, per la regia di Michele Placido.
Il professor Ardeche insegna Lettere in una scuola media della banlieue di Tolosa, è un uomo di mezza età, indurito da anni di ingrato lavoro in una realtà difficile. «Una scatola d’intonaco. E dentro 26 occhi che mi guardano». Questa è la visione quotidiana. Ad ognuno di quegli occhi il professore ha dato un soprannome, il banco in cui si siedono gli alunni definisce il loro carattere, il comportamento, perché dopo tanti anni di carriera i ragazzi si riescono a capire già al primo sguardo.
Ad interpretare l’onesto e frustrato professore è Fabrizio Benvitoglio, che restituisce un uomo sensibile, e dedito al suo lavoro e al contempo ironico e rassegnato alla realtà delle cose. Ogni settimana per un’ora, dalle 11:00 alle 12:00 del giovedì, durante l’ora di ricevimento, sfila la varietà umana di cui è ricca una banlieue: lingue, religioni e difficoltà si intrecciano e si scontrano di fronte al professore che, con perseverante e paziente comprensione, cerca di affrontare le difficoltà comunicative e culturali delle madri e dei padri della classe Sesta sezione C.
Il tempo, lento e inesorabile, è la connotazione più realistica della pièce. La scenografia scarna veicola il senso di degrado e logoramento quotidiano: un banco in classe e sullo sfondo, dietro una grande vetrata un albero da frutto che segna lo scorrere delle stagioni, assistendo impassibile al all’avvicendarsi delle difficoltà quotidiane.
Dopo “7 minuti” regista e drammaturgo si incontrano di nuovo a lavorare insieme, in un altro testo corale. L’opera infatti è profondamente caratterizzato dalla parte testuale, dalla parola che veicola e traduce un mondo difficile da decifrare. Massini ben racconta l’evoluzione del tessuto sociale non solo italiano, ma europeo, tradendo il continuo interesse verso i grandi cambiamenti che stanno accadendo nella società.