Con Gyneceo la compagnia Teatro Immediato affronta il secondo stadio di una trilogia iniziata la stagione scorsa con il fortunatissimo spettacolo Caprò. Nel confronto con il “primogenito”, un tratto distintivo si manifesta in maniera palese: dal monologo maschile si passa ad un dialogo tra tre donne, interpretato da Tiziana Di Tonno, Maria Pia Di Domenico e Valeria Ferri. La “svolta” al femminile non si può limitare naturalmente ad una questione puramente formale, andando a toccare inevitabilmente anche la sfera tematica. Qui si gioca il primo snodo importante: la questione del gender è oggi quanto mai attuale nel dibattito pubblico, producendo spesso lo sviluppo non semplicemente di una letteratura specifica ma anche quello della retorica. Entrambe le categorie agiscono – seppur a diverso titolo – nella creazione di una nuova cultura basata sulla consapevolezza, e qui si intende riflettere esclusivamente sulle questioni teatrali.
Su questo terreno, la scelta di un argomento “sensibile” pone sempre il drammaturgo in una posizione meno libera, se non proprio condizionata, dove per lo meno reperire e difendere la genuinità del germe creativo diviene un compito più arduo del solito. A questo va aggiunto un secondo grado di condizionamento potenziale, rappresentato dalla sfida di un testo come Gyneceo, scritto e diretto da mani maschili (quelle di Vincenzo Mambella in qualità di autore e di Edoardo Oliva come regista). Chiaramente ciò non rappresenterebbe e non rappresenta un inedito, anche limitandoci alla sola tradizione teatrale, dove già sul finire dell’Ottocento un certo Henrik Ibsen sfidò pervicacemente la censura per mettere in scena quasi psicanaliticamente il punto di vista delle sue eroine. Oggi più che altro il rischio può essere – sempre e solo artisticamente parlando – quello di cedere alla sirena del consenso del pubblico – specialmente di quello femminile – su di una versione celebrativa dell’altra metà del cielo.
Da questa prospettiva si potrebbe dire che Mambella e Oliva abbiano deciso di prendere di petto la questione: il destino che lentamente emerge dalle confidenze amene delle tre donne in scena svela presto i toni del dolore, dell’offesa, del sopruso, persino dell’abuso. Così torniamo alla problematica di partenza, con tutti i diversi rischi artistici posti da una tematica come quella della violenza di genere. In realtà lo spettacolo sembra vivere di una energia tutta drammaturgica, che lambisce la sfera sociale solo per quella quota necessaria ed insopprimibile. Al di là dalle connotazioni specifiche di quest’ultimo lavoro, è il tema tragico – al lordo dei suoi meccanismi – il motore da cui la produzione di Teatro Immediato sembra muovere ed a cui sembra raccordarsi di volta in volta, secondo una scala di quelle che appaiono variazioni sul tema. Rimanendo nella misura strettissima della trilogia di appartenenza, è sullo sviluppo del tragico che Gyneceo trova le attinenze più evidenti con Caprò.
Allo stesso modo lo strumento del ricordo è la leva principale della drammaturgia, spostando l’asse della recitazione e della regia alla ricerca di gesti ora routinari, ora rituali. La scenografia di Francesco Vitelli rispecchia questo progetto, nelle fattezze di una fontana che ispira le attrici a pose plastiche. Tornando alla centralità del ricordo, il protagonismo della memoria è determinato – in teatro come nel cinema – dall’impianto realistico dell’azione, dove incontri e situazioni non sono che il preambolo per uno scavo nella storia antecedente dei personaggi. Ma è qui che lo spettacolo dà il meglio di sé: l’impronta tradizionale e rassicurante proiettata inizialmente, si rivela ambigua e prismatica nella seconda parte, dove il sembiante realistico viene progressivamente abbandonato a favore di un’interpretazione necessariamente fantasmatica di ciò che si vede, o di ciò che appare. Chi sono queste tre donne, appartenenti e a tre diverse età, e qual è il rapporto che le lega? Ecco allora che Gyneceo mostra la sua struttura più autentica che è quella di un mystery, che non intacca il portato esistenziale della vicenda raccontata, e che si risolve infine in chiave poetica.
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GYNECEO di Teatro Immediato
con Valeria Ferri, Tiziana Di Tonno, Maria Pia Di Domenico
testo: Vincenzo Mambella
regia: Edoardo Oliva
scenografia: Francesco Vitelli
costumi: Marina Taglieri
produzione: Teatro Immediato