Un artista come Arbore non ha certo bisogno di presentazioni.
Icona del piccolo schermo, grande jazzista ed estimatore dello swing, da anni porta in giro per il mondo la musica napoletana popolare. Le sue note si diffondono dall’America Latina al Giappone, dalla Cina agli Stati Uniti, Canada e Australia. Ovunque siano arrivati gli italiani alla ricerca di una vita migliore.
La sua carriera annovera importanti incontri e collaborazioni: Roberto Benigni, Tony Bennett, Michael Bublè, Solomon Burke, Luciano Pavarotti, Andrea Bocelli, Quiney Jones.
Inizia il concerto e la mia mente torna ai ricordi di un infanzia di fine anni ’80 e di musicassette da riarrotolare con la penna bic.
La platea partecipa e fa da coro all’Orchestra Italiana. Non c’è una canzone nel loro repertorio che non sia cantabile a memoria.
Quella di Firenze è stata la prima tappa del loro 27simo tour.
Ogni canzone è introdotta dalla sapiente voce di un Arbore cantante, musicista e mattatore, che ripercorre la storia e l’evoluzione della musica napoletana, passando da Roberto Murolo a Gragnaniello, attraversando ovviamente i ritmi coinvolgenti di Carosone e la poesia di Totò.
I musicisti sono Maestri sapienti, mandolini, chitarre, fisarmoniche, percussioni, nacchere e cajon. Sul palco si alternano ritmi popolari mescolati a sfumature country, africane, funky, medio-orientali, latine (tanghi e milonghe), raggamuffin e cubane.
Trova spazio anche la lirica con un omaggio a Puccini e la sua Turandot. Gianni Conte, voce primaria, affianco ad Arbore, interpreta in chiave napoletana, accompagnato dai mandolini, un “Nessun dorma” caratterizzato dall’accento marcato partenopeo.
Lo swing scorre nelle vene di Arbore e del suo clarinetto, lo si nota dalla passione con cui omaggia Natalino Otto con la sua “Mamma mi piace il ritmo”, più riposante l’omaggio a Modugno con la sua “Ciao ciao Bambina”, sempre in chiave swing.
Impressionanti e travolgenti le numerose improvvisazioni jazz musicali e vocali.
Mescolanze di ritmi lontani che convivono ottimamente, si fondono, si immergono l’uno con l’altro a dimostrare che la convivenza etnica e popolare porta sempre a qualcosa di unico, nuovo e trascinante.
La musica popolare napoletana, e Napoli, nascono e si sviluppano proprio dal concetto di accoglienza, fusione e mescolanze di culture e passioni mediterranee, Arbore e la sua Orchestra Italiana sono ambasciatori nel mondo di questo concetto che ancora, tuttavia, trova difficoltà ad essere accettato.