Un libero adattamento che dà un’ulteriore connotazione fantasiosa alla notte magica popolata da elfi e fate, come Shakespeare l’aveva immaginata a coronamento della festa di nozze del re di Atene Teseo con la regina delle Amazzoni Ippolita.
La riscrittura di Ruggero Cappuccio sconvolge il nesso causale e cronologico degli eventi che vengono tramutati nelle percezioni oniriche di Titania e Oberon, re e regina degli elfi, addormentati nel letto di una camera all’interno di un antico palazzo napoletano dove si aggira “ ‘o scarrafone del new Jersey” lasciato durante l’occupazione americana.
La matura coppia alterna il sonno alla veglia, rivolgendosi battute ed esprimendo considerazioni di napoletano buonumore o descrivendo ciascuno le immaginifiche presenze che colorano i propri sogni. Alzandosi alternativamente, si aggirano come candidi fantasmi narrando di favole popolate da esseri umani e animali, burattini ed elfi, tornando a sdraiarsi sul comodo giaciglio per ripiombare in un sonno catartico.
I giovani Lisandro e Demetrio entrambi innamorati di Erma che ricambia Lisandro mentre Elena ama Demetrio, sono i protagonisti della commedia del Bardo; nell’ottica di Cappuccio sono invece leggiadre marionette che inscenano schermaglie amorose in un teatrino dei pupi posto sopra la testata del letto in cui Titania e Oberon riposano beati, come fossero il fumetto dei loro sogni in cui tutto si mescola tra realtà e fantasia, sentimenti e ironia, amore romantico e dispettose contrapposizioni di dei capricciosi e umane debolezze. Il turbinio di sonni e veglie rimescola le proiezioni dei sogni dando quindi ai quattro innamorati fattezze di umana consistenza pronti a schernirsi, rincorrersi e giocosamente sparigliare e riabbinare le loro sorti.
L’ispirazione poetica e l’universo onirico shakespeariani in questo visionario allestimento si amplificano in un tourbillon di esseri che sembrano materializzarsi uscendo dalle pareti del palazzo, impersonando di volta in volta i giovani innamorati, gli elfi, i musicisti e gli artigiani-pagliacci che devono mettere in scena la tragica vicenda di Piramo e Tisbe per allietare le nozze del re di Atene. Il folletto Puck, servo fedele di Oberon, è un giullare imbranato che appare e scompare scompigliando i desideri e le aspettative del suo padrone con l’uso maldestro delle magico succo di viola del pensiero, tanto da far perfino apparire a Titania il re con una abominevole testa d’asino.
Nello spazio che intercorre tra il sorgere e il tramontare della luna “sotto la quale anche un bacio esprime un’esistenza”, i cinque personaggi sembrano moltiplicarsi in una profusione di ruoli e di notturne metamorfosi.
Isa Danieli e Lello Arena mettono tutta la loro napoletanità e la lunga esperienza di palcoscenico nell’oscillare tra ottundimento onirico e perspicace sagacia, bianche figure che manovrano come esperti burattinai tutti i personaggi interpretati da Fabrizio Vona, Renato De Simone, Enzo Mirone, Rossella Pugliese e Antonella Romano.
La drammaturgia di Cappuccio àncora la rappresentazione a un contesto più realistico con una netta demarcazione tra la realtà della coppia addormentata e i sogni che ne popolano il profondo torpore. La riscrittura in chiave napoletana arricchisce il linguaggio poetico originale con innesti linguistici partenopei che stendono malinconiche venature di bonario ottimismo e allegorica veridicità nella fantasmagoria della rappresentazione con esiti di commedia dell’arte, dove l’amorevole Titania partorisce il fantoccio Policinella per il suo Oberon.
La regia di Claudio Di Palma asseconda l’originalità della riscrittura drammaturgica trasferita da un ambiente bucolico in cui avvengono prodigi alle cupe atmosfere di un antico palazzo partenopeo, in cui la scenografia di Luigi Ferrigno crea diversi livelli narrativi animati dai variopinti costumi di Annamaria Morelli, accompagnati dalle musiche di Massimiliano Sacchi.