da un romanzo di Augusto Bianchi Rizzi
drammaturgia Tommaso Amadio e Bruno Fornasari
con Tommaso Amadio e il Coro ANA di Milano
diretto dal M° Massimo Marchesotti
scene e costumi Aurelio Colombo
assistente Chiara Serangeli
regia Bruno Fornasari
produzione Teatro Filodrammatici
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“…ho un figlio che appena si regge ai primi passi. Per lui voglio scrivere questo mio diario di guerra intessuto fedelmente sui pochi appunti presi quasi ogni giorno nella Campagna italo-greca (28.10.1940 – 22.04.1941), cui io partecipai in qualità di medico di Compagnia alpina. |
Il protagonista di Albanaia è il tenente medico Vittorio Bellei che ci accompagna in prima persona, attraverso frammenti del suo personale diario di guerra.
La drammaturgia, tratta dal romanzo di Augusto Bianchi Rizzi, mette al centro un uomo e le sue convinzioni, la storia di un medico che aderisce con rigore etico e morale al sistema di valori del suo tempo e dedica tutto se stesso alla causa in cui crede.
Dopo la nascita del figlio, Vittorio Bellei parte con le truppe alpine per la guerra d’Albania. Con lui siamo a Brindisi prima del viaggio per Tirana, poi in trincea sotto il fuoco nemico fino ad affrontare il gelo del monte Guri i Topit. A quota 2120 il nemico peggiore è proprio il freddo e gli alpini, mal nutriti e male attrezzati, combattono sotto terra e nelle trune ghiacciate la loro più dura battaglia di resistenza contro un esercito greco in forze e meglio organizzato.
Il dottor Vittorio Bellei è lì per loro, per aiutarli a superare la nottata, in alcuni casi a sopravvivere al male della lontananza. La sua professione, o forse missione, lo costringe a sentire la vita correre via dai suoi commilitoni, sotto forma di bomba a mano o di nostalgia fredda come le trincee gelate in alta quota. L’unico sollievo sembrano essere le partite a carte in tenda, tra un allarme e l’altro, il momento del pasto scarso e condiviso, il momento di cantare insieme per non sentire il silenzio, per non aver paura di quel silenzio.
Albanaia è quindi, e soprattutto, la storia di un uomo che si trova a dover confrontare il rigore dei principi con la comprensione umana degli affetti, l’insensatezza della sofferenza quotidiana con la sua legittimazione idealistica.
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A quattro mani
di Bruno Fornasari e Tommaso Amadio
Quello che ci ha incuriosito del romanzo di Augusto Bianchi è che si tratta di un’opera a quattro mani un po’ insolita, fatta di grandi ideali e ancor più grandi sentimenti. Augusto scrive il romanzo sulla base dei diari del padre, fascista convinto e medico al fronte durante la guerra d’Albania.
Il romanzo è quindi l’intimo incontro tra un figlio e il padre che non ha mai conosciuto, perché il dottor Giovanni Bianchi torna dall’Albania e riparte subito per la Russia, dove sarà dato per disperso, fino alla conferma della sua morte molti anni dopo.
Augusto, prima della stesura del romanzo, aveva vissuto questa distanza principalmente attraverso il rapporto con la madre, di cui ci parlava come la sua vera eroina.
Nelle nostre conversazioni intorno al testo, era evidente come l’idea d’avere avuto un padre fascista lo avesse sempre portato a mantenere le distanze, ma proprio questo rapporto conflittuale quanto virtuale ci sembrava una preziosa opportunità per toccare un argomento ancora bruciante come quello dell’ideologia fascista, affrontata però dal punto di vista di chi sarebbe stato disposto a dare la vita per difenderla.
Dal romanzo emerge infatti la figura di un uomo che, di fronte alla morte e alla distruzione fisica e interiore causata dalla guerra, lotta per difendere il proprio credo ma soprattutto crede che sia necessario difendere l’essere umano, i suoi affetti e le sue speranze.
Il racconto si prestava quindi all’indagine di un dilemma, complesso se approcciato soltanto in astratto, tra etica degli ideali e coscienza individuale nel momento in cui le circostanze possano decidere della vita e della morte di qualcuno.
Il tenente medico Vittorio Bellei, questo il nome di finzione che Augusto attribuisce al padre, è quindi un fervente fascista di fronte alle aberrazioni dell’ideologia che sta difendendo, come nell’episodio in cui scopre che il suo migliore amico, avendo la morosa ebrea, subirà le leggi razziali e non potrà più coronare il suo sogno di matrimonio. Che fare?
Il diario dà, fortunatamente, una risposta inaspettata.
Un altro aspetto che ci sembrava utile evidenziare, molto presente nei diari, è quello che descrive come un gruppo di soldati al fronte si trasformi in una comunità di uomini pronti a tutto per i propri compagni, in una solidarietà che trascende gli ordini dei superiori e si trasforma in profonda amicizia.
Abbiamo quindi deciso di selezionare per l’adattamento anche momenti di quotidianità paradossale al fronte, per raccontare una storia di uomini prima che una storia di eroi.
A completamento del nostro racconto abbiamo infine immaginato che la memoria di quella guerra lontana dovesse avere un’eco presente sulla scena, per questo abbiamo chiesto agli Alpini di esserci in carne ed ossa. Grazie alla collaborazione del coro A.N.A. di Milano, diretto dal M° Massimo Marchesotti, abbiamo messo sul palco anche 18 elementi del coro che danno ulteriore consistenza drammatica e storica al racconto commovente di una delle pagine meno rappresentate della nostra storia passata.
Abbiamo parlato a lungo con Augusto del nostro approccio al romanzo e credo sia stato questo a convincerlo che ne avremmo rispettato lo spirito, tanto da non voler intervenire nella fase di adattamento.
Anche perché Augusto era uno che amava le sorprese.
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Augusto Bianchi Rizzi è stato un commediografo, scrittore e attore.
Oltre a svolgere l’attività di avvocato specializzato in diritto amministrativo, informatico e dello spettacolo, fin da giovane si esprime nel teatro e nel cabaret, come interprete e drammaturgo.
Con il passare degli anni la scrittura diventa sempre più la sua attività preponderante, sia in ambito teatrale sia narrativo. Tra i suoi romanzi, oltre ad Albanaia vi sono Figlio unico di madre vedova, La guerra di Nene e Tre storie quasi d’amore, testi nei quali l’autore ha raccolto parte della sua biografia.
Dal 1990 al 2014 è stato l’animatore del salotto milanese del Giovedì, “Piccola area ludico-resistenziale” nel cui ambito si sono svolte svariate iniziative culturali, tra cui – dal 1994 fino al 2006– l’attribuzione del Premio del Giovedì “Marisa Rusconi” all’autore di un romanzo-opera prima. Nel 2012 al Giovedì è stato attribuito l’Ambrogino per i suoi meriti culturali.
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da mercoledì 15 a domenica 19 marzo 2017
orari spettacoli:
mercoledì, venerdì e sabato: 20.30
giovedì: 19.30
domenica: 17
lunedì: riposo
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biglietti:
euro 18,00; 15,00; 10,00; 9,00; giovedì biglietto unico euro 10,00
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per prenotare:
02 6420761
info@teatrodellacooperativa.it
www.teatrodellacooperativa.it
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biglietteria:
dal martedì al venerdì dalle 15 alle 19
sabato: dalle 18 alle 20 (solo nei giorni di replica)
domenica: dalle 15 alle 16.30 (solo nei giorni di replica)
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Teatro della Cooperativa
via Privata Hermada 8 Milano