Igor’ Stravinskij
Orchestra del Teatro alla Scala Direttore Zubin Mehta
Petruška Coreografia Michail Fokin
Le Sacre du printemps Coreografia Glen Tetley
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Secondo appuntamento della stagione di balletto, Serata Stravinskij rende omaggio al compositore russo con due capolavori di coreografia in scena dall’11 febbraio al 1 marzo.
Si tratta di Petruška di Michail Fokin e di Le Sacre du printemps di Glen Tetley, pièce distanti tra loro per colore e sentimento ma accomunati dalle intramontabili note di Stravinskij, dirette dalla bacchetta di Zubin Mehta per la prima volta in collaborazione con il ballo scaligero.
Petruška è lontano dalle scene del Piermarini dal 1997, e viene ora riproposto nella versione originale di Michail Fokin con le scene di Alexandr Benois. Ispirato alla tradizione letteraria russa, il balletto debuttò il 13 giugno del 1911. Protagonisti tre burattini, Petruška, il Moro e la Ballerina e un drammatico conflitto di gelosia che si conclude con la morte del povero Petruška per mano del Moro. Cornice della vicenda la fiera di carnevale nella piazza dell’Ammiragliato di San Pietroburgo, luogo vivace e colorato che evidenzia alcuni scorci della tradizione russa, come le danze di carattere, di cui colpisce soprattutto il ritmo travolgente e la fisicità della danza maschile.
Nella magistrale interpretazione del corpo di ballo, segnaliamo Maurizio Licitra per Petruška, Nicoletta Manni nel ruolo della Ballerina e Mick Zeni il Moro, bravi anche in ruoli più gestuali che tecnici.
La vivacità della piazza di San Pietroburgo lascia posto ad uno spazio senza luogo e senza tempo di Le Sacre du printemps nella versione di Glen Tetley, in repertorio alla Scala dal 1981. Qui la danza si sgancia da ogni riferimento per far emergere solamente la potenza del movimento e il ritmo della musica, evocando gli antichi cicli di vita e di morte del mutamento delle stagioni. La danza, selvaggia e potente, assume quindi un carattere rituale, sposandosi a pieno con la forza dirompente della musica di Stravinskij il cui suono, tanto particolare da risultare a tratti quasi spiacevole, parla direttamente alla fisicità dei danzatori esaltandone la forza.
I danzatori scaligeri sono a proprio agio anche in uno stile lontano dal puro accademismo e molto più vicino alla modern dance. Note di merito per Nino Sutera nel ruolo dell’Eletto, Virna Toppi, Maria Celeste Losa e Gioacchino Storace, che si sono distinti soprattutto per la loro interpretazione.
Grandi applausi per tutti, in particolare per Zubin Mehta, che ha reso un capolavoro di balletto da vedere anche un eccellente concerto da ascoltare.
Letizia Cantù